Un'idea semplice ed efficace, nata in Spagna (il film era FAMILIA) per essere poi sfruttata facilmente anche ad altre latitudini; e così, dopo la versione americana (NATALE IN AFFITTO) ecco quella italiana, con Sergio Castellitto nei panni del ricco insoddisfatto che paga una compagnia teatrale per crearsi una famiglia ad hoc con cui festeggiare il Natale. Attori insomma, pronti a recitare nel ruolo della moglie (Gerini), del fratello (Giallini), della vecchia madre (Occhini), dei quattro figli e della moglie (Crescentini) del fratello. Con un copione da seguire, un breve passato da mandare a memoria per compiacere colui che paga e illuderlo di essere al centro di una famiglia perfetta, per l'appunto....Leggi tutto Gli spunti per mescolare realtà e finzione ingenerando imbarazzi ed equivoci a catena c'erano tutti, ma il film sembra invece preferire, alla via comica, quella più riflessiva, attraverso cui focalizzare le contraddizioni di chi fatica ad accettare di subire le prevaricazioni del committente o di chi rischia di prendere un po' troppo seriamente i nuovi rapporti "virtuali". A Giallini il compito di riportare a più riprese tutti coi piedi per terra, ricordando, appena Castellitto esce di scena, che si tratta semplicemente di una recita a cui attenersi senza colpi di testa, nonostante le frequenti improvvisazioni non richieste dello "spettatore unico". La sceneggiatura tuttavia non riesce a trovare i guizzi che facciano uscire il film dai binari della commedia laccata un po' troppo preconfezionata, puntellata da una colonna sonora molto ruffiana. A staccarsi nettamente da tutti, in un quadro complessivo comunque buono dal punto di vista della recitazione, è la Gerini, davvero in parte e valore aggiunto, in grado di dare il necessario spessore a quella che diventa anche grazie a lei la figura chiave della vicenda; la stessa ottima performance non riesce invece a Castellitto, decisamente meno convinto. Giallini, pur ricorrendo a quelle volgarità cui difficilmente sa rinunciare, è il più divertente (ma senza sbracare, perché assieme a quello della Gerini il suo è il personaggio più interessante), mentre a Francesca Neri spetta il compito di aprire la fase che a logica doveva essere quella della svolta (l'arrivo in casa di qualcuno non a conoscenza del "trucco" e inevitabilmente destinato a scoprire qualcosa di "strano"); la svolta però, al di là di un paio di buoni momenti, non c'è, a conferma di una piattezza generale che si trascina fino a una conclusione oltremodo strascicata, con ovvi scambi di sguardi, sorrisi e silenzi in un zuccheroso epilogo natalizio consumato tra i fuochi artificiali. La coppia giovane una volta tanto non dispiace (almeno lei), meno sopportabile quella formata dai due bambini; cameo al supermercato per il sempre bravo Mattioli. La sensazione generale è quella di una buona idea sviluppata oziosamente, con correttezza ma senza sfruttarne le vere potenzialità comiche, adagiandosi in una brillantezza più figlia dell'idea originaria che non della sceneggiatura.
Un brillante rifacimento del film spagnolo "Familia" di Fernando Leon de Aranoa (1996). Una commedia che attraverso un ingegnoso escamotage tratta l'argomento dei rapporti familiari in bilico tra felicità, serenità e solitudine. I primi cinque minuti del film riescono, quasi, a rendere il personaggio "Castellitto" antipatico ma è sufficiente continuare nella visione per rendersi conto di come la sceneggiatura si articoli in una serie di esilaranti situazioni che traghettano lo spettatore tra finzione e realtà.
Dopo il passo falso di Immaturi 2, Genovese confeziona una commedia davvero sorprendente e brillante, dove nulla è fuori posto: dialoghi frizzanti, storia sempre in bilico fra il comico e l'amaro, cast praticamente perfetto capitanato dal grande Castellitto e da un Giallini sempre più lanciato, colonna sonora buona e mai troppo ingombrante. Un po' lungo forse, ma è sicuramente una delle commedie italiane più interessanti dell'ultimo decennio. Tante le battute felici, da non perdere.
