...Unico indizio, un anello di fumo - Film (1977)

Un killer professionista, lasciato dalla moglie, accetta un "incarico" in Inghilterra. Avrà diverse sorprese. Spacciato come "thriller", questo film non ne ha né il ritmo né la suspence, annacquato com'è da inopportuni flashback e verbose digressioni. È anche una storia di disperazione amorosa, ma Sutherland - gelido! - non convince né come innamorato né come disperato. Si salvano la fotografia cerulea-rossastra e il triste finale, epilogo di un amore inquieto e di un gioco rischioso.

La storia é interessante e l'intreccio abbastanza intricato, ma il ritmo è davvero lentissimo e rende poco coinvolgente il tutto. Comunque buona prova di Sutherland come protagonista; sprecato invece Plummer in un ruolo minimo. Bello il tema ricorrente al pianoforte; finale a sorpresa.

Thriller e dramma si incastrano alla perfezione ed è altrettanto efficace nel contesto del film la desolazione dei luoghi, sia Quebec che Suffolk, al punto che il senso di isolamento e solitudine interiore rasentano lo smarrimento totale. Bravi tutti gli attori; si rivedono gli argentiani Hemmings e Racette. Il finale però è scontato: non si fa in tempo a eliminare il vertice di un'agenzia segreta che ne è già stato creato uno nuovo ancora più alto e la confessione di Celandine rischia di smorzare gli entusiasmi anziché dare un'ulteriore sorpresa.

Thriller psicologico che non sarebbe male per le atmosfere costruite su ambienti particolari e con efficaci note musicali di Robert Farnon. Peccato che i pretesi risvolti psicologici annacquino tutta la parte di tensione e che il ritmo dell'opera rischi a più riprese di diventare soporifero (si ha l'impressione che lo stesso Sutherland si farebbe volentieri una dormita).

Conclusa una missione, un abilissimo killer professionista scopre che l'amata moglie lo ha piantato dopo aver scoperto la sua vera attività. Nonostante il morale a terra,  l'impossibilità di restituire un pagamento anticipato lo obbliga ad accettare un altro incarico... Forse il regista pensava di nobilitare la materia dirigendo un thriller come fosse un dramma coniugale alla Bergman, ma il talento non si imita e quel che ne è venuto fuori è un film dal ritmo narcolettico il cui peggiore difetto è sprecare un bel cast maschile. Non sbadigliare è un'impresa impossibile.

Un'elegia sulla morte, intesa come momento cruciale della vita, porta aperta sul dopo e allo stesso tempo un'interrogazione sul senso dell'amore, i sottotesti di un film ricercato (dalle location agli oggetti di scena, alla fotografia) sorretto da un cast di grandi professionisti. Dall'incedere lento, un pregevole e raffinato thriller che coniuga una spy-story a profonde riflessioni esistenziali. Sutherland, in una performance attoriale di livello, fa onore alla settima arte.