Viaggio intorno al mondo (solo parziale) con complicazioni
ematiche. Probabilmente l'unico piccolo motivo di interesse
che un italiano può trovare in questa ennesima e non molto
originale variante del mito vampiresco è il fatto di essere
girata anche un po' in Italia, a Vernazza in Liguria. Per il resto ritmo ed idee latitano ed è difficile scegliere
tra la vaccata ed il filmaccio. Forse alla fine non essendo
poi realizzato proprio coi piedi, si può propendere per il
mezzo pallino in più che evita il totale naufragio.
Al netto delle forzature insite in questo filone cinematografico alla Rec o Cloverfield (videocamere e cellulari che non si scaricano mai) e di una prima parte preparatoria e noiosetta, resta un'opera più che dignitosa, dove i due giovani registi qui anche interpreti esplorano un tema visto e rivisto intravedendo nuove direzioni, sfuggendo alla banalità e generando tensione, soprattutto nel finale. Non male, dopotutto.
Posionato tra V/H/S (il found-footage che diventa fast-forwardato found footing) e Chronicle (i grandi poteri da cui derivano grandi irresponsabilità), sembra quasi porsi come dissertazione sul vampirismo nell'era della sua riproducibilità tecnica ma anche, viceversa, sulla riproducibilità tecnica come (era del) vampirismo. Peccato che il ballo di San Vito finisca col prendere il sopravvento, specie nella mezzora finale, sia sul potenziale narrativo che teorico, trasformando in esponenziale fastidio la godibilità di partenza. Perlomeno, il finale morale riscatta la mdp in modalità palla matta.
Nel calderone spesso insipido del POV emerge con personalità: lo start è interessante e lo sviluppo non è da meno, anche perché le parti filmate a Vernazza, almeno per noi italiani, aiutano a ricoprire il girato di una patina di realismo che fissa gli occhi sullo schermo. Brillano meno l’exploit alla Chronicle e le piroette da luna park, certamente spettacolari anche in virtù del budget, ma che accusano il film di una spacconeria da baraccone che non gli appartiene. Arditi e bravini i due registi/attori e fascinosa la vampira francese.
Lo stile è quello oramai frusto del falso documentario, artatamente costruito attorno a un fatto che dovrebbe interessare e irretire. Ma i due protagonisti sanno spaziare con naturalezza da accadimenti ordinari a soprannaturali, trasformando un diario di viaggio per forumisti d'accatto in un limbo per assidui frequentatori della notte. Incontri equivoci, vomito facile, ferite autorimarginate e poteri inimmaginabili si susseguono lungo un percorso che sfocia in un convivio splatter d'epilogo. Particolarmente invitante.
MEMORABILE: Il rigetto di stomaco al ristorante sul mare...
Come nel quasi contemporaneo Spring, anche in questo horror indipendente americano si trovano ambientazioni italiane inconsuete per il genere, ma si tratta quasi dell'unico motivo di interesse. Per il resto, il solito trucco delle riprese in diretta, per raccontare il viaggio di un ragazzo malato e del suo migliore amico che, passando da una riedizione delle prove dei superpoteri di Chronicle, si trasforma infine in un incubo. Originalità prossima allo zero, utilizzo del paletto a parte, ma qualche sequenza paradossalmente ben girata lo salva dall'ignominia.
L'insulso cinematografico nella sua essenza. Se l'intento era quello di bissare il successo di The Blair Witch Project, dato lo stile, fallisce in tutto per mancanza di idee in primis, per assenza di tecnica cinematografica e soprattutto per una sceneggiatura sciocca che va di pari passo con l'assurdità della messa in scena. Un "girato" imbarazzante in digitale. E poi non si venga a dire di non prendere seriamente The neon demon...
Dopo un promettente inizio mockumentaristico e un'accurata presentazione dei protagonisti, la svolta sovrannaturale, presentata come un mix di Chronicle e La mosca in salsa teen-vampiresca, inciampa nei soliti problemi degli horror found-footage, che mostrando troppo finiscono per impressionare poco. Tirando le somme, il tutto somiglia a un episodio di V/H/S gonfiato a dismisura. Bisogna però ammettere che certi jumpscare e gli SFX gore funzionano e che la tranche italica si fa campanilisticamente apprezzare. Il finale lascia presagire un sequel divertente (magari non girato in POV).
MEMORABILE: Le trofie al pesto in primo piano; I test di forza di Lee; Il furto dell'ambulanza; Lee inseguito dalla polizia italiana; Il massacro dei militari.
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