Curiosità su Pink Floyd - The Wall - Film (1982)

CURIOSITÀ

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  • Buiomega71 • 30/08/11 00:44
    Consigliere - 25934 interventi
    Alan Parker, per le scene finali di violenza metropolitana, usò dei veri skinheads che portarono scompiglio sul set.
    Fonte: Nocturno
  • Schramm • 22/09/17 18:16
    Scrivano - 7694 interventi
    * Nella sua autobiografia Is That It?, Bob Geldof racconta che il suo agente gli parlò per la prima volta del progetto dentro un taxi, e che gli rispose di non volerne sapere perché disprezzava la musica dei Pink Floyd. Roger Waters è a conoscenza di questa storia non per averla letta nel libro di Geldof, ma perché il conducente di quel taxi era il fratello di Waters.

    * L’ultima battuta che sentiamo dire a Roger Waters nel commento del dvd un istante prima dello scorrere degli end credits è "Isn't this where we came in". Nell’album, a differenza del film, le ultime tre parole che udiamo di Outside the Wall sono "Isn't this where"; collegandole con le prime tre che udiamo all’inizio, che sono "We came in" mandando l’album in loop (idealmente con un lettore mp3) si forma per intero la frase detta da Waters nel finale del commento del dvd.

    * Bob Geldof è emofobo ed ebbe enormi difficoltà nel girare la scena con la lametta. Avrebbe dovuto solo radersi le sopracciglia. In un eccesso di zelo identificativo, prese a radersi il corpo intero. La scena è ispirata a Syd Barrett, che si ammalò di mente e lasciò la band nei tardi 60’s. Barrett abbandonò un party, andò a casa, si rasò la testa e tornò al party comportandosi come se niente fosse. Alcune delle persone vicine a Syd durante il suo declino dovettero lasciare la sala durante la scena, per loro troppo disturbante.

    * Jenny Wright non era stata avvisata che Geldof le avrebbe improvvisamente scagliato contro una bottiglia, così la sua spaventata reazione nello scansarla fu del tutto spontanea.

    * La scena in cui Pink sta chiamando casa dagli Stati Uniti e si deprime nell’udire la voce di un uomo, venne realizzata chiamando un reale operatore londinese dell’AT&T, ignaro della lavorazione del film. La conversazione venne registrata e sovrimpressa sulla sequenza. Rispetto al film, nell’album, la chiamata scatta invece alla fine di Young Lust.

    * Nella scena in cui la groupie inizia a succhiare le dita di Pink (poco prima che devasti la camera), Jenny Wright non riusciva ad applicarsi perché non capiva il senso di quel gesto da parte del personaggio. Domandò ad Alan Parker perché doveva farlo e la sua risposta fu: "Soldi". La take successiva venne perfetta.

    * Il poemetto di Pink requisito e sbeffeggiato dal maestro in The Happiest Days of Our Lives è una combinazione della prima e della seconda strofa di Money (da Dark Side of the Moon). Lontano dall’essere “totale monnezza", l’album registrò un record di permanenza nella classifica Billboard più di ogni altro: oltre 700 settimane.

    * Durante la sequenza con la groupie, le lacrime di Geldof sono reali.

    * Bob Geldof ha nel corso del film un’unica battuta extra rispetto all’album: "Take that, fuckers!"

    * La placca commemorativa dell’uomo ucciso ad Anzio venne presa dalla chiesa da Roger Waters, che decise di tenersela come talismano; Gerald Scarfe si portò via le lampade della stanza d’albergo di Pink perché le trovava simpatiche nell’economia dell’arredamento di casa sua.

    * Nonostante la sua fobia per il sangue Geldof riuscì a tagliarsi malamente la mano alla fine della scena in cui devasta la camera e si affaccia alla finestra. Sbalordendo la crew, rifiutò cure mediche finché Parker non dichiarò definitivamente ultimate chiuse le sessioni di ripresa.

    * Gerald Scarfe si spaventò quando molte delle comparse realmente neo-fasciste usate per Run like hell e Waiting for the worms si presentarono sul set con il logo dei martelli incrociati rasato a lato dei crani. Parker la trovò un’iniziativa funzionale, ma sia lui che Scarfe e Waters temettero che le cose potessero andare fuori controllo da un momento all’altro. Non del tutto a torto: anni dopo una cellula neo-fascista si impossessò indebitamente di quel logo, adoperandolo per firmare le proprie gesta criminali, con grande sdegno dei realizzatori, le cui intenzioni erano di tratteggiare l’aspetto tirannico, dittatoriale e distruttivo del fascismo.

