Ci sono film che non possono essere affrontati come gli altri: se ci si siede sperando di assistere a un onesto giallo sulla scia dei nostri, magari ispirato ad Agatha Christie come la trama suggerirebbe, si rischia di provare disgusto già dopo i primi venti minuti: recitazione sotto gli standard, dialoghi che sembrano voler spiegare senza riuscire a farlo, regia che inquadra volti e oggetti apparentemente a caso infilando primi piani senza senso, riprendendo da posizioni assurde, girando come capita e lasciando che il montaggio faccia danni anche peggiori. In aggiunta le sosia di Brigitte Bardot (Gaioni) e Joan Collins (Geisberger), tanto per gradire. Siamo in una grande villa con meraviglioso parco...Leggi tutto annesso dove i sei personaggi in cerca d'autore (che non trovano, perché Canevari non è Bava e certi sperimentalismi bisogna aver gran gusto per gestirli) sono ladri che dopo un furto commesso 11 mesi prima in una banca di Amsterdam devono finalmente aprire la grande cassaforte che contiene la refurtiva utilizzando le loro sei chiavi diverse (più una, che viene dal settimo ladro, tale Borìs, ucciso in precedenza). Peccato che il più ciarliero nonché drogato la chiave non la faccia saltar fuori e che quindi la cassaforte (emersa da una piscina!) non s'apra. Sarà il primo a morire (in perfetto stile "Dieci piccoli indiani") ma non l'unico, mentre Canevari continua a dirigere un film che si disinteressa minuto dopo minuto della storia (di rara banalità e inconsistenza) per dedicarsi ad altro. Come detto è quello che poteva permettersi Bava, grande artista teorico della sceneggiatura non necessaria, ma Canevari no: può incuriosire per un po', stupire di tanto in tanto, ma qui manca sufficiente qualità per reggere l'impatto fumettistico che si vorrebbe ricercare. Quando entra in scena un vecchierello misterioso per aggiungersi al gruppo chi più si chiede chi sia o non sia? Si è già capito che gli intenti sono altri e conviene scordarsi di pensare alla storia per concentrarsi sulla bizzarra messa in scena, sugli effetti prodotti da riprese a metà tra il pop e la psichedelia che però colpiscono nel segno solo in minima parte, giusto perché dai e ridai qualche momento curioso e riuscito lo infili per forza. C'è insomma il bisogno di affrontare il film sapendo a cosa si va incontro. Se vi spinge la curiosità per un fumettone estetizzante che usa l'intreccio giallo come mero pretesto potrà anche piacervi, ma siamo sempre lì: un bel gioco dura poco, e se non è neppure così bello dovrebbe durare ancor meno. Per amatori.
La cassaforte del titolo attende 6 chiavi per essere aperta, ma uno dei 6 super-ladri ha perso la propria e qualcuno lo fa secco. Fra gli altri (più la fidanzata del de cuius) c'è tensione... Incredibile thriller pulp-psichedelico di Cesare Canevari, fra atmosfere stralunate e a tratti orrorifiche, inquadrature avanguardistiche, e un cast atipico in cui spicca il figlio (noto cantante lirico) del sommo Vladimir Nabokov. Molti momenti notevoli in questa perla del nostro cine-pop, assolutamente da recuperare. Occhio alla fine, letteralmente.
Buon giallo pop diretto da Canevari, che supplisce alle evidenti ristrettezze del budget con una regìa inventiva e fantasiosa. La storia è piuttosto semplice, ma vedere un utilizzo così intelligente di (non) attori e location fa passare la convenzionalità della trama in secondo piano. Un film ingiustamente semi-scomparso che meriterebbe attenzione.
Pesantemente influenzato dalle atmosfere di fine 60, questo interessante thriller sembra ripercorrere le orme del solito 10 piccoli indiani, ma la sorpresa è in agguato. Ottima prova degli attori, quasi tutti non professionisti, sono presenti nel cast il figlio del lirico Nabokov e la bellissima Cristina Gaioni, nota allora come la Bardot italiana. Un buon film che merita la edizione DVD.