Ispirata a un film spagnolo, una fiaba anti-natalizia sorretta da un cast discreto. Sergio Castellitto veramente cattivello e antipatico, mentre la più simpatica è Francesca Neri, che fa un cameo riuscito, visto che è il personaggio fuori dalla "famiglia". Non è più una sorpresa Marco Giallini, sempre bravo, anche nel ruolo di capo della compagnia di attori. Quanto a Claudia Gerini è sempre un bel vedere ed è sempre una bella tentazione. Una buona commedia nera, ma non così nera come Compagni di scuola o Parenti Serpenti.
Il film non è propriamente farina italiana bensì tratto da una pellicola spagnola del 1996, premiatissima. Ciò non toglie comunque alcun merito alla sceneggiatura, molto ben scritta, a un cast azzeccatissimo, in parte e vero pezzo forte del film: credo nessun altro attore oltre Castelitto sarebbe in grado di reggere una scena come quella in chiesa, magistrale prova di bravura. Lo sgambetto in agguato è nel finale, preceduto da un'altra ottima scena tra Castellitto e la Gerini, dove la melassa natalizia si aggrappa alla Neri.
Filmetto natalizio davvero deludente ed è un peccato, perchè le premesse per colpire, viste la splendida ambientazione umbra e la trama, c'erano tutte. A un Castellitto delirante che passa in un battibaleno da cattivaccio a buonista convinto, fa eco una Neri stralunata, completamente fuori ruolo. Anche Giallini è l'ombra del comico apprezzato in tante altre occasioni. Finale ultramelenso, ridicole le scene dell'arringa in chiesa e della vecchia "resuscitata" pescata nello stagno ghiacciato. Inguardabile!
MEMORABILE: L'unico personaggio "in" dal film; Il bimbo detto "Il Professionista" che arriva in elicottero e scende in corsa dall'auto per abbracciare il babbo.
Da un film spagnolo un fiacco remake girato in un casolare umbro. Una situazione assurda e forzata. Tante parole, tanti dialoghi, quasi sempre inutili. Alla fine, anche ripensandoci, rimane ben poco. Cast di medio livello (anche qui nulla di memorabile).
Ricco ipocondriaco ingaggia una una compagnia di attori perché interpretino la sua famiglia durante le festività natalizie, trascorse in uno splendido casolare della campagna umbra... Commedia italiana che ne remake una spagnola, con una prima parte intrigante e assai riuscita. Dopo l'apparizione imprevista dell'ignara Neri, si avvita un poco su se stessa, buttandola sul sentimentale, a rischio stucchevolezza (la scena della messa). Castellitto piuttosto in parte, Neri poco convincente, mentre il cast è assai azzeccato per quanto riguarda la famiglia (im)perfetta.
MEMORABILE: Il rifiuto del figlio grasso, occhialuto e non somigliante
Remake a tutti gli effetti di un'opera spagnola del grandissimo Fernando Leon de Aranoa (suo il bellissimo I lunedi al sole). Genovese e Miniero cambiano la ricorrenza (lì il compleanno, qui il natale) per sfruttare il periodo dell'anno che produce più introiti. Operazione furba (tale da nascondere quasi che si tratti di remake), ma dall'esito qualitativo più che accettabile. Bene gli attori, soprattutto quelli della componente teen. Diverte e fa riflettere (tipico della poetica dello spagnolo).
L'idea c'è e non a caso è già alla terza riproposizione. Anche il cast non è male, anzi il livello di recitazione è decisamente buono; peccato per una scrittura che si perde nel finale, dove ci si attendeva un vero colpo di scena che facesse sorridere o riflettere. Invece si va sul fiacco, a dispetto di un inizio piuttosto scoppiettante. Giallini dimostra di saper tenere benissimo la scena, davvero notevole la Gerini. Comunque gradevole.
Garbata commedia corale che grazie a un superbo Castellitto e ai bravi Giallini e Gerini fa divertire e riflettere. Non è da meno il resto del cast, che rende bene l'idea della famiglia che "recita" per far contento Castellitto. Qualche piccola volgarità è appannaggio di Giallini ma viene perdonata perché vince in simpatia. Adorabile la Occhini.
