(ULTRA BABY VINTAGE COLLECTION) Marco Risi, figlio del noto Dino e destinato al successo grazie a film come MERY PER SEMPRE e RAGAZZI FUORI, ci presenta una commedia assai divertente, scritta su misura per un Jerry Calà che in questo periodo sembra aver raggiunto l'apice della sua popolarità destinata purtroppo a una rapida discesa (anche se molti suoi film successivi meriterebbero una riscoperta). Le battute sono fulminee e di sicuro effetto, il ritmo narrativo spigliato e convincente. Tra gli attori di secondo piano spicca un ottimo Lando Buzzanca che una volta di...Leggi tutto più interpreta la parte del vitellone mancato. La sua esuberante personalità, unita alla conseguente invadenza, sveglia fuori anche Giacomino/Calà che sembrava fino a quel momento non troppo convinto del suo ruolo. Da notare la presenza di Francesco Salvi, al solito preda di tic nervosi e risoluto a sfruttare il suo lavoro (parla al telefono coi disperati che si rivolgono al “telefono amico”) per conoscere belle ragazze. Il film fila via come un treno descrivendo bene quasi tutti i personaggi: da Giacomino ai suoi genitori, dall'amico alla ragazza in cerca di se stessa... Piace soprattuttoil poter spiare come potrebbe essere la vita di un ragazzo che tenta di farsi una vita da solo senza averne l'esperienza.
Il primo film di Calà da protagonista assoluto è una gradevole commedia che col tempo diverrà un vero cult. Battute a raffica e un bel cast di supporto, tra cui un grande Buzzanca (anche se in declino commerciale) che spesso ruba la scena al protagonista, Salvi, Di Pinto e la bella Audray. Bellissime le scenografie che reinventano l'arredamento del loft di Calà con un sottile gusto Pop-Dadaista. Non certo un capolavoro, ma ad avercene film del genere al giorno d'oggi! Uno degli ultimi film di genere.
Classico Calà, all'epoca (lo vidi al cinema... ) divertentissimo, oggi passato di cottura. Alcune cose non si possono più guardare, altre invece (l'arredamento, specie quello del bagno... ) resistono. Calà non è un grande attore, ma gli va dato atto che solo lui poteva essere convincente nel pronunciare frasi tipo "letto a quattro piazze modello maiale in calore"! Da qualche parte - vergogna! - devo avere il 45 giri: vado a ridere da solo.
E' un film che risulta gradevole con un Calà misurato rispetto ai suoi film successivi. Nel complesso funziona anche se molte cose, se prese singolarmente (la coppia Buzzanca-Calà e la storia in sè cosi come qualcosa d'altro), funzionano poco. Uno dei film di Calà più famosi ma, secondo me, non tra i migliori.
Passabile commedia. La storia non subisce mai particolari evoluzioni e si presenta lineare e semplicissima. Ritmo elevato, battute a raffica (anche se non tutte riuscite) moltissime ideuzze alcune delle quali simpaticissime. Risi si dimostra già un regista capace: memorabile il modo in cui è rappresentato l'appartamento del protagonista. Notevole il cast: Calà non sarà bravissimo ma è di una simpatia unica; Buzzanca, il migliore, è memorabile; la Audray fa quello che deve fare e anche Francesco Salvi funziona. Musiche deludenti.
Jerry Calà ha il "dono" di suscitare in alcuni spettatori un'istintiva antipatia (limite non da poco per un attore). Detto ciò, bisogna riconoscere che questo suo primo film da protagonista è tutto sommato gradevole. Prendendo spunto da una mania post-adolescenziale (la ricerca della vita indipendente) Marco Risi (regista di indubbio talento) confeziona una garbata commedia con alcuni spunti simpatici impreziosita da un Buzzanca in gran forma. Certo non un capolavoro ma vedibile.