MEMORABILE: L'uomo nel garage a tenuta stagna, la porta elettrizzata.
Interessante versione italica (non ufficiale) dei 10 piccoli indiani, ma il film è molto di più. Pop, con vaghi accenni erotici (si intravede un seno), inventivo (i vari delitti, soprattutto quello con l'acqua). Non male anche il finale; il cast straniero si prodiga (ben doppiato). Un gioiellino.
MEMORABILE: La sensuale protagonista moglie del fu Boris.
Un bell'esempio di come basso budget e inesperienza tecnica possano essere assolutamente tollerabili quando l'autore ha in mente ben precisa l'idea del film che vuole fare. Canevari non riesce a nascondere la poca padronanza del mezzo tecnico, raccontando parecchie scene a più attori con molteplici primi piani dalle angolazioni più disparate e scordando i totali che ci facciano capire un po' di più in che relazione siano gli stessi tra loro, però, come si diceva, ha un'idea precisissima del film che vuole fare e pure piuttosto originale e divertente: un giallo pop e fumettistico.
Bel thriller in salsa pop con tutti gli ingredienti del caso: colori saturi, caleidoscopi, girotondi, zoomate, fuori fuoco, musichette ossessive, accenni sexy, uso fantascientifico di armamentari tecnologici vintage (le riprese spiate dalle telecamere a circuito chiuso hanno un assurdo montaggio cinematografico). Il Canevari dell'epoca è un regista interessante, che nel successivo Io, Emmanuelle confermerà la stessa vena pop appesantendola di qualche intellettualismo in più; qui la cifra è più divertita e si lascia seguire senza intoppi. Buono!
MEMORABILE: Il momento migliore è il garage pieno d'acqua, ma quello più cult è la macchia gialla sulla pellicola che anticipa la scritta "fine".
Giallo-pop poco riuscito. Non funziona la trama, troppo fredda e meccanica per riuscire a coinvolgere, così come non funziona il ritratto degli spietati personaggi. Non funziona nemmeno la confezione, con inquadrature fumettistiche che, associate ad un montaggio impreciso e dozzinale (sono presenti discontinuità, scavalcamenti di campo e "stranezze" a tutto spiano), non fanno che rendere il tutto ancora più piatto. Un netto miglioramento nella parte finale non risolleva il film, vagamente affascinante ma privo di anima.
Precede di tre anni Cinque bambole di Bava e ad esso si accosta per il canovaccio modellato su “Dieci piccoli indiani” e le sue bizzarre trovate, la sgargiante psichedelia che assorbe décor, abiti femminili e fotografia, la pervasività delle musiche e il finale beffardo. Dal portamento e dal doppiaggio degli attori è chiara l’intenzione parodistica nei confronti del thief-movie e il divertimento che ne consegue non è neanche troppo lontano da un episodio di Lupin. Un’allegra anarchia guida i movimenti di macchina, frenetici ed estrosamente sbilenchi: è l’abbiccì del cinema canevariano.
MEMORABILE: La Gajoni denudata per estorcerle la confessione; l’omicidio nel garage; la macchia gialla che palpita in attesa di prendere forma nella parola FINE.
La trama è inconsistente e gronda di buchi, assurdità e incongruenze di ogni tipo, ma è soverchiata dal fascino delle scenografie pop esaltate da una fotografia dai colori pieni e sgargianti, dalla bizzarria dei movimenti di macchina e delle inquadrature, da certe trovate di sceneggiatura, dal mix di ironia e violenza sadica tipico dei fotofumetti sexy di quegli anni. Fra gli attori, molti non professionisti e un pregevole comparto femminile: la bionda Cristina Gajoni, la graziosa Karina Kar e soprattutto la luciferina Marie Louise Greinsberg.
MEMORABILE: I primi piani sul volto della Greisberger.
