Wolf - Film (2013)

Majid avrebbe le potenzialità per diventare un buon kickboxer ma è incapace di frenare la sua rabbia sia dentro che fuori il ring... Fatalistico ritratto in b/n di un sottobosco di piccola criminalità da cui il protagonista - immigrato con la famiglia dal Marocco ai Paesi Bassi - non è il grado di sottrarsi: lo sport qui non è occasione di riscatto, ma anzi lo invischia nel giro delle scommesse truccate. Marwan Kenzari ha un bel volto intenso, il film non dice nulla di nuovo, ma lo dice bene.

Un film calligraficamente ordinato, ben strutturato, con attori all'altezza della situazione; una descrizione realistica delle difficoltà psicologiche e sociali di una vita da immigrato, e di una rabbiosa ambizione di riscatto che porta il protagonista a non saper più discernere il bene dal male. Tutto bene, quindi? In parte sì, ma la regia non sa osare oltre il minimo sindacale, non sa volare, non sa emozionare fino in fondo. Qualche rimpianto dunque resta, ma il film non è certo da buttare.

Storia di ordinaria violenza in un'anonima periferia olandese fra comunità marocchine e turche. Il bianco e nero risalta il bel volto espressivo di Marwan Kenzari e dona una profondità apparente a un racconto coinvolgente, ma prevedibile in più punti. Interessante il duplice sviluppo nella storia del protagonista e della sua "scalata" sociale, com'è spesso duplice l'animo umano.