L'uomo in ginocchio è Nino Peralta (Giuliano Gemma), padre di famiglia (la moglie è Eleonora Giorgi) ed ex ladro d'auto appena uscito di prigione. Vorrebbe vivere onestamente, apre un chiosco di bibite nella sua Palermo ma qualcuno è sulle sue tracce per ucciderlo (Michele Placido) e lui non ne conosce il motivo. Damiano Damiani, soggettista, sceneggiatore (con Nicola Badalucco) e regista da sempre specializzato in film di denuncia con predisposizione a raccontare storie di mafia, dà al suo protagonista un carattere risoluto, la forza del povero disgraziato che si ritrova misteriosamente inserito in una lista di probabili vittime di un potente boss. Gemma interpreta...Leggi tutto il ruolo correttamente, anche se forse un personaggio così sopra le righe non si addice al suo stile. La cosa riesce molto meglio invece a Placido, che arriva a caricare il suo Antonio Platamone di una viscida ambiguità che si sposa perfettamente con la fragilità richiestagli. E’ lui il vero asso nella manica del film, peraltro abitato da caratteristi di valore come Tano Cimarosa (Culicchia), impeccabile nei panni dell’amico esagitato. In ogni caso una sceneggiatura solidissima e una regia professionale danno al film la possibilità di elevarsi dalla media dei tanti prodotti consimili, nobilitato da un finale originale in cui si conferma l'ottima prova d'attore di Placido. Non tutto quadra, in special modo nelle scenette ”familiari” dove la buona volontà di una Giorgi angelica e morbida non bastano a risollevarle da una mediocrità che le rende a prima vista non indispensabili. Tuttavia Il valore complessivo dell'opera è buono, la colonna sonora di Franco Mannino (con qualche “fischiata” western di troppo che Associata a Gemma confonde un po' le acque) non dispiace e il ritmo mantenuto da un indiscusso leader del genere trattato come Damiani permette di coinvolgerci al punto giusto.
Il mondo della mafia visto con gli occhi del sottoproletariato siciliano facendo tesoro degli insegnamenti e della documentazione di Sciascia, di cui il regista aveva già portato sullo schermo Il giorno della civetta. La fluidità della sceneggiatura barcolla tra una narrazione onusta, lenta ed annaspante e le solide interpretazioni di Gemma, serio ed energico, e Placido, sfaccettato ed isterico. Puntuali Cimarosa e Manni, del tutto superflua la Giorgi.
Robusto Damiani con tutti gli ingredienti di un cinema medio di qualità (quanto mancano, alla nostra cinematografia, dei "Damiani minori"... ), in particolare una solida credibilità di facce e ambienti, caratteristi di valore, un buon ritmo sebbene non serratissimo. E protagonisti all'altezza: Gemma non è un campione di espressività ma se la cava, anche se deve arretrare al cospetto di un maestoso Tano Cimarosa e di un eccezionale Placido, autore di una prova memorabile.
Né patinato né compiacente, un credibile Damiani-movie a tema mafioso visto dall'ottica dei pesci piccoli e dei ladruncoli redenti come il protagonista Gemma, intestatario di un'interpretazione adeguata al ruolo (non si può dire altrettanto della consorte Giorgi). Buona la scelta dei caratteristi, bravissimo Placido nel ruolo del killer di basso rango; film ampiamente sufficiente malgrado un ritmo un po' incerto.
Se c'era ancora qualche dubbio su quanto Damiani fosse grande, questo film lo fuga definitivamente. A Palermo anche a essere solo ex delinquenti comuni ci si può trovare a terra, se un giorno qualche boss decide che sei un numero che può far comodo per chiudere un cerchio... e il bello è che manco te ne accorgi. Anche la scelta degli attori è perfetta: a Gemma e Cimarosa sono abituato, Placido non era ancora al meglio, ma chi veramente devo dire che fa un'interpretazione memorabile è la Giorgi, che qui è proprio ben intercalata nel suo ruolo.
Mafia-movie minore di Damiani. Se ritmo e intrattenimento funzionano, mancano invece
riflessioni articolate sul fenomeno criminale. Imperdonabile poi che la sceneggiatura
sia così incongruente, specie nella parte finale. Gemma fa quel che può; Cimarosa e
Placido offrono invece delle belle prove.