Lontano dall'essere un esempio di perfezione cinematografica, Vado a Vivere da Solo riesce però a centrare il tema più adatto per un simpatico (e un pò triste) Jerry Calà, posto qua nei panni di Giacomino (nome che rimanda ad un "viziato", dalla società costretto a restare eterno immaturo). La splendida regia e la discreta sceneggiatura (opera congiunta di Risi, Calà e de fratelli Vanzina) riesce a coinvolgere lo spettatore, appassionato di fronte all'esperienza (a tratti pure drammatica) del protagonista. Bravi (e simpatici) anche gli attori di contorno (Buzzanca, Salvi e la Audray).
Sicuramente una gradevolissima commedia che, se vista alla sua uscita (cosa pressochè impossibile per me), avrebbe deliziato ancor più. Purtroppo, poi, Calà negli anni ha continuato con i suoi tormentoni finendo per far risultar mediocri anche i suoi primi film. Al di là di ciò piace molto la storia nella sua semplicità ed attualità, piacciono molto sia Buzzanca, che recita il personaggio più congeniale per lui, ed un silente o quasi Salvi. Le battute sono fresche e veloci e gli ammiccamenti mai volgari. 3 pallette!
Mediocre pellicola a cui da poco si è aggiunto un inutile finto sequel. Scritto malamente e diretto con scarso nerbo da Risi, si affida prevalentemente all'istrionismo di un Calà a tratti insopportabile, nel ruolo del protagonista. Sprecatissimo Buzzanca. Da dimenticare.
Un buon Calà (ma farà molto meglio nel Ragazzo del pony express) e un Buzzanca sottotono per una tipica commedia "vanziniana" diretta da Risi. A me sinceramente ha fatto ridere davvero poco, ma non è un brutto film. 26 anni dopo Calà ebbe la pessima idea di un "sequel".
Uno dei Calà più iconici, grazie alla sceneggiatura che rende spedita soprattutto la prima parte e alla verve di un Buzzanca che funge da perfetta spalla e compensa col suo mestiere l'esuberanza dell'altro. Non regge al passare degli anni ma rimane una gradevole testimonianza di quella comicità che iniziava a inseguire tempi e battute di stampo televisivo.
Altro film cult degli anni ottanta, con Calà in formissima alla ricerca della vita indipendente e scevra da ogni dipendenza. Buzzanca (storico il suo "castigata?") fa il compagno esperto ma sfigato al tempo stesso e Salvi lascia sempre il segno con la sua vena comica mai banale. Da vedere.
La prima parte (l'incipit e la narrazione delle prime sequenze, zeppe di trovate funzionanti se pur semplici) è serratissima. Jerry è in gran forma, sia mimica che verbale, e ad accompagnarlo sono una serie di comprimari tutti in stato di grazia, dal migliore che a mio parere è Buzzanca (così intrepido da far ridere in ogni suo movimento) a Salvi che, se anche personaggio minore, lascia il segno e non smentisce mai i suoi modi. Il tutto si indebolisce quando c'è in scena la Audray e si appiattisce sempre piu esaurito il contesto iniziale.
Un Calà in buonissima forma, quello al suo esordio da 'solista', in un film dalla sceneggiatura semplice semplice ma pieno di situazioni divertentissime. Certe battute mi fanno ancora oggi ridere di gusto e mi capita di cogliere anche una vena surreale in alcuni momenti, che non è disprezzabile (alla 'Giancattivi'...). Il comprimario Buzzanca è bravissimo e scatenato, sebbene la sua parte risulti un po' forzata. Francesco Salvi cinicamente spassoso.
MEMORABILE: Calà gioca calciando una lattina vuota, arriva un signore che gliela ruba, Calà: "Uno fa tanta fatica per costruire un'azione...": metafora della vita!
Gradevole commedia agrodolce per l'esordio di Calà, qui in gran forma. Le battute riuscite si sprecano, anche grazie a un cast di contorno sicuramente efficace, dal sempre bravo Buzzanca al simpatico Salvi, passando per il mitico Di Pinto; perfetta per la parte anche la Audray e molto brava l'attrice che interpreta la madre di Calà (di cui non mi sovviene il nome). L'arredamento del loft, dal gusto pop, è indimenticabile; buona infine la regia di Risi. Nel complesso una commedia pienamente riuscita, non eccelsa ma di buon livello.
