Girato (per gli esterni) in una splendida villa di Mogliano Veneto, UN SUSSURRO NEL BUIO è un suggestivo e delicato film di fantasmi. Anzi, il fantasma è uno solo: quello del piccolo Luca, che solo Martino, il figlio di una famiglia benestante (a dir poco, considerata la magnificenza della villa), riesce a vedere. Ovviamente tutti lo credono pazzo, ma in effetti la “presenza” di Luca si sente, eccome. Se ne accorgerà un luminare della psichiatria (Joseph Cotten) venuto in villa per curare Martino. Nel film di Marcello Aliprandi non conta molto la sceneggiatura (come il soggetto opera di Nicolò e Maria Teresa Rienzi), quanto invece l'intelligenza e la cura...Leggi tutto della messa in scena: immagini e inquadrature ricercate, spesso molto studiate, alle quali le dolci musiche di Pino Donaggio calzano alla perfezione. Il film è condotto con stile, eleganza, e quantunque la storia non sia né particolarmente originale né eccessivamente coinvolgente, riesce comunque a mantenere desta l'attenzione. Perché UN SUSSURRO NEL BUIO è un horror lontanissimo dai tripudi di effetti speciali e sangue cui la serie B ci ha spesso abituati. Ha invece le cadenze del film drammatico d'autore, che qui sa insinuare un sottile segno di disagio che il cast (bravi John Phillip Law e Nathalie Delon, padre e madre del piccolo esordiente Alessandro Poggi) sa rendere senza mai ricorrere a facili spettacolarismi. Molte le parentesi superflue e devianti, ritmo un po’ debole, pur tuttavia un buon esempio di cinema. Ottima la regia.
Debole in apparenza, per via di un intreccio narrativo contorto e mal sviluppato, ma di riuscito impianto visivo, e reso particolarmente intrigante grazie ad una serie di valide interpretazioni (basta cifrare il cast per comprenderne le ragioni). La musica romantica, dolce e al tempo stesso inquietante di Donaggio conferisce al film un clima di mistero che si risolve in una pellicola complessivamente accattivante, lontana dal filone "viscerale" dell'epoca e prossima, per stile, ad alcuni film TV di Daniele D'Anza. Più che pertinente il titolo.
Inusuale pellicola in bilico tra il dramma familiare e la ghost story. La regia è discretamente curata, soprattutto nei suggestivi e nebbiosi esterni e la fotografia è molto buona, così come alcuni temi della colonna sonora di Donaggio (soprattutto la nenia). La sceneggiatura scorre lentamente ma riesce ad intrigare parecchio, peccato che il tutto si risolva con un finale deludentissimo. Cast non sempre all'altezza. Un'occasione mancata, ma merita di essere visto.
Senz’altro aleggia lo spirito de “Il giro di vite” di Henry James riveduto alla luce dei tempi moderni in questo racconto di fantasmi dell’inconscio che riflettono lo sfacelo familiare e la crisi di coppia. Vago ed irrisolto come altre opere di Aliprandi, rivela scarso rigore narrativo in favore di soluzioni sensoriali che privilegino l’atmosfera: in primis fotografia e scenografia con le loro nebbie venete, gli interni barocchi e un pittorico ballo in maschera, nonché le sempre raffinate musiche di Donaggio.
Bella ghost-story. Si crea un atmosfera più che sufficiente, Aliprandi gira in un ottima villa che fa da scenografia all'inquietante sospiro del fantasma (la voce è del figlio del compositore). Non male il variegato cast: Law e la Delon, Cotten e Lucretia Love. Da citare la scena del ballo, il finale e il pre-finale nel giardino imbiancato.
Fin dall'inizio si percepisce un'angoscia impalpabile, una morbosità malinconica. Il malessere - ben mascherato - di un nucleo familiare (moglie frigida, marito annoiato, governante frustrata, nonna oppressiva) si svela e trova sostanza nelle visioni del piccolo Martino, nel fantasma di Luca. Ognuno di loro dovrà affrontare le proprie vere angosce. Notevole, molto suggestivo e ottimamente recitato.
