Unit 7 - Film (2012)

Polizia e corruzione nella Siviglia di fine Ottanta, alla vigilia dell'Expo 1992. Il "Grupo 7", composto da quattro giovani pronti a tutto, s'imbuca tra i vicoli e corre sui tetti della città andalusa per arrestare, bloccare, incastrare piccoli e grandi spacciatori, ai quali talora sottrae qualcosa per "arrotondare". In America di film così se ne girano a decine, perché non se ne dovrebbero produrre anche in Spagna? Tanto più che l'ambientazione insolita rappresenta indubbiamente un valore aggiunto e non si può dire che non rivesta la sua importanza, nell'impatto generale. Le architetture bianche, le strade strette, le piccole cupole...Leggi tutto sulla cime dei palazzi, la città ripresa dall'alto, gli anni che passano scanditi da filmati di repertorio che documentano la costruzione delle strutture dell'Expo... E' però quasi solo questa la caratteristica di un certo valore riscontrabile nel film di Alberto Rodriguez, per il resto un concitato, confuso rincorrersi e fermarsi con le soste al bar, gli incontri col superiore che minaccia di sciogliere la squadra, i rapporti minimali dei due principali protagonisti Angel (Casas) e Rafael (De La Torre) con le loro donne. La percezione che hanno i media della squadra si riassume nelle poche frasi di un'intervistatrice a cui Angel risponde con freddezza: quelli del “Grupo 7” sono visti quasi come dei giustizieri, pressoché infallibili e rudi, ma naturalmente non da tutti approvati per i loro metodi. Gli altri due componenti sono il più espansivo Mateo (Núñez) e Miguel (Poga), che ancora vive con la madre. Stanno ai margini, ben presenti nelle scene di... gruppo ma secondari, descritti con tratti assai banali un po' come tutti. Il solo Casas può contare su un carisma personale che agli altri manca e le scene migliori sono infatti le sue: più atletico, risoluto, non chiacchierone ma nemmeno muto. E intanto si corre, si irrompe nelle case, si scambia qualche parola con una prostituta o con il pavido informatore, si cerca la droga nascosta dietro le pareti sempre accompagnati da una regia caotica e naturalmente iperdinamica, aiutata da una colonna sonora a frequenti basi percussive che qualcosa di buono aggiunge. Quel che però fa scadere a livello visivo il film è la brutta fotografia, dai toni ocra e bluastri, impastati e dai contrasti inutilmente accentuati, che non riesce proprio a valorizzare le location immergendo il tutto in una scialba patina per nulla in grado di rievocare gli ultimi anni degli Ottanta, ricostruiti anche per il resto poco “visibilmente”. Non esiste una vera trama da seguire: sono scene autonome, in buona parte simili l'una all'altra; stereotipata la figura della ragazza eroinomane che vive con Rafael, nullo il disegno del pallido villain che si guadagnerà un breve spazio nel finale, stinti sullo sfondo gli altri personaggi secondari. E anche il finale arriva d'improvviso senza un perché, dopo un epilogo inutile quanto, tutto sommato, l'intero film...

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