Discussioni su Amanti criminali - Film (1999)

DISCUSSIONE GENERALE

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  • Buiomega71 • 10/10/20 10:21
    Consigliere - 25998 interventi
    Quello di Ozon è un viaggio allucinato, crudele, spietato, grottesco e torbidamente queer nei meandri della fiaba nera (dove il geniale e personalissimo regista francese tira in ballo i Grimm e Disney, Araki, le rabbie giovani e barlumi fulciani in un unicum di sorprendente visceralità, che travalica i confini dell'horror) dove c'è una casa nel bosco, il suo nome conosco, vuoi conoscerlo tu...

    Pulsioni sessuali che affiorano prepotentemente (quelle della silfide Alice-che non andrà nel paese delle meraviglie-, l'impotenza e la bisessualità di Luc-che Ozon sottolinea quando il ragazzo rimane turbato nel vedere Said che si allena in palestra facendo arti marziali-, la virilità di Said, la fame-non solo cannibalesca-dell'orco gayo di Manojlovic-straordinario-) e che dirottano il viaggio on the road della coppia dei giovani amanti criminali nei meandri dell'incubo, del kidnapping movie, nei boschi fatati che nascondono insidie, nelle reiterate attenzioni omo che l'orco, che vive nella casetta di marzapane, riserva al giovane e "liscio" Luc, tenendolo come un cane con una corda al collo, lavandosi reciprocamente nella tinozza, masturbandolo con insospettabile piacere, fino alle sodomie in corpo 11, per poi sfociare in surreale idillio boschivio tra animaletti disneyani in un farlocco eden che pare anticipare Antichrist (c'è pure un primo piano su una volpe curiosa, ma non parla come quella di von Trier), un incantesimo spezzato dall'arrivo brutale delle teste di cuoio.

    E nella dimensione della favola nera conigli investiti e seppelliti, impallinati e scuoiati, tagliole dove meno te lo aspetti e immolazioni a suon di mitraglietta.

    E nella terra di mezzo Ozon prende la via dei flashback, nel coinvolgimento di Luc all'omicidio di Said ordito dalla subdola Alice, nella sequenza poetica di Luc che trucca Alice davanti allo specchio, il diario della ragazza stessa, Alice che scopre i seni alla finestra mostrandoli a Luc (come farà Charlotte Rampling con il giardiniere in Swimming pool)  , Alice che si immerge in incubi erotici mentre sogna l'orco che seduce, e poi strangola, Said mentre lei si strofina vogliosa sulla corteccia di un albero, relegati nella botola raiminiana in compagnia dei topi, rimpinzati da stufati di dubbia provenienza, messi all'ingrasso (all'orco piacciono le ragazze secche, ma và matto per i ragazzetti belli in carne), e teneramente iniziati ai "piaceri" dell'omossessualità dove Luc non sembra disprezzare.

    Già nell'incipit Ozon mette subito le carte in tavola (il gioco tra Alice e Luc, con lui bendato e legato, e lei che si spoglia, per poi tirarle uno scherzo con Luc che sè nè sta lì con il pene barzotto) , l'avidità sessuale di Said nelle docce con Alice, la feroce furia belluina delle coltellate con il sangue che sprizza ovunque (come se fosse sperma scriverà Alice nel suo diario), l'occultamento del cadavere, la fuga in auto, la rapina alla gioielleria, l'arrivo nel finto paradiso, la casa dell'orco, il cadavere di Said disotterrato e trafugato nello scantinato fino a lambire il cannibalismo (in un momento di antropofagia inconsapevole non dissimile da quella del fulciano I 4 dell'apocalisse), la liberazione, l'eden proibito, l'arrivo della polizia come nelle battute finali di Opera.

    I tormenti di un giovane Luc (Alice lo riempie di bugie, si inventa stupri di gruppo, colpisce al cuore Luc vedendosi di nascosto con Said) che troverà la sua dimensione tra le braccia villiche e rozze di un boscaiolo tanto rude quanto teneramente omo nei suoi confronti, oggetto del desiderio, grottescamente gayo, dove per la povera Alice (che stà impazzendo chiusa nella lurida botola) non sembra esserci posto.

    Mai, come nel suo secondo film, Ozon gioca con i generi, mischiando il cinema d'autore con quello di genere, l'exploitation e punte altissime di lancinante poesia (Alice che scrive sul suo diario con in parte la casetta di bambola, i due sdraiati su un letto purpureo, specchi imbrattati di sangue o che riflettono visi truccati da mascara e rossetto), dove il regista di Sotto la sabbia rimarca la sua passionalità omo (parecchi i nudi integrali maschili, quasi assenti quelli femminili), per un opera bizzarra, ipnotica, morbosa, torbida,  sanguigna, sgradevolmente seducente e , a tratti, abbagliata da momenti di grande cinema.

    Curioso, poi, come nel dialogo tra Alice e Luc, per via dei buchi da fare al cappuccio prima della rapina alla gioielleria, Ozon anticipi, in qualche modo, quello ormai leggendario di Tarantino in Django unchained

    Terzetto attoriale che lascia il segno (la diabolica Règnier, il sottomesso-in tutti i sensi-Renier e la stazza grezza di Manojlovic, che da macellaio per Grimaldi diventa boscaiolo tenebroso con la passione per i ragazzini e la carne umana), splendidi riverberi nella fotografia di Pierre Stoeber, succulenti dialoghi che spesso si allargano in delizoso turpiloquio e quel mood che stà tra un teen movie americano andato in acido (quì scatta la modalità Araki) e le febbrili derive horror del cinema francese del nuovo millenio, viste, però, alla maniera di Ozon.

    Per il sottoscritto uno dei migliori film dell'amato autore di Swimming pool


    Ultima modifica: 10/10/20 14:36 da Buiomega71