Un soggetto (quello dell'uomo con passato problematico, perseguitato dalla mafia) totalmente nelle corde di Damiani, regista che manca molto al nostro cinema. La vicenda è abbastanza interessante anche se forse non adeguatamente approfondita e affidata nel ruolo principale ad un Giuliano Gemma non completamente convincente. Molto meglio Michele Placido e alcuni bravi caratteristi. Buona la caratterizzazione ambientale.
Proprio come il Nero de L'istruttoria è chiusa, Gemma è un'altro rametto finito tra le ruote dentate dell'apparato malavitoso: dalle recluse oscurità penitenziarie ci si sposta però all'aria aperta di una Palermo piccola, distratta e insignificante. L'assenza di allacciamenti testuali alla politica o alle isituzioni non fa che avallare lo strapotere di una presenza criminosa vessatoria ma anche sfuggente e semi-invisibile. Resta in ultimo lo stereotipo dell'uomo siciliano qualunque, costretto di giorno in giorno a giocarsi e ricomprarsi la vita al banco dei pegni parastatale della mafia.
MEMORABILE: La sensibile e appropriata trasparenza emotiva della nivea Eleonora Giorgi; Il colpo di scena nel bagagliaio...
Le vicissitudini di un ex ladro dedito ad un chiosco di bibite inaspettatamente nelle mire di un killer. Uno spaccato siciliano ben diretto da Damiani, nonostante qualche lieve luogo comune, che scorre con dignità grazie anche ai due protagonisti associati al caratterista Cimarosa. A mio parere poco appropriata la Giorgi.
Bel film di Damiano Damiani, la cui maestrìa si vede a partire dalla direzione degli attori. Tano Cimarosa quando è diretto da registi di spessore sa sempre offrire prove memorabili, come questa. Gemma funziona bene, mentre la tavolozza di Placido è talora azzeccata, talora un po' eccessiva. Anche la Giorgi, in un ruolo inconsueto, funziona niente male. Degli altri si ricordano bene Manni e Catenacci. Film forse un po' lunghetto qua e là, ma avercene...
Sarebbe giovato al film chiudersi con “l’addnucchiat ‘e vasam sti man” di Gemma/Peralta a Manni/Fabbricatore. La parte finale infatti esaspera (portandola così alla luce) alcuni difetti che l’affidabilità di Damiani era stata abile a occultare: il ricorso a clichè siculi di superficie e un certo eccesso caricaturale nel personaggio di Placido soprattutto. Senza raggiungere le ambite vette dell’apologo (anti) mafioso tuttavia, si apprezza per il non convenzionale intrigo e la capacità di dare credibilità a outsider del genere come Gemma e la Giorgi.
MEMORABILE: Tutta l’interpretazione del grande Tano Cimarosa “Colicchia”; L’incontro tra Fabbricatore e Peralta con la genuflessione di quest’ultimo.
Damiani dirige quello che è senz'altro uno dei suoi film meno riusciti, ma che comunque riesce nella non semplice impresa di essere superiore alla media del genere. Giuliano Gemma è metafora del poveraccio stritolato dagli ingranaggi malavitosi, inserito nel contesto di una Sicilia dall'ampio respiro ma che fa della disperazione la sua cifra stilistica. Peccato per la lacunosa sceneggiatura che perdendo pezzi per strada conduce a un finale non del tutto convincente. Ottima la prova di tutto il cast.
Un Damiani ingiustamente sottovalutato che merita una riscoperta. Gemma, Cimarosa e soprattutto Placido sono perfetti nei loro ruoli, sullo sfondo di una grigia Palermo di fine anni '70 intrappolata nelle spire della mafia. Non male anche la Giorgi, in un ruolo per lei inusuale. Il ritmo è sempre serrato e l'ultimo quarto d'ora (con i lunghi duetti Gemma/Placido) riserva godibili sorprese. E a fine pellicola ci si sente soddisfatti, come dopo ogni visione di un film di Damiani.
MEMORABILE: "Sparami, dai sparami! Non torturarmi, ammazzami subito! No! No! Non mi sparare, ti prego..."
Mi sembra che l'unico attore credibile e a suo agio in questo film sia Tano Cimarosa. Non che gli altri interpreti siano pessimi, ma li ritengo poco appropriati; o troppo macchiettistici, o fuori posto, come il pur bravo Giuliano Gemma e la Giorgi (comunque ammirevole per come si sia calata nel personaggio). L'argomento poi perde d'interesse man mano che si sviluppa, girando a vuoto su se stesso, in una Palermo dove la mafia viene vista (o viene fatta vedere) piuttosto lontana dalla sua realtà, inventandogli comportamenti più romanzeschi che possibili.