    * Durante The Thin Ice, vediamo Pink (Bob Geldof) fluttuare in una piscina. Geldof (famigerato per il conflittuale rapporto coi bagni) non sapeva nuotare, e fu patrocinato da un corpo di plastica modulato alla stessa maniera di quella usata per le sequenze di volo di Superman (Supergirl - La ragazza d'acciaio, stando ad altri confronti fatti dai fans: ciò è altresì confermato nel libro di Nicholas Schaffner A Saucerful of Secrets: The Pink Floyd Odyssey - ma pur combaciando il raffronto, è impossibile, essendo Supergirl di due anni posteriore a The wall, n.d.S.).

    * Quando Pink sta facendo una sorta di puzzle con i pezzi della stanza distrutta, vediamo spesso una foto in bianco e nero di un tizio in impermeabile. Si tratta di Johnnie Fingers, il tastierista dei Boomtown Rats, la band di Bob Geldof.

    * Durante le scene di massa dei live, ci sarebbe dovuta essere una sequenza in cui alcune teste degli spettatori esplodevano mentre applaudivano o inneggiavano selvaggiamente. Waters decise che non poteva essere fatta senza scadere nella comicità involontaria.

    * Quando in Mother il giovane Pinky chiede a una ragazza di ballare si può interecettare nei motivi della tenda retrostante una stilizzazione della maschera usata anche nella locandina.

    * Uno dei membri dell’audience del concerto di In The Flesh indossa una t-shirt che inneggia a Bob Geldof.

    * Il testo di In The Flesh fa menzione di un "surrogato della band". Nei concerti del tour di The Wall, la canzone di apertura In The Flesh? non venne mai suonata dai Pink Floyd, bensì da altri musicisti che indossavano maschere che li facevano sembrare tali. Questo fu parte di un attacco di Waters contro i grandi concerti da arena dove la separazione tra esecutori e platea è così netta da non permettere a quest’ultima di capire (o di interessarsi a) chi c’è davvero su un palco (lontananza allora non ancora implementata in tempo reale dalle riprese video coi maxi schermi; nel film la cosa è ulteriormente estremizzata dal disprezzo ostentato da Pink verso un pubblico che lo idolatra malgrado ciò, n.d.S.)

    * I suoni di sottofondo da concerto che si sentono nella scena del bagno fanno parte di un vero intro usato durante il tour di The Wall, che si può ascoltare nell’album del 2000 Is There Anybody Out There? The Wall Live.

    * Alan Parker avrebbe dovuto solo produrre il film, e la regia andare a Michael Seresin e Gerald Scarfe. I due non riuscirono ad avere visioni coese di un unico progetto, e in seguito alle numerose incomprensioni Parker decise di prendere il posto di Seresin.

    * Delle 27 canzoni del film, In the Flesh? (part one), Another Brick in the Wall (part two), Bring the Boys Back Home, In the Flesh (part two), Waiting for the Worms, Stop e The Trial sono le uniche sette cantata dal solo Pink o da Pink assieme ad altri personaggi.

    * Alcune animazioni di The Trial (il muro che accerchia Pink, il maestro-marionetta che diventa un martello, il maestro che riduce gli alunni a carne macinata verminosa) e i martelli in marcia di Waiting for the Worms apparvero per la prima volta nel video di Another Brick in the Wall Part Two che uscì per promuovere l’album, e che successivamente divenne in parte il trailer del film.

    * Il film lasciò nel più totale disappunto sia i membri della band che quelli chiave della crew: Roger Waters lo trovò troppo deprimente e per come era strutturato trovava impossibile che il pubblico potesse empatizzare con Pink. Alan Parker trovò il risultato finale dilettantesco, e lo bollò come "il più costoso film scolastico mai realizzato" Gerald Scarfe ha dichiarato di non aver mai capito perché piaccia così tanto alla gente. David Gilmour ha detto che di tutti i concept realizzati per The Wall, questo film ne rappresentava il risultato più basso. A quanto sembra gli unici ad averlo apprezzato davvero sono stati i fans.

    * Roger Waters, David Gilmour e Nick Mason furono i soli membri dei Pink Floyd presenti alla prima del film, tenutasi all’Empire Theatre in London's Leicester Square il 14 luglio 1982. Mason disertò la prima newyorchese pochi giorni dopo. Gerald Scarfe non ne vide alcuna, perché non avrebbe sopportato un’ennesima revisione del film.

    * Durante la telefonata, si chiede di accettare un’interurbana a carico di Mr. Floyd. Ciò ufficializza che il nome per esteso del protagonista è Pink Floyd.

    * Durante Comfortably Numb il medico afferma che Pink è asmatico. Né Syd Barrett né Roger Waters lo erano, mentre Gerald Scarfe sì.

    * È uno dei pochi film della storia del cinema in cui quasi tutti i personaggi sono anonimi. Solo Pink ha un nome, ma non ci viene mai detto quale sia quello vero, solo che il suo cognome potrebbe essere Floyd.

    * I due colori del logo coi martelli, rosso e bianco, se mescolati creano il rosa.

    (Fonte: Imdb)