Genovese si fa venire un'idea di stravolgente cattiveria (meglio dire sincerità) potenzialmente monicelliana: quella della massima falsità come perfetto collante per costruire e tenere unita una famiglia, e di un amaro apologo sull'essere insieme da soli. Peccato che questi nervi scoperti vengano solo appena appena sfiorati con una piuma senza mai farci urlare veramente di dolore e l'esito ripieghi supinamente su tic e vizi tricolori ormai risaputi e sulla sempreverde accoppiata tarallucci&vino, ma è diligentemente diretto e interpretato, con un Giallini rubarisate che mattatorizza il film.**!
Una delle migliori comedie italiane degli ultimi anni e' tratta da un film spagnolo. Si tratta di opera autenticamente corale, la cui interpretazione è affidata ad un gruppo di attori affiatati. Su tutti si segnalano un Sergio Castellitto davvero in forma, che fornisce una prova ricca di sfumature che sfrutta adeguatamente una sceneggiatura ben scritta e un ottimo Marco Giallini. Gradevole l'ambientazione umbra; buona la prova del regista. Da recuperare.
L'idea di partenza è buona, ma l'evolversi della storia è davvero mediocre: si cade nelle solite banalità all'italiana e nello scontato. Non mi hanno convinto né Castellitto né la Gerini. Si poteva affrontare in un altro modo il tema della famiglia.
Una commedia dai connotati non rigidi, che vuole essere brillante ma non troppo, una vigilia di Natale recitata in cui finzione e realtà si mescolano, con interpreti che tendono a immedesimarsi eccessivamente e altri che hanno difficoltà a calarsi nella parte. Lo spunto è originale e i momenti riusciti sono vari, però nel complesso si nota, a tratti, qualche sbavatura, anche qualche blooper. Nel complesso riuscito e meritevole di visione.
Stupito in positivo, decisamente. Un'eccellente commedia che strizza l'occhio - per il contenuto e per la recitazione - al teatro. Una prova corale di pregevole fattura e un saggio utilizzo sia dei tempi che delle battute. Non ho trovato falle nella storia proprio perché si rinuncia alle frasi fatte e alle situazioni alla "Mulino bianco" senza scivolare nel dramma familiare (Morante style). Bravi tutti, regista compreso. Decisamente una delle migliori commedie degli ultimi tempi.
Ritmi lenti, nessun colpo di scena e diverse trovate stucchevoli. L'idea di base è convincente ma la pellicola non riesce mai a creare un vero interesse perché nei primi dieci minuti è subito disvelato il cuore della sceneggiatura e il susseguirsi della messinscena recitata dagli attori (quasi tutti fuori luogo con bambini impresentabili, poverini) si trascina stancamente per tutta la durata. Piccolo colpo di scena nel finale, ma ci si è arrivati talmente stanchi che non ha lasciato il segno più di tanto. Buona idea mal sfruttata.
Nulla da eccepire sulla confezione: Todi, il casale, le lucine di Natale... tutto a perfetto servizio di una buona regia e di un cast omogeneamente in forma, seppur la Gerini inizi a farmi l’effetto di un’indigestione e la Neri proprio fatichi a tollerarla. La logica del “volemose bene” purtroppo però prende il sopravvento sulla spietatezza dell’idea originale e sui primi, sarcastici e perfidi, minuti di film; il quadro resta piacevole ma possibile si debba, nelle nostrane commedie, quasi sempre togliere il piede dall’acceleratore?
Gran film, il migliore in assoluto (ad oggi 2015) di Paolo Genovese, regista che ha abituato a standard francamente nettamente inferiori. La scrittura, indipendentemente da dove sia tratta, brilla in modo particolare e tutto l'impianto narrativo riesce nel complicato intento di essere efficace. Il cast sicuramente ha la sua parte di merito: Castellito e Giallini, ma anche la Gerini, la Crescentini e l'ottima "entrata" della Neri risaltano di parecchio la qualità del copione. Scadenti gli attori secondari.
Bella prova; Genovese tiene bene il ritmo e condisce la classica galleria di personaggi da commedia dolceamara con il tocco surreale che trattasi di finzione scenica organizzata a priori. Così i piani del vero e del falso sanno mescolarsi con intelligenza e più di una riflessione trova spazio tra le vicissitudini dei personaggi. Dirompente l'entrata in scena della Neri, anche se dopo non se ne sfruttano tutte le potenzialità e il ritmo cala. Cast in palla a partire da Giallini e dalla Gerini, Mattioli senza senso.
