Curiosità su Rosemary's baby - Nastro rosso a New York - Film (1968)

CURIOSITÀ

11 post
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  • Zender • 7/12/07 08:33
    Capo scrivano - 47790 interventi
    Fa parte dei cento film (realizzati tra il 1950 e il 1980) che Stephen King ritiene abbiano dato "un peculiare contributo al genere horror" (ed è anche fra i suoi preferiti).
    (Fonte: S. King, Danse Macabre, 1981)
  • Undying • 31/10/09 17:47
    Risorse umane - 7574 interventi
    Rosemary's Baby: dell'orrore metropolitano

    Rosemary's Baby resta uno dei pochi titoli che, in quei frenetici anni, ha contribuito a delineare inediti percorsi cinematografici, in seguito battuti dalla nuova ondata di horror.
    In primo luogo perché la paura (o meglio l'angoscia) non arriva più da ambientazioni o scenari gotici, ma si sviluppa in contesti metropolitani e, pertanto, più credibili.
    Rosemary's Baby, inoltre, sfonda nelle produzioni di serie A per dare corso a quel filone demoniaco che, per anni a seguire, predomina in campo horror.

    In veste di produttore ritroviamo un out-sider, il grande William Castle, colui che, al rifiuto di Hitchcock s'affretta per acquisire i diritti del libro dal quale viene poi tratto il film.
    A seguito dell'entrata in campo della Paramount il progetto vira verso una produzione di classe, con l'ingaggio in regia di Polanski, già all'epoca autore particolarmernte considerato.

    I protagonisti inizialmente coinvolti, ovvero Robert Redfort e Tuesday Weld vengono abbandonati, in parte a causa dello stesso Castle, che riesce ad imporre Mia Farrow e, nel ruolo di Minnie, Ruth Gordon attrice che ne ricava un Oscar e, da questa esperienza, si specializza nel ruolo di vecchietta insolita (ad esempio in Harold e Maude).

    Polanski avrebbe voluto, nel ruolo del dott. Abraham Sapirstein nientemeno che Castle anche se il celebre "Hitchcock dei poveri" si intravede alla fine in un solo breve cameo: è colui che, fuori dalla cabina telefonica, impaurisce la Farrow.

    Uno dei punti di forza del film è l'ambiguità, il giocare da parte della regia, sul punto di vista "in soggettiva" della protagonista, ottenendo in tal modo il lodevole effetto di non prendere mai una posizione decisiva e risoluta in uno (irrazionale) o nell'altro (logico) senso.
  • Lucius • 12/02/10 21:50
    Scrivano - 9051 interventi
    I premi vinti :

    Premi Oscar 1969: miglior attrice non protagonista (Ruth Gordon)
    Golden Globe 1969: miglior attrice non protagonista (Ruth Gordon)
    2 Kansas City Film Critics Circle Awards 1969: miglior attore non protagonista (Sidney Blackmer), miglior attrice non protagonista (Ruth Gordon)
    2 David di Donatello 1969: miglior regista straniero e miglior attrice straniera (Mia Farrow)
  • Lucius • 12/02/10 21:54
    Scrivano - 9051 interventi
    da Wikipedia:

    Nel ruolo non accreditato di una delle partecipanti al party dato dai Woodhouse c'è l'allora moglie del regista Sharon Tate.
  • Karim • 14/07/10 18:30
    Galoppino - 42 interventi
    Nel film c'è il chiaro riferimento alla visita di Papa Paolo VI (al secolo Giovannni Battista Montini) che fece a New York alla sede delle Nazioni Unite nell'ottobre del 1965. Fu la prima visita di un Pontefice romano negli Stati Uniti
  • Lucius • 23/01/13 09:56
    Scrivano - 9051 interventi
    Direttamente dalla prestigiosa collezione Lucius, una lobby card originale francese:

  • Rebis • 11/06/14 18:15
    Compilatore d’emergenza - 4420 interventi
    Il film l'avrebbe dovuto girare William Castle (che aveva acquisito i diritti del libro, bellissimo per altro) mentre gli attori inizialmente opzionati per la parte del marito erano Robert Redford e Jack Nicholson. Polanski, quando gli proposero il soggetto - che d'acchito scambiò per quello di una soap opera... - era super intenzionato a girare un film sullo sci!