Cult assoluto della carriera di Jerry Calà, non è un capolavoro (ed altri film successivi come Un ragazzo e una ragazza sono migliori) ma i dialoghi sono ricchi di battute divertenti e il ritmo non rallenta mai. Calà inoltre è un protagonista simpatico, divertente senza essere volgare e qui inoltre c'è la partecipazione di un Buzzanca particolarmente sopra le righe ed esilarante. Risi si dimostra già un buon regista e la colonna sonora è piena di canzoni notevoli.
Esordio in celluloide per Risi jr che dirige una pellicola che pur non brillando per originalità, presenta qualche spunto simpatico e qualche momento azzeccato e riesce ad essere almeno meno volgare della media del genere. Calà conferma che il suo repertorio attoriale avrà al massimo una mezza espressione. Potabile.
Esordio alla regia cinematografica di Marco Risi e felice inizio di una collaborazione con Calà (seguiranno altri film sempre di buon livello). Tra farsa, giovanilistico e pochade di stampo classico, Vado a vivere da solo si giova di una vicenda già di per sè divertente, ma è la grande performance di Calà la spina dorsale del film il quale, con la sua spontanea verve un po' maldestra, alleggerisce una pellicola girata per la maggior parte in un claustrofobico loft. Buzzanca un po' troppo sopra le righe.
Giovanilistico nello stile e nel contenuto, perfettamente adatto al suo protagonista e complessivamente divertente. Non sono molti i film in cui Jerry Calà mi sia piaciuto (è necessario ricordare il mito Vacanze di Natale, però); ma qui, complice una sceneggiatura intrigante e pure minimamente "spregiudicata", che tratta aspetti convenzionali e diffusi della vita dei "ragazzi", alla fine l'insieme funziona bene e il film si prende tre buoni pallini.
MEMORABILE: La mamma che sballa dopo il fumo e il ballo (roba da "R" negli USA!)!
Aveva fatto le prove con I fichissimi, ma è con questo film che Jerry Calà ingrana la quarta, si distacca del tutto dai Gatti di Vicolo Miracoli e inizia la sua carriera solista di star comica degli anni '80. Il tema del ragazzo che va a vivere da solo è trattato con una certa ironia e Calà ci mette del suo. La partner femminile è molto bella e buona è la partecipazione di Lando Buccanca, che sembra qui sul punto di passare il testimone di homo heroticus a Calà. Simpatiche certe scene, tipo il gabinetto collegato al juke-box, orecchiabile la canzone dell'attore.
MEMORABILE: Giacomo/Calà ai suoi genitori: "Mamma, papà, vado a vivere da solo, ma badate... i soldi me li date voi"!
Il titolo più celebre della filmografia di Calà, ma personalmente gli preferisco di gran lunga Colpo di fulmine o al massimo l'umile Ragazzo del pony express, se parliamo di comicità pura. Non che questo sia brutto intendiamoci, ma dà proprio l'impressione di essere invecchiato male, essendo più legato di altri al proprio periodo storico. Qualche bel momento divertente c'è, ma si alterna purtroppo a parecchie situazioni assurde e un po' scontate. Forse all'epoca era diverso, ma quello che resta oggi è un filmetto appena passabile.
Commedia leggera leggera diventata un piccolo cult grazie alla presenza di un ottimo Jerry Calà alias Giacomino, deciso a vivere da solo a causa di genitori troppo apprensivi. Il film scorre bene, il protagonista spara battute a raffica come nel suo stile. Non mi è piaciuta la parte di Buzzanca, a tratti noiosa e ripetitiva. Bellissima Elvire Audray, ma quando recita... Non male, nel complesso.
Jerry Calà, in un periodo in cui la sua fama era al massimo livello, interpreta un personaggio che incarnava i problemi e le difficoltà di un giovane alle prese con il distacco dalla famiglia. Non tutte le gag purtroppo funzionano e la forza maggiore del film è data dal personaggio interpretato da Lando Buzzanca, di un livello nettamente superiore rispetto al protagonista.
