L'uomo è Enrico Maria Salerno, commissario della squadra mobile, la città è Torino. Come ben spiega il titolo, ciò che più conta nel film è il rapporto tra i due. La vicenda di droga e rapine che funge da fulcro è in realtà solo uno dei tramiti attraverso cui il regista Romolo Guerrieri (con gli sceneggiatori Mino Roli e Nico Ducci) cerca di dare tridimensionalità al suo personaggio: un commissario con i suoi cento problemi (la salute, il cuore, il difficile rapporto con la stampa e con un mestiere molto più complesso di quanto ci si voglia far credere nei tanti polizieschi all'italiana che prediligono l'azione). Salerno, una volta di più, si relaziona col film (e con i personaggi che lo...Leggi tutto attorniano avvicinandosi al suo fianco) attraverso il consueto mestiere, dimostrandosi come sempre attore completo, di rara efficacia e capace di cambiare registro con una disinvoltura unica. La figura del commissario è quella che al cinema gli ha regalato un po' forse le maggiori fortune commerciali, che ha saputo meritarsi regalandoci sempre caratterizzazioni di rara profondità. E in fondo, se il film funziona, è gran parte merito suo. E un po' anche del casting di secondo piano, dove svetta uno spassoso e incisivo Luciano Salce (il giornalista suo amico) e si fa rivedere (nella fugace apparizione di un operaio in pensione incapace di accettare la lontananza dalla fabbrica) il commendatore lombardo Tino Scotti. Torino resta sullo sfondo, con la Mole e la Fiat, ma il regista è bravo a descrivercela anche attraverso i suoi due volti: quello aristocratico e quello proletario. Un'operazione pregevole, modesta nella realizzazione ma valorizzata dalla scelta di un cast indovinato, che salva dalla banalità.
Film molto simile al Commissario Pepe di Scola. Torino fa da sfondo nel primo tempo ad episodi di criminalità vari slegati tra di loro, mentre nel secondo tempo il film segue l'omicidio di una ragazza finita in un giro di droga. Questa seconda parte è sicuramente più interessante della prima e molto piacevole. Bravissimo (ma non è una novità) Enrico Maria Salerno e notevole anche Salce nella parte del giornalista. Buon film. La versione tv è cut mentre il dvd pare essere integrale.
Meritevole poliziesco sociale che svela gli altarini dell'alta società torinese, alternando toni da commedia e noir. Bel cast, con in testa il sempre grande Salerno e soprattutto Salce, pavido e mordace giornalista amante del vino e della buona cucina; due piemontesi doc (Farassino e Faa di Bruno) e Scotti, nel ruolo del vecchio e conservatore ex operaio Fiat.
Bel poliziesco dal retrogusto decisamente amaro firmato da un Guerrieri in forma smagliante che confeziona un film di genere, con qualche innesto comico, decisamente superiore alla media, confermandosi regista dalle ottime qualità spesso però non pienamente espresse. Torino è ripresa splendidamente e ciò contribuisce al buon risultato del film. Meritevole di essere visto.
Graziosa pellicola che mantiene un registro comico (venàto di denuncia e dramma) garantito dalla presenza di Luciano Salce nel ruolo di giornalista "pentito". Il film di Guerrieri, costituito dall'insieme di sketechs legati alla cronaca nera (rapine, delitti, prostituzione minorile, deviazione delle istituzioni pubbliche e private) sembra la fotocopia dell'attuale situazione socio-politica italiana: a testimonianza che la storia (anche a breve termine) è fatta di "corsi e ricorsi", spesso deplorevoli. Ispettore (Salerno) e giornalista (Salce) come unici pilastri contro l'imbecillità popolare.
MEMORABILE: "Negli ultimi 15 giorni a Torino ci sono state ben 69 rapine". Replica Paolo Ferrero (Salce): "Caro collega, guardarsi in faccia col 69 è difficile".
Indigeribile miscuglio di poliziottesco e di commedia all’italiana con ambizioni di critica sociale, il film è uno dei peggiori esercizi di vera demagogia reazionaria camuffata con il peggiore populismo pseudo progressista che il cinema italiano abbia sfornato in quegli anni. I modi con cui affronta i temi in questione (droga, mondo giovanile, prostituzione, rapporto nord sud, corruzione politica e via dicendo) sono degni di una puntata di "Porta a Porta" mentre l'eterno commissario Salerno è ormai una penosa caricatura di se stesso.
MEMORABILE: Il futuro agitatore leghista e padano DOC Farassino che interpreta un meridionale.