Psichedelico giallo pop claustrofobico alla Agatha Christe ambientato in una magnifica villa nei pressi di Varese. Nonostante un cast di sconosciuti che appaiono solo in questo film il film è ben recitato (forse merito del doppiaggio). Splendida la fotomodella francese Greisberger, sensualissima la Bardot italiana Cristina Gaioni.
MEMORABILE: L'inizio con i protagonisti che scendono dalle macchine; La morte in garage e il finale.
Sono quelle vie di mezzo fra spy movies e gialletti decorati che qualcuno classifica addirittura come thriller. Il film non sarebbe neanche adattabile a un fotoromanzo, ci farebbe invece un figurone come fumettone variopinto! Parlando seriamente sono altri tempi, altre maschere, altri stili e tutto è terribilmente fuori fase. Ha solo 44 anni, ma si dimostra antidiluviano perfino rispetto al primo 007 come invenzioni e deduzioni. La Gaioni, senza nulla toglierle come attrice, acconciata nello stile bardottiano fa proprio ridere... a quel punto è meglio la Schiffer.
MEMORABILE: Il lancio del bastone a mo' di giavellotto; Il colpo finale della studentessa.
Originale e curioso intreccio giallo pop psichedelico, vicino per ispirazione visiva e fumettistica al Diabolik di Bava. Alcune inquadrature sono d'assoluta avanguardia, vi è un notevole gusto estetico per le scenografie, per i trucchi e i costumi eccentrici, la storia è però parecchio bislacca ed il ritmo altalenante. Insomma alti e bassi, ma da vedere perchè unico ed oggi irripetibile.
Un progetto ambizioso con pretese autoriali e una forte accuratezza formale nella messa in scena, nei costumi, nel trucco, perfino nelle acconciature. Il film è girato in una villa da mille e una notte, di quelle che all'estero costituiscono un eccellente biglietto da visita delle magioni italiane e presenta una Mystère sessantottina (Maria Luisa Geisberger) indimenticabile. Detto questo si rilevano altresì forzature di script e un tessuto narrativo altalenante. La pellicola è poco scorrevole e alcuni personaggi maschili appaiono caricaturali.
Un piccolo gruppo di ladri si ritrova in una villa per spartire il bottino, ma nascono due problemi: manca una delle chiavi della cassaforte ed i convenuti iniziano a morire uno dopo l'altro. Simpatica e divertente pellicola che se non presa troppo sul serio, risulterà sicuramente piacevole agli amanti del genere. L'intreccio è meccanico ed oggi appare anche abbastanza prevedibile nei suoi sviluppi e nelle sue dinamiche. Tuttavia la storia si lascia seguire gradevolmente e la confezione è ben più curata che in altre occasioni dello stesso tipo. Si può tranquillamente vedere.
Piuttosto sgangherato ma gradevole questo giallo a eliminazione dove ci sono sei contendenti e un ricchissimo bottino di pietre preziose irraggiungibilmente chiuso in una enorme cassaforte di piombo. La macchina da presa svolazza fra stivali in primo piano, volti ipertruccati e altre stramberie optical. Vale più come divertissement che altro (di thrilling ce n'è ben poco).
Sul finire dei sessanta Canevari ci regala questa pellicola che definirei curiosa, caratterizzata da belle ambientazioni, atmosfere pop e musiche azzeccate con una certa aria carnevalesca in cui il regista estremizza le inquadrature cercando ogni volta di sorprendere lo spettatore e, in alcuni casi, riuscendoci pure. Un caper movie riuscito, in fin dei conti, con un cast mediocre ma azzeccato e un finale divertente.
Intrigante ammennicolo del nostrano cinema seriale, simpatica rêverie nel gran bazar dei film di genere. Canevari mette in mostra un non comune gusto plastico e una consumata sensibilità visiva, pagando però pegno a una trama inesorabilmente puerile e a una conduzione del gioco scioccamente meccanica. Così alla preziosa e caleidoscopica composizione dell'inquadratura fa da contraltare un cast le cui stereotipate caratterizzazioni non riescono mai a lasciare il segno e a risultare divertenti. Mancato tableau vivant, lussureggiante e fumettistico.