A mio avviso uno dei migliori, se non il migliore, film del Calà solista. Un ritmo mai domo guidato dalle battute di Calà (molte in presa diretta, senza bisogno di doppiaggio) rendono la visione divertente praticamente per tutta la durata del film. Salvi e Buzzanca vengono utilizzati in modo azzeccato come personaggi di contorno, ma il mattatore è Calà, che senza volgarità riesce a far ridere quasi col nulla, usando una semplice parola e usando quel suo faccione da schiaffi. Film leggerino ma dopo 25 anni ancora regge.
26enne decide di lasciare il tetto familiare. Lo spirito tra l'ironico e il tenero di Calà si adatta al ruolo da protagonista nel quale, specie all'inizio, spara tutte le cartucce del repertorio. Con l'entrata dei vari comprimari il film si sgonfia anche per scelte non troppo azzeccate. Buzzanca è pesantino e dalla francese non si può pretendere oltre il colpo d'occhio; meglio il cinismo di Salvi. Finale caotico che passa dalla voglia di libertà alla soluzione della solitudine. Nota per la canzone “Il monolocale” di Battisti.
MEMORABILE: La corrente a cura dell'Anicagis; Indovina chi viene a cena; Il deserto dei Tartari.
Di decadi ne sono passate diverse e, a distanza di tempo, va ammesso che il film è invecchiato peggio di altri. L’inizio è ritmato e divertente per poi affievolirsi in una comicità un po’ banale, quasi infantile, certamente ingenua. Le risate più spontanee sono grazie alla mamma di Giacomino (Elsa Vazzoler), mentre Calà non si discosta per nulla dalle battute e dal personaggio che lo hanno consacrato in quegli anni. Ancora attualissima l’atmosfera kitsch pop del loft e sempre piacevole la colonna sonora. Audray sexy ma forzata e snervante.
Prodotto che porta nel DNA l'inconfondibile marchio degli anni '80, vede l'esordio alla regia di Risi jr. con Calà per la prima volta protagonista. Più che il valore cinematografico, piuttosto modesto, si fa apprezzare dal punto di vista documentale, come testimone di un periodo particolare del nostro Paese. Pochi i momenti davvero divertenti, buono l'apporto dei caratteristi che se la cavano meglio del protagonista, il quale non va oltre le solite gag, tutte abbondantemente già viste. Non un brutto film (Calà farà decisamente di peggio), ma comunque niente di imperdibile.
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Non ricordo molto la pellicola, però potreste a grandi linee elencare o spiegare il contesto sociale in cui questo film nasce e tenta di farne commedia ? Mi incuriosisce.
DiscussioneZender • 22/07/19 07:35 Capo scrivano - 47802 interventi
Il contesto sociale è quello degli Anni Ottanta, rispecchiati a mio parere molto bene sia dal linguaggio che dai personaggi (che pure hanno ancora certo sapore seventies tipo il Di Cioccio che affitta la casa a Jerry, la stessa disinibita Audrey). L'idea stessa de figlio di papà che per andare a stare da solo dice "Sia chiaro, i soldi... me li date voi". Io l'ho visto sinceramente una vita fa e dovrei rivederlo, ma lo ricordo con grande affetto e non penso sarebbe un film collocabile in altra epoca se non quella.
esatto, aggiungici le modalità diciamo così post-moderne del modus citandi di calà, vero e proprio imbuto di birignao pubblicitari, sloganistici e musicali d'epoca (boutades che ascoltate oggi da chi è nato, poniamo, a fine anni 90, l'effetto potrebbe essere "ma dovrei ridere?!") e il film si arrocca vieppiù in quel periodo, perdendo di atemporalità. però sono con zender, chi ha qualche primo peluzzo bianco sul pizzetto se lo rivede con affetto e tenerezza.