Troppo noioso e atipico. Salerno (uno dei migliori attori italiani degli Anni Settanta) è troppo intellettuale e riflessivo, molto distante dai vari commissari di ferro in voga nel genere. Azione sotto lo zero; siamo più dalle parti della denuncia sociale che del poliziesco. Bruttarello... Diciamo mediocre.
E certo che funzionavano insieme: sì, sto parlando di Enrico Maria Salerno e Luciano Salce. Il primo inflessibile e serioso e il secondo mattacchione e superironico. I due fanno da sfondo a storie social-criminali di una Torino a suo modo affascinante e credibile.
MEMORABILE: Ottima la scena della consegna delle foto scabrose ai borghesotti.
Il ritmo lento, la vena malinconica, ben descritta in una citttà che si presta splendidamente alla bisogna, fa di questo film un interessante esperimento di ricerca sociologica. Il taglio nei primi tre quarti di "Un uomo, una città" è tipico di un cinema mai cervellotico ma con uno sguardo aperto verso l'introspezione del personaggio principale, interpretato da un Salerno che convince... solo se si è ben disposti. Il finale è bellissimo, sembra preso da un altro film. Curioso il siciliano di Salerno, doppiato da Gipo Farassino.
Pellicola di una noia quasi mortale, crepuscolare, arrancante; e non c'è attore che la salvi, nemmeno il bravo Enrico Maria Salerno. Impossibile appassionarsi a una simile indagine, senza mordente, con fiumi di parole, spesso inutili, o con allegata moraluccia da quattro soldi, intervallate da qualche fatto di cronaca buttato lì, tanto per riempire. Chi rimane impresso, alla fine, è colui che più di tutti si avvicina a una macchietta, ovvero l'operaio in pensione uscito di testa (Tino Scotti). Filmaccio
MEMORABILE: Il bambino impiccatosi con la cravatta del padre per un giudizio negativo sulla pagella. La sparatoria al vagone (almeno smuove un po' 'sto brodo).
Più efficace che davvero riuscito. L'andamento è rapsodico e sfilacciato da qualche caduta greve; i bozzetti da poliziottesco, pur divertenti e le sparate contro il malaffare "alto" e ben protetto sono un po' telefonati (anche se lo sfogo nel pre-finale vanta una apprezzabile irruenza). Quello che tiene insieme tutto è l'interpretazione dello sbirro-contro Salerno (con un bel ciuffo, stavolta) e i suoi duetti con Salce, giornalista ubriacone, in un accenno di riedizione dell'archetipico Un dollaro d'onore.
Romolo Guerrieri (Romolo Girolami) HA DIRETTO ANCHE...
La Torino degli Anni Settanta, alla fine del boom e prima del terrorismo, vista con gli occhi di un commissario di Polizia e di un giornalista. Il film parte, didascalicamente, con un bigino di 5 minuti sul periodo storico, tra problemi di immigrazione interna e delinquenza diffusa. Poi partono le storie, spesso squilibrate tra farsa e dramma, tenute su solo dalla bravura dei due protagonisti e da qualche altra presenza (la Fabian). Il tentativo di fare qualcosa di più della solita solfa poliziottesca riesce solo a metà. Pessimo il motivetto di sottofondo.
Bisogna esser predisposti alla visione: non si tratta infatti di un classico poliziottesco (seppur alcuni elementi tipici del genere ci siano, specialmente nella seconda parte), bensì di un film estremamente settantiano che unisce le atmosfere tipiche del genere ad ampie dosi di satira sociale (coadiuvata da Salce in veste di attore, ottimo). Il film non va mai sopra le righe e rimane piuttosto riflessivo (qualcuno forse direbbe verboso), ma non annoia grazie alla notevole prova di Salerno, bravissimo come sempre. Intelligente ed anomalo.
Film che si fa apprezzare per l'amara e discretamente realistica fotografia di una Torino anni '70, con episodi di cronaca nera sciorinati senza una particolare trama e visti sotto gli occhi di un commissario e di un giornalista. Salerno, con un improbabile parrucchino ramato, è bravo ma forse troppo assorto, meglio Salce il giornalista. Farassino, torinese doc, è un poliziotto napoletano...
