Curiosità su Sette note in nero - Film (1977)

CURIOSITÀ

8 post
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  • Markus • 26/11/07 23:40
    Scrivano - 4775 interventi
    SETTE NOTE IN NERO, in Italia incassò 374.000.000 di Lire.
  • Undying • 19/10/08 22:53
    Risorse umane - 7574 interventi
    La sceneggiatura di Sette Note in Nero, a detta di Dardano Sacchetti, fu molto travagliata e si dilungò per lungo periodo tra incontri ripetuti di Fulci e Sacchetti con questo o quel produttore.
    Alla base del film stava un romanzo scritto da Vieri Razzini: Terapia Mortale.

    Stralcio di un'intervista realizzata a Dardano Sacchetti.

    Viene spesso trasmesso in tv il giallo di Fulci Sette Note in Nero (titolo di lavorazione "Terapia mortale"), la sceneggiatura è accreditata a Te, Gianviti e Fulci stesso.
    Puoi svelarci alcuni retroscena del regista? Il tuo primo lavoro realizzato con Fulci come lo ricordi? Quali sono gli apporti del regista in fase di sceneggiatura?


    Era il 1975.
    Avevo scritto Roma a Mano Armata che ebbe un successo clamoroso ed era veramente ben scritto, tanto che Lenzi, per riconoscermelo, non mise la sua firma come fanno tutti i registi.
    Il film fu visto dall'avvocato Todini, che avevo conosciuto quando avevo il contratto con Dino (De Laurentiis, n.d.r.).
    Loro stavano cercando di mettere in piedi un giallo con Fulci tratto da un romanzo di Vieri Razzini: "Terapia mortale".
    Erano fermi da tre o quattro mesi. Non avevano prodotto neanche una riga scritta. Ogni settimana facevano una riunione e parlavano rassicurando i produttori.
    Fui imposto come esperto di "argentismo", ma Fulci mi accolse con molto sospetto, diceva che ero la spia dei produttori, ma soprattutto non mi capiva.
    Lui, allora, amava la "vecchia", ovvero Agatha Christie, e insieme a Gianviti si spacciavano per grandi costruttori di trame.
    Gianviti, col quale ci fu un’istintiva simpatia, mi consigliò di stare zitto e aspettare che Fulci cavasse le castagne dal fuoco.
    Roberto era una persona adorabile ma semplice, aveva scelto per se il ruolo di sceneggiatore gregario, ovvero portatore d'acqua del regista e veniva ricompensato da Fulci con una certa fedeltà perche se lo portava sempre dietro.
    Si facevano riunioni tutte le mattine, dalle dieci a mezzogiorno, poi il pomeriggio dalle quattro alle cinque e mezzo.
    (...)
    Durante queste lunghe ore, Fulci fumava la pipa, Gianviti fingeva di prendere appunti io smaniavo.
    (...)
    Il guaio era che il romanzo di Razzini non offriva quelle cose che voleva Fulci e che volevano anche i produttori.
    Dopo un paio di mesi, forse anche tre passati a grattarci, quando i produttori stavano per licenziarci, Fulci ebbe la genialata: andò dai produttori e disse loro che il romanzo faceva schifo, ma che lui aveva una idea grandiosa.
    Quelli abboccarono.
    Gianviti cominciò a snocciolare una serie di film famosi da copiare (sic! si faceva così spesso).
    Fulci, che fingeva di essere cinico, ma in realtà era molto sensibile al sovrannaturale, aveva un teorema: che non si può andare contro il destino, che se il destino dice che ti deve accadere una cosa quella cosa accadrà inesorabilmente.
    Io, a mò di scommessa, gli dissi che si poteva aggirare il destino.
    Lui rispose che era impossibie.
    Io mi presi mezza giornata, e il giorno dopo gli raccontai il meccanismo del muro e dell'orologio che suona.
    Gli piacque subito, Lucio capiva al volo quando una cosa funzionava.
    Scrissi un trattamentino (il "trattamento" è qualcosa che sta a metà fra soggetto e sceneggiatura, Nd Legnani).
    In meno di cinque giorni, avemmo l'approvazione e scrivemmo la sceneggiatura, ma una volta consegnata ai produttori, per motivi che non ho mai capito, dissero di no.
    Fulci la prese, la portò altrove e trovò una nuova produzione in meno di un mese.
    (...)
    Se guardate le sceneggiature degli anni 50 vedrete che sono firmate da cinque, sei, sette anche otto persone.
    Si chiudevano in un albergo.
    Nessuno scriveva perchè non avevano dimistichezza con la penna, ma si facevano grandi racconti.
    Si prendevano appunti e le scenaggiature erano (a volte anche adesso) più che altro degli appunti con una lista dialoghi.

    Fonte: mia intervista allo sceneggiatore.
  • Ciavazzaro • 1/10/09 20:58
    Scrivano - 5591 interventi
    Scheda di doppiaggio:

    Jennifer O' Neill è doppiata da Rita Savagnone
    Marc Porel è doppiato da Pino Colizzi
    Gianni Garko si doppia da sè
    Ida Galli è doppiata da Germana Dominici
    Gabriele Ferzetti è doppiato da Sergio Graziani
    Loredana Savelli è doppiata da Rosetta Calavetta
    Paolo Pacino è doppiato da Luciano De Ambrosis
    Vito Passeri è doppiato da Antonio Guidi
    Il taxista "interrogato" è doppiato da Sergio Fiorentini

    Doppiaggio C.D.
  • Lucius • 17/04/16 11:26
    Scrivano - 9051 interventi
    Direttamente dalla prestigiosa collezione Lucius, parti della brochure originale del film:





  • Rufus68 • 6/11/16 18:21
    Contatti col mondo - 220 interventi
    Nel film la data del furto de "La lettera d'amore" di Jan Vermeer è data come avvenuta il 3 marzo 1972. La tela fu effettivamente rubata (dal Rijksmuseum di Amsterdam, non dalla Pinacoteca Aldobrandi ...) il 24 settembre 1971 (e ritrovata due settimane dopo).

    La copia di Linus che legge Jenny Tamburi nello studio di Porel risale invece al novembre 1976:

  • Samuel1979 • 12/05/17 12:03
    Addetto riparazione hardware - 4188 interventi
    Il testo presente nello studio di Luca (Porel), è "L'Occulto In Laboratorio" di Nicola Riccardi del 1972:

  • Fauno • 18/09/18 00:09
    Contratto a progetto - 2743 interventi
    Dalla collezione cartacea Fauno, il flano del film:

  • Nick franc • 7/12/21 23:19
    Servizio caffè - 177 interventi
    Nell'intervista a Camilla Fulci contenuta tra gli speciali del Blu Ray di "Fulci for fake" scopriamo che la ragazza in sella al cavallo grigio nella parte destra della foto rivelatrice (nel film al minuto 50.16, non mettiamo la foto per evitare spoiler) è la stessa figlia di Lucio.