Vite a perdere - Miniserie TV (2004)

Tempo a perdere a carrettate se tenterete audacemente di fronteggiare 'sti "Fatti e misfatti della banda del Bianchini", che al confronto i Brutos paiono i Sopranos e Pingitore un maestro della drammaturgia. Amatriciana di miscast, con picchi esilaranti nel Quartullo ras del carcere e Davoli atroce capoclan cantastorie (e taccio, per buon gusto, sul cast principale); accade tutto alla brutt'e meglio: ora pezzenti, la scena dopo ricchi e potenti, in totale abiura di contesto e convinzione. Come demo amatoriali propedeutici al film di Placido.

Miniserie che tenta con poca fortuna di raccontare certi "fatti" della Banda della Magliana. Se infatti è vero che certe scene d'azione risultano discretamente eseguite, è altrettanto vero che la recitazione è pessima a causa di un cast poco adeguato; in numerose sequenze sembra quasi di vedere una telenovela.

Da Bianconi a Bianchini. Il libro del primo diventa ispirazione per una buona miniserie televisiva diretta dal secondo. Siamo nella Roma più complicata, quella dove conta emergere e spodestare il rivale a suon di pistola e morti sulla coscienza. Il cast, ben assortito, nella prima parte si fregia di un Boni davvero più che convincente. Fa specie, poi, vedere Pea nel ruolo di un funzionario statale corrotto messo alle strette dal probo sottoposto Salvi. La violenza non manca, al pari degli sprazzi di immensa tristezza che fanno forse ancor più rumore. Da rivalutare.