Una famiglia in affitto - Film (2015)

Una famiglia in affitto
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Personaggio insolito, quello interpretato da Benoît Poelvoorde in questa commedia dai toni sfumati. Miliardario tendenzialmente depresso, Paul-André vive col suo maggiordomo un po' come avevamo visto fare a Dudley Moore in ARTURO: non annega tuttavia la solitudine nell'alcool né si lascia andare ad eccessi appariscenti. Semplicemente, quando vede in televisione Violette (Efira), una donna arrestata in flagranza di reato al supermarket che celebra in una dichiarazione processuale l'importanza della famiglia, si convince di poterla “comprare”, lei e i suoi figli. Di stilare in pratica un contratto preciso che...Leggi tutto prevede la sua assunzione in qualità di compagna occasionale: dovrà passare tre mesi con lui assieme ai propri figli (una femmina, la maggiore, e un maschio) per fargli provare cosa possa significare avere una famiglia.

Che il regista sia lo stesso di EMOTIVI ANONIMI (anche lì Poelveerde era il protagonista) lo si capisce dalle frequenti situazioni di imbarazzo tra Paul-André e Violette sulle quali è costruito il film: i silenzi del primo di fronte all'esuberanza della seconda, i balbettamenti, il disagio, l'incapacità di gestire una relazione normale da parte di lui diventano motivo per sorridere, e infatti in sé il rapporto anomalo tra i due potenzialmente faceva sperare in una commedia molto più divertente. Perché invece, a fronte di due caratteri ideali per confrontarsi e trovare motivi di contrasto, il film spinge in direzione di un banale sentimentalismo che prevede un veloce riavvicinamento, anche con i figli che inizialmente vedono il nuovo compagno di mamma come un marziano.

Effettivamente Paul-André, col suo modo di fare spiazzante, le sue non-risposte, il non saper mai come reagire normalmente alle domande che gli vengono poste, è un personaggio azzeccato. Peccato che la sceneggiatura non lo sostenga proprio, priva com'è di battute efficaci, sostituite da sguardi che poco dicono e comportamenti di lei che non sa proprio come prenderlo, quello strampalato individuo che s'è messa in casa (perché Violette ha preteso che si andasse a vivere da lei, in un habitat meno freddo della splendida villa moderna di lui). Né riesce a capire come lui, che non dice di essere omosessuale né impotente, non provi nemmeno a sfiorarla, benché dormano nello stesso letto: "Non è nel contratto", ricorda Paul-André, ed è una clausola che proprio Violette aveva preteso.

Insomma, per quanto incapace di relazionarsi decentemente coi figli, è difficile volergli male. E il fatto che lui provi a difenderla timidamente, di fronte ai parenti che la prendono in giro, dimostra quanto a suo modo tenga a lei; e quanto, preso un po' di coraggio, provi a imporsi un minimo, in famiglia. Stralunato, anticonvenzionale, goffamente rigido nei momenti quando lei gli si avvicina per far credere ai figli che il loro sia stato davvero un colpo di fulmine, Paul-André meritava un film migliore. E probabilmente qualche forzato impaccio in meno, nel suo modo di essere, avrebbe giovato alla fluidità e alla godibilità dell'insieme.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 7/10/17 DAL BENEMERITO DANIELA POI DAVINOTTATO IL GIORNO 17/01/23
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Daniela 7/10/17 22:12 - 12622 commenti

I gusti di Daniela

Miliardario "affitta" per tre mesi una famiglia per sperimentare l'effetto che fa: la scelta cade su una donna single con due figli piena di problemi... Commedia che ricorda nello spunto la nostra Famiglia perfetta ma con un andamento più scontato. Poelvoorde è simpatico e la parte del misantropo depresso gli calza a pennello, Efira è spigliata, anche se poco credibile come poveraccia, ma la sceneggiatura risulta debole, povera di gag, per cui il divertimento è modesto. Dal regista del delizioso Emotivi anonimi era lecito attendersi di meglio.

Rambo90 7/07/22 03:56 - 7676 commenti

I gusti di Rambo90

Spunto simpatico ma esecuzione troppo annacquata. La sceneggiatura non offre trovate adeguatamente divertenti per supportare l'idea di base, così tocca accontentarsi del classico scontro di caratteri (nemmeno così aspro a dire il vero) ben supportato dalle interpretazioni dei due protagonisti (bene in parte). Si sorride qui e là, arrivando poi ad una svolta romantica prevedibile ma non eccessivamente stucchevole.

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