Calderone confuso e pretenzioso, nel quale talora si miscelano e talora si alternano (male) poliziesco, drammatico, sociale e commedia (che è la parte in assoluto meno funzionante: terribile Tino Scotti). Non per colpa lora, ma dello strambo tono appena citato, alcuni attori - solitamente bravi - paiono la caricatura di loro stessi. Le cose che funzionano sono momentanee, senza continuità. Fra le giovani pornoattrici c'è Ilona Staller!.*½
Un film particolare, il cui titolo non tradisce le aspettative. La trama è composta da episodi abbastanza scollegati e sfilacciati; al regista interessa creare un'atmosfera suggestiva che regge grazie ai bravi attori e alla ricerca delle inquadrature migliori dei quartieri di Torino, città alla quale viene dedicato un vero e proprio tributo. Per queste ragioni ci si può permettere di sorvolare sul ritmo lento, sui personaggi stereotipati e sull'esilità del racconto.
Romolo Guerrieri dirige un film poliziesco che per la sua buona fattura rappresenta una piacevole sorpresa. Colpiscono in positivo la buona ambientazione (con la città di Torino fotografata con gusto) e l'efficace caratterizzazione dei personaggi. Il regista combina sapientemente azione e parti più leggere, potendo contare su un bel gruppo di attori, il più incisivo dei quali è Salce,
Atipico poliziesco con tempi da commedia, forse con troppa carne al fuoco a compensare la scarsa azione; Salerno non spara mai (alla Placido di E tanta paura), però il copione gli offre la possibilità di esibire alcune delle sue migliori qualità, che potranno anche far storcere il naso a qualcuno ma sono l'ennesima testimonianza di un grande artista. Notevoli i duetti con Salce; la colonna sonora s'insinua discretamente e rimane, la Torino qualunquisticamente mostrata è quella anni 70, con accentuati contrasti sociali, ma reali. Un gioiello.
MEMORABILE: Quello di Salerno al castello del Valentino è un monologo, ahinoi, senza tempo; Il sudore guadagnato col sudore delle chiappe; Parrucchino!
Uno strano poliziesco di tutto rispetto dove invece dell'azione prevale la figura umana del commissario di polizia, magistralmente interpretato da Enrico Maria Salerno. Torino d'inverno è fotografata molto bene: si sentono il freddo, la Fiat e la criminalità dilagante. Si avverte anche una certa lentezza anche perché i fatti di cronaca sono solo uno sfondo sulla dura vita di un tutore della legge. Buona interpretazione di Luciano Salce come amico giornalista. Da riscoprire.
Va bene il poliziesco con ambizioni di denuncia sociale, ma qui è veramente troppa la carne al fuoco. Tutti i mali della città vengono sgranati come un rosario, alternando in continuazione toni drammatici, ironici e patetici che male si amalgano. Rimane interessante l'ambientazione di una Torino sospesa tra la ricca (e corrotta) borghesia e gli ambienti popolari, che a tratti mi ha ricordato l'infinitamente migliore La donna della domenica.
Buon film di Guerrieri che fotografa molto bene la Torino di quel periodo, specialmente per quanto concerne i vari giri di delinquenza della città. La trama è un mix di tantissimi casi di cronaca, mentre il registro è variabile dato che si passa dal poliziesco al giallo fino a toni ironici. Un ibrido ben riuscito, anche perché la denuncia sociale a un certo tipo di borghesia è ben riuscita. Ottimi sia Enrico Maria Salerno nel ruolo del commissario dall'alto spessore umano sia Luciano Salce in quello del giornalista.
MEMORABILE: La scena della consegna delle foto scabrose ai borghesi.
Il poliziottesco neonato (proprio con il maturo Salerno) già si evolveva verso esigenze più radicali e violente che necessitavano di ben altre maschere (magari più marmoree, ma più funzionali). Guerrieri qui riprende un personaggio capostipite cercando di resettarne l'immaginario e di spingerne le potenzialità verso un pubblico diverso, mischiando toni crepuscolari e commedia, sensazionalismi da gossip e denuncia sociale; ma il risultato del pur nobile intento appare spesso sconnesso e qualunquista, oggi più di allora. Resta curioso.
MEMORABILE: Salerno in incognito si finge un omosessuale in cerca di avventure mercenarie.
Poliziesco politico/contestatorio dal retrogusto amaro, girato con mestiere dal bravo Guerrieri tra gli ambienti della Torino bene. Enrico Maria Salerno è sempre grande, Luciano Salce è un'ottima spalla, graziosa la Quattrini. Poche scene d'azione, ma bella la sparatoria dopo la rapina al treno. Adatta la musica. Consigliato agli amanti del poliziesco nostrano.