DiscussioneRaremirko • 22/07/19 22:29 Call center Davinotti - 3862 interventi
Schramm ebbe a dire: fondamentalmente d'accordo su tutto. a freddo aggiungo che posso capire perché possa lasciare intirizzito, perplesso o deluso chi, come rare, non è cresciuto in quegli anni e non ne ha vissuto in prima persona lo spirito. per le più recenti generazioni la comicità di un film come questo, strettamente interfacciata a stagionali (e a loro modo epocali) tormentoni televisivi di allora (d'altronde un vezzo di calà), rimane quasi incomprensibile. però non c'è dubbio che assieme a sapore di mare questo rimane il film dove calà ha dato il 100%. personalmente, poi, la canzone omonima che accompagnava il trailer (e che nel film si sente solo nei titoli di coda) resta un mio mnemonico punto debole affettivo
Grande schramm, proprio così.
Per il resto, ribadisco comunque che trovo l'opera più utile a livello sociologico che filmico.
Come fatto notare è un film inchiodato a quegli anni: si scorge un po' di edonismo e spensieratezza Anni '80, ma si percepisce da alcuni dettagli il vissuto della giovinezza nel decennio precedente. Complessivamente lo considero un buon film (a patto che piaccia Jerry Calà, se no si parte prevenuti). Bisogna pure far notare che è stato l'esordio alla regia per Marco Risi, quindi come tutte le opere prime ci sono i pregi della freschezza ma anche i limiti di chi, per la prima volta, ha a che fare con attori professionisti (…il loro estro!), le varie problematiche che si possono incontrare e riuscire a tenere alto il tenore di comicità/ritmo per tutta la durata. Il film, infatti, pecca di una regia non propriamente robusta. Calà fa Calà e lo fa bene; qui in versione esordiente da "solista", quindi se vogliamo anche lui era più o meno nelle stesse condizioni del suo regista. Il connubio Risi-Calà (ben tre film insieme) è stato per me una delle cose più interessanti del cinema "commerciale" italiano Anni '80.
Rivisto ieri sera e avandone il dvd, devo dire che il film e invecchiato molto bene , anzi dirò di piu, fa probabilmente ancora piu ridere di quando lo vidi diversi anni fa in tv.
Calà perfettamente a suo agio in un ruolo che gli era cucuto addosso, (d'altronde buona parte della sua filmografia è basata sull eterno studente a caccia di ragazze con situazioni tragicomiche), e poi cè secondo me il vero pprotagonista o quanto meno il cooprotagonista assoluto del film ossia il mitico loft rifatto in stile kitch diventato negli anni un piccolo cult per gli amanti del film. Anche il cast di contorno era veramente ben assortito, con caratteristi e attori perfetti nei loro ruoli come la divertente friulana Vazzoler nel ruolo della mamma con una mimica fantastica (il suo grossolano pianto e la sua spudorata risata), e un Buzzanca superlativo per certi versi, con quel suo "Signoraaaaa" e quel suo divertente sarcasmo che si intrufola in casa del povero Calà rendendogli la vita ancora piu difficile. La prima regia di Risi è da applausi non era facile alla prima incastrare il tutto, certo foirse aiutato anche da Calà stesso che allora (purtroppo ora non più) era pieno di energie e idee, che hanno contribuito alla fortuna dei suoi film in queglli anni.
Non capisco come si può dire che sia anacronistico? Anacronistico di cosa e perchè? Perchè i giovani d'oggi non sono piu come il protagonista o non ci si vedono piu in lui? Ma questa è storia vecchia, anche negli anni successivi il cinema italiano sfornò protagonisti che negli anni successivi erano gia abbondatemente sorpassati. Magari averlo oggi il Calà di quegli anni o il poter tornare indietro a quegli anni rivivendoli, in quel film e in tanti altri li c'era un energia enorme che poi ahimè si è persa negli anni a venire.
DiscussioneZender • 18/04/20 18:12 Capo scrivano - 47802 interventi
Ma certo, concordo. Anacronistico nel senso appunto che i giovani d'oggi non sono più come il protagonista o non ci si vedono più in lui. Ciò non vuol dire che sia un difetto, rispecchia bene certa "gioventù" di quegli anni ed è un film che adoro.
Aggiungo al post di Xtron il formato corretto ossia 1.85:1 e l'audio italiano dolby 2.0 e come vano extra l'intervista a Calà, e le classiche schede regista e cast.