Una commedia irritante. Ma non nel senso positivo del termine. Irritante perché prima di tutto presuntuosa. Tutte le ipocrisie insite nel melenso clima natalizio erano già state messe alla berlina una decina d'anni or sono dallo splendido Parenti serpenti di Monicelli. In secondo luogo, irritante a causa di una sceneggiatura lacunosa oltre il tollerabile. Il film si svolge nell'arco di 24h. Possibile che il personaggio di Castellitto attraversi continue fasi bipolari di perfidia e buonismo iperglicemico? Cast ottimo, of course, ma serve altro.
Soggetto intrigante, con una sceneggiatura non priva di qualche banalità. Scena e vita s'intrecciano in modo da creare una continua sovrapposizione di finzione e realtà: i personaggi, ben caratterizzati, entrano ed escono da spartiti in cui si delinea una loro faticosa identità. Alla fine, però, il messaggio è accomodante: chi era solo resta solo, chi doveva trovarsi o ritrovarsi si trova o si ritrova, a ribadire che una cosa è il teatro, un'altra la realtà. Meglio un finale aperto o ambiguo, com'è in parte il film e come spesso è la vita.
Divertente e originale commedia corale che parte da uno spunto davvero notevole: un uomo, evidentemente ricco (Castellitto), scrittura un'intera compagnia teatrale per recitare la parte della sua famiglia durante il Natale. A complicare la messa in scena, oltre alla tensione che scorre fra i protagonisti - che non possono sbagliare, pena il licenziamento - giunge un imprevisto: Francesca Neri, che si ritrova in mezzo alla recita convinta che tutto sia reale. C'è mezzo cast di Boris: dalla Crescentini alla Costantini, fino al cameo di Calabresi.
Sono tante, troppe le commedie italiane che partono bene e finiscono male. Nel caso specifico abbiamo un inizio intrigante e originale che va perdendosi man mano, fino a scomparire del tutto, lasciando spazio a un epilogo banale, melenso e forzato (un finale aperto sarebbe stato più efficace). Ciò che, quindi, diverte e incuriosisce, grazie anche alle buone interpretazioni di Castellitto, Occhini e Giallini, finisce per stancare e si fatica a sorvolare anche su dizioni e recitazioni scadenti come quella di Franceschini. Guardabile, ma senza pretese.
Divertente commedia brillante e a tratti introspettiva. Siamo a Natale e un uomo solo (ottimo Castellitto) scrittura una compagnia teatrale per "formare" un'ipotetica famiglia. Giallini tiene le fila della parentela scontrandosi con eventi che prendono talvolta il sopravvento rispetto il copione. Finale altalenante con la scena della chiesa un po' raffazzonata. Attori ben amalgamati. Remake che anche nella versione nostrana si guarda con interesse.
Eccentrico riccone assolda una compagnia teatrale per fingere di trascorrere la notte di Natale con la famiglia che vorrebbe avere: uno di quei film di cui basterebbe leggere la sinossi su una guida tv senza guardarlo, tanto anche i "colpi di scena" (personaggi imprevisti e ribaltati) risultano ovvi. Un umorismo smielato che si vorrebbe graffiante strappa pochi sorrisi (se il cast non risulta antipatico) e per fare minutaggio ci si affida ogni tre per due a scene mute di gruppo coperte dalla musica. Pessimo (ma paradigmatico) esempio di cinema.
Un uomo solo assolda una compagnia di attori per impersonare la "sua" famiglia durante le feste natalizie. Commedia piuttosto riuscita, costruita su una sceneggiatura particolare ma azzeccata, merito sopratutto di un cast in grande forma (su tutti Castellitto e Giallini) e di una sceneggiatura che fa dei dialoghi il suo punto di forza. Cala un po' nel finale, ma nel complesso è un buon film.
Ricco solitario assolda attori per passare il Natale insieme. Spunto di partenza che fatica a ingranare, vive poi di ripetizioni nelle provocazioni di Castellitto. Per ravvivare la serata ecco apparire poi la Neri, che serve solo per un paio di equivoci. Conclusione triste dopo un paio di scene deludenti (l'interruzione della messa e lo scambio dei finti regali). L'unica che dà corpo al proprio personaggio è la Occhini.
MEMORABILE: Il bambino professionista; La Occhini nello stagno; Le frasi scontate della tombola.