    Fonte: il documentario presente nel dvd Paramount.
  • Daniela • 25/06/14 13:39
    Gran Burattinaio - 5927 interventi
    Nel film, Rosemary riceve in dono un ciondolo antico, al cui interno è racchiusa una radice dall'odore disgustoso: è la "radice di Tanis", di cui si vantano le proprietà porta-fortuna e curative, ma che, come scopriamo nel corso della storia, è un'erba (o muffa) dai poteri demoniaci...
    Dato che il "tanis" non esiste come specie botanica, finora ho sempre pensato che si trattasse di belladonna, famosa come erba delle streghe.
    Ieri sera, colta da curiosità dopo l'ennesima visione, ha fatto qualche ricerca in rete: pare si tratti invece di stramonio, noto anche come erba del diavolo.
    http://www.turismoinsolito.com/articoli/approfondimenti/indagini-approfondimenti/ROSMARYS-BABY/
  • Schramm • 22/07/18 17:45
    Scrivano - 7694 interventi
    Come consulente d'eccezione, Polanski si avvalse niente meno che di Anton Szandor la Vey, capo della Chiesa di Satana. In quello stesso periodo La Vey cercò di circuire senza successo quella Susan Atkins che confluì invece nella family mansoniana. Mia Farrow fu una delle principali attrici coinvolta da un'incredibile ondata di isteria diffusa tra i vip a ridosso degli omicidi Tate-La Bianca. La villa di Sharon Tate sarebbe poi stata affittata da Trent Reznor per inciderci The downward spiral. In quello stesso periodo Reznor stava supportando e co-producendo Marylin Manson, al secolo Brian Warner, che La Vey nominrà vent'anni dopo il film sacerdote della propria chiesa, chiudendo così un cerchio di sicronicità junghiane particolarmente truce.

    L'ingresso del Dakota Building, l'elegante complesso residenziale in cui sono stati girati quasi tutti gli interni del film, diverrà teatro della morte di John Lennon, che l'aveva da poco affittato assieme a Yoko Ono.

    (Fonte: Ezio Guaitamacchi, Figli dei fiori, figli di Satana)
  • Buiomega71 • 3/03/20 20:56
    Consigliere - 25999 interventi
    Polanski ci diede dentro notte e giorno per trasformare il romanzo di Ira Levin in sceneggiatura, modificando il personaggio di Ruth Gordon da grassa donnona finto rassicurante del libro a vispa e minuta signora (finto attempata) tipicamente newyorkese.

    Il regista polacco si trovò bene con tutto il cast tecnico e attoriale (una preoccupazione angosciante lo colse prima di recarsi sul set nel giorno del primo ciak, era il suo primo film hollywoodiano e aveva sulle spalle una responsabilità non da poco, ma tutto passò quando cominciò le riprese, avendo tutto il film, immagine per immagine, già nella sua testa), con Mia Farrow poi (che si rivelò una pofessionista con i fiocchi, nonostante le angherie che le tirava Frank Sinatra, allora marito prepotente della Farrow) c'era quasi una sorta di affinità elettiva con Polanski stesso.
    L'unico che le diede dei grattacapi fu John Cassavetes, che aveva da ridire su ogni cosa Polanski le diceva di fare sul set. Attrito che, poco a poco, scomparve, dato dal fatto che Cassavetes (regista egli stesso) rimase affascinato dal modo di dirigere di Polanski.

    Polanski poté finalmente perfezionare il suo film come avrebbe voluto fare con Repulsion, solamente che sforò di quattro settimane di lavorazione e fece lievitare di non poco il budget previsto, tirandosi addosso le lamentele dei dirigenti della Paramount (che soprannominarono Polanski "Il pazzo polacco") che minacciarono di estrometterlo dalla regia. In suo aiuto vennero Robert Evans, Mia Farrow e Ruth Gordon, che si dichiararono pronti a recidere il contratto (anche a costo di penali) con la Paramount se Polanski fosse stato licenziato.

    A film finito Polanski si trovò per le mani un giraro di quattro ore e dieci minuti. In sala di montaggio le consigliarono Sam O'Steen (che stava lavorando al Laureato), e con un abilità che meravigliò lo stesso Polanski, portò il film a due ore e quindici minuti, proprio come lo voleva il regista polacco.

    Polanski accusò un colpo terribile quando vide la copia americana di Per favore non mordermi sul collo totalmente rimaneggiata dal produttore Marty Ransohoff (Era come scoprire di aver messo al mondo un figlio deforme, Polanski dixit), che non solo cambio il titolo in Scusa ma mi hai affondato i denti nel collo, ma lo tagliò di venti minuti, sostituì la colonna sonora di Komeda e aggiunse uno stupidissimo prologo a cartoni animati.

    Polanski andò su tutte le furie, e volle togliere il suo nome dai credits, disconoscendo quell'obbrobrio.

    Ma il tempo le dette ragione, portando la sua parodia vampirica all'origine e togliendola dalle mani di Ransohoff.

    Intanto Rosemary's Baby uscì nei cinema americani e, con somma sorpresa un pò di tutti, si rivelò un'incredibile successo.

    Da Roman by Polanski, autobiografia di Roman Polanski, Bompiani (1984).
  • Von Leppe • 13/09/22 13:50
    Call center Davinotti - 1109 interventi
    Il regista William Castle, produttore del film, fa un cameo nella scena della cabina telefonica: