Agghiacciante fin dal titolo, questa versione Anni Ottanta dei vitelloni di felliniana memoria propone un quartetto d'amici sfaccendati che se la spassano sulla riviera adriatica vivendo solo per gli scherzi; due di loro escono dai trionfi di SAPORE DI MARE: sono Massimo Ciavarro e Angelo Cannavacciuolo (nel prototipo vanziniano il fratello di Marina Suma). Già dalla prima scena, girata sulle note della "Vita spericolata” di Vasco (riproposta poi più e più volte) capiamo l'andazzo: gag imbarazzanti, degne degli Squallor ma prive della medesima consapevolezza...Leggi tutto trash. Salvatore Samperi gira una commedia giovanilistica come chi sembra capirci poco o nulla, dei "nuovi" giovani. Inutile sottolineare che tutto suona finto, che la recitazione di Ciavarro e dell'occasionale partner Lara Wendel non convince mai, che se i comprimari più celebri sono Sergio Di Pinto e Pippo Santonastaso (almeno lui diverte, nel ruolo del padre di Cannavacciuolo, giocandosi tutto in surreali partite di poker con bagnini e fornai) molto difficilmente uscirà un capolavoro. E anche il ricorso a un altro volto vanziniano come Paolo Baroni (è il conoscente omosessuale) porta a poco. Funziona - in parte - solo la caricatura del bamba milanese Danilo Mattei, se non altro spiritosa. Non abbiamo nemmeno a che fare con una tenera love-story (nonostante i mostruosi siparietti da romanzo Harmony tra Ciavarro e la Wendel, sforzati come non mai), solo un susseguirsi di scherzi orchestrati malissimo e diretti con infausta predilezione per le frasi pronunciate in coro, le goliardie da caserma (osteria numero mille...), le stide in barca a vela abbozzate... E che ci fa Claudio Simonetti (ex Goblin) alle musiche? Un cattivo gusto che lascia esterrefatti.
Distante anni luce dalle sue validissime prove del ventennio precedente, Samperi è a corto di idee e ripiega sul filone marittimo-giovanilistico calcando (malamente) le orme di Sapore di mare: le solite storie di bighelloni e rampanti che fanno a gara per aggiudicarsi la bella straniera di turno; quest'ultima è la Wendel, ed è anche l'unico motivo valido per vedere, se proprio non se ne può fare a meno, questo film vacuo e derivativo.
Anche lo "strambo" (con tutto il rispetto) Salvatore Samperi, si adagia sulla moda del "beach-movie", ma naturalmente lo fa a modo suo... ambientandolo d'inverno. Una Rimini con la nebbia, dove non ci sono villeggianti e le vie sono vuote. Già questo mi pare uno scatto veramente particolare, tuttavia gli stacchetti guidati da Massimo Ciavarro e l'altra fauna recitante è veramente imbarazzante (si salva solo la Lara Wendel). Coraggioso.
A me è piaciuto. Puzza molto di Sapore di mare e simili, ma è divertente e leggero. Certo il cast non è eccezionale (anche la Wendel è penosa ma il suo viso fa dimenticare la recitazione) e più che Samperi sembra di vedere Vanzina, ma comunque non disturba. Numerose citazioni cinematografiche e non: da "Der kommissar", famosa canzone di Falko, a "Carcerato". Passabile.
Se si cerca da un film un minimo di originalità o quantomeno un prodotto personale, astenersi senz'altro dalla visione di questo episodio minore della filmografia di Samperi. L'ovvio riferimento è al filone giovanilistico/vacanziero, tipo Sapore di mare, ma questo film ha l'effetto di fare considerare Vanzina quasi un gigante, tanto è banale e privo di spessore il film, che sfrutta tutti i clichè possibili del genere e annoia profondamente.
Davvero un brutto film. Scenette di quattro ragazzotti un po' idioti che fanno uno scherzo dietro l'altro, accompagnati da una ragazza non diversa da loro. Attori improvvisati (Ciavarro sembra di gommapiuma) e una regia davvero approssimativa e sbrigativa. Capisco il film d'evasione, ma qui a evadere è il minimo sindacale del buon gusto. Dino Sarti nel cast beve Trebbiano e Sangiovese.
L'unico merito che mi sento di attribuire a questa inutile pellicola è di aver suggerito (forse) al migliore Un pesce di nome Wanda le ripetute scenette dove si finge di inghiottire il pesce rosso vivo. Mi sembra si voglia mutuare molto anche dai Beatles (camminata sulle "zebre" compresa), ma anche qui la distanza sfiora gli anni luce, non parliamo nemmeno de I vitelloni. Il confronto tra classi sociali diverse poteva forse dare un minimo di significato al lavoro, ma non è stato sfruttato a dovere. Un Samperi alla piccola.
All'insegna del puro disimpegno le avventure di quattro giovani nullafacenti (le passeggiate sulla spiaggia possono ricordare persino I vitelloni) al centro di quest'opera di un Samperi davvero sottotono e stanco. Qualcosa però va a segno ("Hai distrutto l'ultimo esemplare dell'uccello dalle piume di cristallo!" e "i quattro che contano"), ma in generale c'è davvero poco da ridere. Il ritmo già flebile crolla dalla parte del ristorante con annessa rissa interminabile sino al finale monco e affrettato (finita la pellicola?).
Nei primi anni '80, sulle orme di Sapore di mare, uscirono diversi film del genere: operine disimpegnate e ridanciane di scarso spessore come questa. Che ne è un brutto esempio, purtroppo: non si salva niente, dalla regia approssimativa alla trama banalissima agli interpreti decisamente sottotono (e già non erano questi grandi attori...). Probabilmente realizzato solo per esigenze "alimentari".
Tremendo giovanilistico diretto da un Samperi in caduta libera, può "vantare" almeno un cast per l'epoca discreto; dal fenomeno per ragazzine Ciavarro a caratteristi come Di Pinto e Santonastaso, più l'allora popolare Wendel. Privo completamente di trama, non dista molto da un barzelletta-movie; una serie di gag e scenette accatastate tra una passeggiata e l'altra per una Rimini invernale degna di un film di Ninì Grassia, a voler forse echeggiare I vitelloni o Amici miei ma con risultati quasi sempre deprimenti, degni di un B-movie qualsiasi.
Storie di ragazzotti di provincia mattacchioni e un po' annoiati. Samperi, che già aveva dato segni di cedimento con Un amore in prima classe, persevera in un momento di leggerezza (che a dire il vero sortisce l'effetto contrario) che ahimé non ammalia né il pubblico giovane - per il quale il film è forse pensato - né quello maturo. La pellicola, in definitiva, è una fiacca carrellata di sketch senza nerbo nel malriuscito tentativo di fotografare alcuni aspetti giovanilistici in un epoca di "troppo" benessere. Ciavarro e Wendel i bellocci.
Più I vitelloni che Vanzina, un terribile giovanilistico in cui il generalmente talentuoso Samperi si perde tra scherzi alla Amici miei che non divertono neanche per sbaglio e patetici momenti di disillusione, girando il tutto in maniera raffazzonata. Cast di per sé nemmeno malvagio, ma sfruttato malissimo, tra un Ciavarro fastidioso, Mattei (il migliore) sottoutilizzato, Baroni macchietta gay e Santonastaso ai minimi storici. Le fredde location adriatiche e l'utilizzo scriteriato delle musiche ("Vita spericolata" come sottofondo per delle gag) danno il colpo di grazia.
MEMORABILE: Il cammeo di Pietro "Peter Bark" Barzocchini.
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