Zoo - Documentario (2007)

La zooerastia ultimo tabù da infrangere? Mica vero: fu fettucciato anzitempo da Borowczyk, e cavalcando l'onda del suo successo c'è chi ha sfiorato di peggio. Zoo film scandalo choc e scabroso? Falso anch'esso, e non si capisce il perché di parole tanto squalificanti addosso a un documentario rarefatto e oppiaceo, trasognato e diradato, di grande eleganza estetica (eccelsa fotografia, stratosferica ost) e delicatezza contenutistica. Restio al facile cedimento morboso, Devor preferisce scandagliare la psiche dell'uomo che ha amato i cavalli fino alla morte attraverso le altrui testimonianze.

L'argomento era da vaso di Pandora: scoperchiandolo, c'era il rischio di far uscire solo i mali del Mondo. Lungi dal sensazionalismo o dallo scandalo facile, vale forse più per l'operazione in sé. Devor riesce visivamente ad innalzare l'opera con una cura formale splendida, tra registro laccato e dosaggio di musiche/silenzi ambientali (s'ammicca quasi alla poesia). Lo spunto è un varco utilizzato per sondare (lievemente) la natura umana e i dogmi imposti dalla società odierna. Una storia fatta di sole vittime. Forse, a tratti, indulgente.

Se nell'occhio umido di un povero stallone si riflette il male del mondo, in quello asettico della cinepresa non c'è giudizio, non c'è accusa: in ottemperanza alla convinzione che gli abissi della finzione non possano minimamente competere con la reale realtà, l'assurda storia vera da cui muove il documentario viene trattata con i guanti bianchi, esposta senza esporsi. Rimane il tarlo, invero corrodente, se quelli elevati al protagonista invisibile del film siano peana (un eroe dell'amore diverso?) o improperi (un criminale a piede libero?).

Documentario dal soggetto scabroso, affrontato in una maniera molto elegante e con un approccio che prescinde da ogni giudizio: da una parte questo evita la demonizzazione di certe persone solo per i loro gusti sessuali, dall'altra suscita perplessità in quanto non si può prescindere dal fatto che l'atto "d'amore" in questione, lasciato fuori dall'inquadratura se non per pochi istanti sfuocati, ha comportato un suicidio più o meno consapevole favorito/indotto dal voyerismo del gruppo di zoofili a cui apparteneva la vittima. Film interessante ma troppo ambiguo dato il soggetto.

Se da un lato il documentario di Devor ha il merito, non semplice, di non scadere nell'eccessiva morbosità, visto l'argomento non facile sul quale si basa, dall'altro non è aiutato dalla breve durata né nel complesso da un approfondimento non eccelso del tema, verosimilmente a causa anche della caratura dei protagonisti coinvolti. Tuttavia, seguendo alcune delle voci narranti, l'opera permette di porsi anche degli interrogativi etici, a esempio sui limiti del consenso alla sessualità, o se ignoranza e isolamento possano giustificare alcune devianze. Sicuramente non per tutti.