Mal riuscita commedia quasi surreale di Genovese che, adattata da un'opera spagnola, non riesce a concludere del tutto lasciando molte incertezze. Da salvare resta soltanto il buon cast, guidato dallo strampalato Castellitto che interpreta il protagonista, ma che il regista non riesce a sfruttare al meglio. La location è molto suggestiva, ma mancano i momenti di veri commedia in cui si rida; piuttosto ci sono scene poco utili che non riescono neanche a portarci nel clima surreale che si sta vivendo. Occasione sprecata.
Alla prima scena, nel momento in cui Castellitto insulta sadicamente il povero bambino ciccione, stringe il cuore. Da lì in poi, solo imbarazzo. Ogni volta che appare il personaggio di Castellitto si teme il peggio. Questo è un horror, un home invasion al contrario in cui uno psicopatico paga un gruppo di estranei per farsi invadere casa e poi li tortura psicologicamente. Un'idea interessante che poteva essere scritta e messa in scena in milioni di altri modi, tutti sicuramente più divertenti ed efficaci di questo.
MEMORABILE: La scena di sesso fra fratello e sorella.
Genovese si dimostra già qui in grado di realizzare commedie di un certo spessore, anche se con il successivo Perfetti sconosciuti alzerà il tiro. In questa occasione realizza un remake ma ci mette del suo per realizzare una commedia corale che si può a buon titolo definire riuscita. Nel cast emerge prevalentemente Giallini, ma anche Castellitto e la Gerini sono da ricordare, così come tutto il cast di giovani o di minorenni (veramente bravi i bambini). Alla fine ne esce fuori un film originale per la commedia italiana, con quel bel rapporto tra comicità e amarezza.
Commedia che ha il pregio di mantenere un discreto ma costante livello fino al dignitoso epilogo. Certo, gli alti e bassi non mancano; e quando si passa dalla comicità data da una situazione a dir poco singolare a momenti più seri in cui prevalgono i sentimenti e le inadeguatezze nei rapporti, si sente un po’ quel retrogusto di morale, di analisi spicciola, anche se bisogna ammettere che sono quasi sempre ideati con una certa eleganza. Gli attori, che interpretano attori, sono in parte e il risultato non è male. Nota di merito per la tombola, con spiegazione e assegnazione dei ruoli.
Discreta commedia che si distingue per la sceneggiatura inconsueta, offrendo un barlume di novità rispetto ad altri prodotti simili del panorama italiano pur riprendendo esperimenti già visti all'estero. Adatto alla visione di tutta la famiglia, il film si dimostra frizzante ma tutto sommato abbastanza garbato. Attori discretamente in parte, particolarmente in forma la Gerini.
MEMORABILE: I due bambini-attori che si contendono il ruolo di figlio prediletto.
Facile tuffo nell'atmosfera già di per sé malinconica del Natale, vago elogio all'antitesi storica tra la solitudine e la festa "con i tuoi" per eccellenza, il copiato di Genovese conduce tra il cinismo e l'enfasi sentimentale a una lezione per cui, una volta alzata la mano, andrebbe richiesta una più ampia spiegazione. La falsità è sempre un nodo impettinabile? I ricchi, alla fine, non piangono affatto come i poveri? Sbarcare il lunario vale sempre una rinuncia a se stessi? Ciascun moderno luogo comune potrebbe sguazzare in questa commedia negata che abusa di finzione e pazienza.
MEMORABILE: Il "figlio professionista" che entra in scena con modalità action.
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Scopro ora che è un remake di "Familia" di Fernando León de Aranoa (hanno fatto pure il remake americano). Essendo un fan del regista spagnolo, non posso perdermi quest'opera. I lunedi al sole e Princesas sono due ottimi film.
DiscussioneZender • 4/12/12 18:43 Capo scrivano - 48443 interventi
E' morta Ilaria Occhini, grande ed elegante attrice fiorentina di teatro, cinema e televisione. Aveva 85 anni. Ricordo la sua intensa interpretazione nell'episodio "Una giornata decisiva" del film "I complessi". Una preghiera.
Indimenticabile in Mine vaganti. Altra grande signora del cinema italiano che se ne va. Premio Alida Valli per miglior attrice non protagonista. R.I.P.