Tre giovani star come Giuliano Gemma, Eleonora Giorgi e Michele Placido alle prese con un soggetto che parla di Sicilia e naturalmente di mafia, non del tutto lontano dai classici stereotipi di genere. C'è un uomo qualunque, ex-galeotto, che si trova suo malgrado immischiato in una faccenda da clan, col risultato di ritrovarsi in un vicolo cieco. Un film parzialmente riuscito, dallo stile irregolare, talora oscuro ma con un fascino attrattivo indubbio.
Tratteggiando la mafia come radioattività invisibile ma letale che parla all’orecchio a se stessa in pieno mercato, e come fenomeno di costume vestito da nuovo ordine mondiale (e viceversa), ed equalizzando da dj consumato il genere più populista e il classicismo più rigoroso, Damiani sforna epico cinema nazional-popolare come non si è più capaci di concepirne, con la consueta audacia di chi non temerà alcun male. Lo seguono nell’epopea un intenso Gemma, un Cimarosa miracoloso e un convulso e sfaccettato Placido tutto reptazione capace di dare all'opera un'aura criptosatirica.
Visto all'epoca poteva sembrare inferiore ad altri lavori di Damiani, visto oggi ci fa decisamente rimpiangere che in Italia non si facciano più film del genere. Sullo sfondo di una fatiscente Palermo si respira mafia dall'inizio alla fine, ma le connivenze restano sullo sfondo (e la polizia ancor di più) perché tutto è incentrato sulla disperata lotta per la sopravvivenza tra due pesci piccoli. Prospettiva insolita, ma sorretta da una buona sceneggiatura e un ottimo cast (anche nelle seconde linee) in cui è difficile scegliere il più bravo.
Un uomo costretto dalle circostanze a lottare per sé e per la propria famiglia contro un potere più grande: un classico che stavolta Damiani non sfrutta risolvendo il film in una concitata sequenza di puri accadimenti. Anche il "pentimento", che lasciava presagire uno sviluppo più lineare e drammatico, diviene solo il prologo a un'ulteriore serie di piccoli colpi di scena. Buone le caratterizzazioni di Placido e Cimarosa, seppur incongrue e quasi da commedia; Gemma un po' sopra le righe.
Mafia-movie di basso profilo per lo specialista Damiani ambientato fra i "peones" del crimine organizzato, senza tangere gli ambienti di politica e finanza. La storia, plausibile fino a un certo punto, è sceneggiata con mestiere e offre al buon cast la possibilità di sfoderare il proprio talento. Solo Gemma, pur bravo, sembra più un giustiziere da poliziottesco che un "picciotto" d'onore, anche a causa di un accento siciliano palesemente posticcio. Bel finale a sorpresa che eleva il livello della pellicola ponendola sopra la media del genere. Merita una visione.
MEMORABILE: Il bel personaggio del figlio di Gemma; La prova di Cimarosa; Il confronto finale fra Gemma e Placido.
La prigione, il ricatto, la famiglia in pericolo fanno di un uomo un disperato, che sente il cappio stringersi al collo, nonostante faccia di tutto per cavarsene fuori. Onesta pellicola che, pur latitando un po' nell'originalità del meccanismo, può contare sulle interpretazioni dei protagonisti, tutte piuttosto convincenti (alcune più colorite, ma giuste per situazione e ambiente). Tensione e precarietà accompagnano il protagonista fino all'epilogo, che comunque resterà in linea con la filosofia dell'intera narrazione. Quello che si dice un buon film.
MEMORABILE: L'amico scippatore; L'umiliazione; "Dio vi vede e vi maledice"; Placido bifronte; Il finale (non finale).
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HomevideoZender • 19/11/07 08:35 Capo scrivano - 47700 interventi
Fuori in dvd per la Cecchi Gori il prossimo 21 novembre:
Audio: Ita.DS
Video: Ltbx/Ws
Extra (e qui qualcosa di interessante c'è): Interviste a Mino Giarda e Tano Cimarosa, trailer cinematografico
Stupore per la massiccia presenza in quadro (occupando il fronte del chiosco di Gemma) della Ichnusa, antica birra sarda di cui ignoravamo fasti in trasferta...
HomevideoXtron • 9/05/12 20:25 Servizio caffè - 2147 interventi