MEMORABILE: Rapina al treno; Retata al bordello; Finale.
Interessante pellicola, spesso confusa con il genere poliziesco, da cui in parte diverge, essendo principalmente focalizzata sulla figura e sui pensieri/sentimenti del commissario (un sempre valido Salerno). In questo, considerata anche la comune location torinese e il focus sulla locale borghesia "alta", non è azzardato un parallelo con il contemporaneo La donna della domenica: qui però città e commissario sono più realistici, più "crudi", più tristemente amari, come ben sottolineato anche dalla malinconica colonna sonora di Rustichelli.
Titolo calzante per uno strano poliziottesco che all'azione e alle indagini antepone il tratteggio del protagonista e della città di Torino, con le sue problematiche legate a integrazione, industrializzazione e, naturalmente, criminalità di vario genere. Idea non malvagia, ma la commistione con la commedia agrodolce mi ha convinto poco. Bravo Luciano Salce nei panni del sarcastico giornalista, mentre il sodalizio Guerrieri/Salerno, appena un anno prima, aveva prodotto esiti decisamente migliori. Un film dimesso, come le musiche di Rustichelli.
MEMORABILE: I duetti Salerno/Salce; La rapina al treno e la successiva sparatoria, unici momenti veramente action.
La storia non è certo originale ma funziona bene e anche la sceneggiatura, essenziale, non presenta novità di rilievo. In compenso ci sono due attori di razza come Salerno e Salce. Una combinazione perfetta per il mestiere di Girolami che lascia fare i due protagonisti (spettacolari) e dirige con garbo il resto. Anche la confezione sembra curata più del solito a scapito delle scene d'azione. Probabilmente una scelta del regista che ha ritenuto di dover valorizzare il cast di prim'ordine (comprimari inclusi) a disposizione. Con buona ragione!
Molto particolare e riuscito. Inizia sornione, con toni da "commediola" tenue, per poi alzare progressivamente i toni nell'ambito di una vicenda sempre più torbida e scabrosa. Sono presentate problematiche sociali urbane, ben sviluppate grazie al sempre ottimo Salerno, qui poliziotto progressista ma comunque coinvolto nel suo ruolo istituzionale. Non molto movimentato (troviamo più discussioni che sparatorie), ma non annoia mai. Fino a giungere a un finale che, per quanto un po' improbabile, sottolinea ancora i canoni inconsueti di questo film.
Poliziesco anomalo nel panorama del genere, perlomeno italiano. Perché, se nel periodo di uscita (1974) i polizieschi italiani puntavano sull'azione e la violenza talvolta gratuita, questo si distacca dal cliché puntando molto di più sulla storia, inserendo, all'interno di essa, della critica sociale, non mancando, talvolta, di retorica. Inutile parlare di Salerno, interprete sempre all'altezza. Ma anche i suoi comprimari ne escono a testa alta, Salce in primis.
Occasione sprecata. Atipico poliziesco che cerca (indebitamente) di aggiungere elementi di commedia a un plot comunque interessante, il tutto a scapito del dramma. Non ho apprezzato particolarmente quel mostro sacro di Salce (specie all'inizio quando eccede in gigioneria e in bassissimo cinismo), anche se gli va riconosciuto il merito di essere senz'altro all'altezza recitativa dell'eccelso Enrico Maria Salerno.
MEMORABILE: Il curioso personaggio interpretato da Tino Scotti, prodotto avariato della catena di montaggio e della conurbazione.
Non bisogna commettere l'errore di avvicinarsi al film aspettandosi un poliziottesco: non ne ha l'intenzione e non ne possiede il ritmo. In realtà, come da titolo, il fine è la descrizione di un uomo (coi suoi tormenti, i suoi pensieri) e di una città, con la sua anima operaia e la sua indole nobile ed elegante. Ritmi lenti, un film che fatica a partire, molto sulle spalle di un cast di buonissimo livello (su tutti ovviamente Salerno). Torino fa da sfondo e da protagonista. Curioso, per chi è piemontese, vedere lo chansonnier Farassino.
Curiosissimo. Vorrebbe dirsi hard boiled, ma l'indagine è più socioantropologica che investigativa in senso stretto: uno scan sui generis di una Torino in cui libertà di stampa, tensioni operaie, questione meridionale, rivendicazioni generazionali e inconfessabili perversioni piccoloborghesi si intrecciano in un racconto a tratti dispersivo, sicuramente ambizioso, difficilmente etichettabile. Ci scappa il morto, ma il caso non avrà soluzione, perché il colpevole non è importante o, forse, sono tutti colpevoli. Nel cast spicca l'istrione Salce.