Dopo aver rubato un numero considerevole di diamanti la banda si ritrova in una villa per spartirsi il bottino; ma proprio qui cominceranno a morire uno dopo l'altro. Il film subisce le influenze positive della cultura pop (basti vedere gli abiti delle protagoniste) e rimane un discreto thriller fino alla fine. L'interpretazione migliore è quella di Alex Morrison nei panni di un uomo schiavo delle proprie dipendenze a tal punto da non rendersi conto di quanto gli sta accadendo. Il ritmo non è molto alto e a tratti si fa un po' fatica.
In una villa con parco (dotata, a tutta evidenza, più di telecamere che di fili d'erba) si raduna un gruppo di persone. Film sul tema del post-colpo grosso, un po' imparentato con la nota trama della Christie, ma di rara inconsistenza, che la palese imitazione dello stile di Mario Bava qua, e di Sergio Leone là, riesce solo occasionalmente a dotare di un briciolo di interesse. Tolti i citati richiami, ben poco resta: la trama è esile persino per la scarsa ora e mezza di durata, la recitazione è spesso sotto il livello di guardia, le pronunce esotiche fanno sorridere. Bella la Gaioni.
MEMORABILE: In peggio: l'esito fallimentare (il che è incredibile) della perquisizione della Gaioni; In meglio: la macchia gialla del lungo finale.
Thriller pulp psichedelico e fumettistico quasi al limite della parodia a firma di un regista "contro" mai completamente rivalutato. Girato in assoluta povertà, il film non esalta né come struttura (che ricalca un classico della Christie) né come sceneggiatura, ma si fa ricordare per una serie di trovate registiche e visive che nel loro piccolo finiranno per fare scuola. Finale beffardo, ma nel giudizio complessivo pesa uno sviluppo lento e macchinoso. Canevari non era Mario Bava (che qui sembra cercare di emulare), ma il film non è da bocciare completamente.
MEMORABILE: Lo scontro a fucilate visto mediante controcampi dai monitor.
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Maria Pia Di Meo: Maria Luisa Geisberg
Pino Locchi: Alex Morrison
Rita Savagnone: Karina Kar
Vittoria Febbi: Cristina Gaioni
Giuseppe Rinaldi: Dimitri Nabokov
Tomas è doppiato da Carlo Romano Il tedesco è doppiato da Bruno Persa Il "notaio" è doppiato da Oreste Lionello
CuriositàZender • 23/05/10 20:51 Capo scrivano - 48365 interventi
Per rendere in neretto una parola è semplicissimo, Ciavazzaro:
quando sei nel modulo di scrittura...
1) selezioni la parola che vuoi mettere in neretto
2) clicchi la B scura che vedi nel modulo di scrittura.
3) Verrà scritta una b tra parentesi quadre prima e dopo la parola.
4) Invii
Come suo solito (vedi anche La morte non ha sesso) il maestro Gian Piero Reverberi (fratello di Gianfranco) realizza -pur restando ancorato ad arrangiamenti orchestrali- musiche ossessive e martellanti, che sottolineano il montaggio sincopato e il clima psichedelico del film.
Uscita molto interessante,sarà utile per fare il confronto con la vecchia vhs
DiscussionePol • 3/02/12 21:44 Servizio caffè - 185 interventi
La prossima volta che passate da Varese vi porto a fare un giro, il parco non è enorme ma è carino e rilassante, l'ideale per svaccarsi a leggere un bel libro in una giornata di sole! Il tutto raggiungibile comodamente in auto a 5 minuti dal centro (fa molto reclame truffaldina da rete privata, ma è la verità :)
HomevideoXtron • 10/09/12 17:13 Servizio caffè - 2207 interventi