Discreto film caratterizzato da una trama quasi documentaristica, che mette in mostra situazioni spesso slegate tra loro che trovano uniformità nella critica sociale, a volte un po' retorica, che permea la vicenda. Buono il cast, nel quale eccelle Luciano Salce. Il film ha il pregio di offrire uno spaccato della società torinese abbastanza realistico.
Poliziesco ambientato in quel di Torino con un Enrico Maria Salerno combattivo e inviperito fino al midollo con tutto e tutti. L'architettura del film a situazioni una distinta dall'altra che il commissario si trova via via ad affrontare funziona e tiene l'attenzione su livelli accettabili facendoci apprezzare un poliziesco cupo, con meno azione, sicuramente "diverso" , più interiore. Bello.
MEMORABILE: Salerno che maltratta un giovane omosessuale parlando del fatto che "si guadagna la vita col sudore delle sue chiappe";
Il commissario Salerno in uno dei primi ruoli che gli calzeranno a pennello negli anni a venire. Torino è marginale rispetto alle intenzioni del regista che si avvale di un insolito Salce, cronista e amico del navigato funzionario di polizia, sullo sfondo di una città industrializzata più che mai, in quelli anni. C'è dentro di tutto, dalla prostituzione anche maschile alla droga, passando per la micro e macro criminalità. Non manca la solita retorica del poliziotto con le mani legate già vista e che vedremo in seguito. Farassino unico torinese doc doppiato in napoletano.
MEMORABILE: L'irruzione al festino gay.
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DiscussioneZender • 7/11/11 09:32 Capo scrivano - 47727 interventi
Se ce ne fosse bisogno, ricordo che nelle sez. curiosità non si fanno domande né si risponde. Per rispondere è necessario riportare il post in curiosità quotandolo e incollandolo poi nella sez discuss generale quando si risponde.
La si vede al bar, quando Salerno parla con la
Monet. E' seduta accanto a Simonetta, che dice che la defunta frequentava Cournier. Il nuovo problema è che questa Simonetta è un volto noto, ma non ricordo come si chiama l'attrice...
DiscussioneZender • 29/11/11 20:24 Capo scrivano - 47727 interventi
Fatto. Ho anche aggiunto una mappa della scena del crimine che siamo riusciti ad avere direttamente dagli eredi del commissario Parrino e che insomma, è un bello scoop!
DiscussioneGuru • 29/11/11 20:37 Servizio caffè - 460 interventi
Zender ebbe a dire: Fatto. Ho anche aggiunto una mappa della scena del crimine che siamo riusciti ad avere direttamente dagli eredi del commissario Parrino e che insomma, è un bello scoop! Grazie Zender ogni tanto mi pento di non aver fatto lo speciale... a presto...
DiscussioneGuru • 5/12/11 18:00 Servizio caffè - 460 interventi
Zender ebbe a dire: Non mi è tutto chiaro: tolgo Zanin dal campanile (quindi il povero aspirante suicida resta attore ignoto) e metto Zanin come minorenne che va all'hotel con Maria? Si Zender, proprio così, e.. un grazie a Legnani e Manfrin per la collaborazione..
E' proprio il caso di mostrarne una foto: chi è Giorgio Cournier?
DiscussioneManfrin • 6/12/11 12:53 Servizio caffè - 482 interventi
Guru ebbe a dire: Zender ebbe a dire: Non mi è tutto chiaro: tolgo Zanin dal campanile (quindi il povero aspirante suicida resta attore ignoto) e metto Zanin come minorenne che va all'hotel con Maria? Si Zender, proprio così, e.. un grazie a Legnani e Manfrin per la collaborazione..
E' proprio il caso di mostrarne una foto: chi è Giorgio Cournier?
Bravissima Guru,pensa che Torino la sto scoprendo ora, a 54 anni.Nel mio secondo viaggio a Torino,a fine novembre,avevo un appuntamento in Via Belfiore,quando hai postato la location della rapina ivi avvenuta mi è venuto un colpo!
HomevideoDusso • 10/02/12 15:18 Archivista in seconda - 1830 interventi
Il dvd di durata 1:49:02 è integrale,mentre non lo è la versione Mediaset,infatti il dvd reinegra proprio tutti i tagli di questa versione
DiscussioneLodger • 10/05/18 11:08 Pulizia ai piani - 1563 interventi