MEMORABILE: La festa - mascherata! - nel parco della villa. Il dialogo in cucina tra Martina e la cameriera (Adriana Russo!).
Più psicologico che horror, un accattivante thriller dall'atmosfera ottima, che purtroppo lascia soddisfatti a metà nella soluzione finale (comunque a suo modo coerente). Il piccolo Alessandro Poggi è uno dei più inquietanti ragazzini mai apparsi sullo schermo, ma le sue sorelline non sono da meno e anche i genitori hanno la giusta disperazione. Poco dopo Mario Bava né farà una specie di remake rovesciato col suo Shock, che resta a mio avviso meno riuscito di questo di Aliprandi, qui al suo film migliore. Di lusso la OST di Pino Donaggio.
MEMORABILE: Le scene familiari a tavola, all'inizio e alla fine.
Deludente. Mal recitato (la Delon più che altro sfumacchia nervosamente, Law è banale, Cotten manco ci prova) e talora doppiato orrendamente, cerca di compensare la povertà di adeguati mezzi (location esclusa) con la creazione di tempi d'attesa e l’abuso degli specchi, che però sono sminuiti da una ambientazione così vivida da sfalsare l'obiettivo della tensione, assolutamente latitante. Non è un caso che il momento migliore (il ballo carnevalesco dei bimbi) nulla centri con l'assunto. Insopportabili le gemelle che parlano simultaneamente, alla Qui Quo Qua. Evitabile.
La Delon, Law e compagnia bella recitano straordinariamente bene, la trama fino all'ultima scena potrebbe distruggere una miriade di altri film... e allora qual è il difetto? Che i film li massacra veramente visto che è un film che andrebbe bene a Berlusconi... l'amore vince sempre sull'odio e la ritrovata armonia familiare è in grado di scacciare qualsiasi entità malefica, sicuramente mandata dalla sinistra o dai comunisti disfattisti; e tutti gli altri registi di diavolerie quali Craven, Donner e Friedkin meglio che vadano a zappare...
I pro: la morbosità delle atmosfere, la recitazione di Law e del ragazzo protagonista, l'inquietante soundtrack di Donaggio, la villa nel verde; i contro: la recitazione del resto del cast, gli attori scelti, molti dei quali con un'età non attinente a quella dei personaggi dagli stessi interpretati. Detto questo si può solo immaginare cosa sarebbe stata la pellicola con un cast più omogeneo e ferrato...
Picco assoluto della ghost story made in Italy e probabilmente il miglior film di fantasmi prodotto in Italia. Zeppo di un'atmosfera che si taglia con il coltello, alla presenza dello spirito del piccolo Luca che invade ogni inquadratura e ogni angolo della isolata villa di campagna. Reminiscenze baviane (penso a Shock), con sopraffini tocchi alla Suspense e preso come fonte da Sergio Gobbi per Enfantasme. Aliprandi si conferma autore sensibile e non lesina momenti di pura paura. The others non vale un grammo di questo gioiellino.
MEMORABILE: La Delon e la Bisera che cantano insieme: "Babbo non vuole mamma nemmeno..."; Il rospaccio nella vasca da bagno; L'altalena nel parco; La festa.
Lo avevo visto nei primi mesi del 2006 e ne avevo un buon ricordo (ma mi mancavano i 10 minuti finali...). Buon film in bilico tra ghost story e thriller psicologico; ci sono una buona atmosfera e ottime musiche che contribuiscono al loro dovere, il bambino protagonista è bravissimo, finale un po' inconcludente con qualche leggero momento di piattezza qua e là; per il resto il film è ben realizzato e ben fotografato.
Ottimo prodotto, da qualsiasi prospettiva lo si voglia analizzare. Anche perché è una di quelle pellicole che alla fine vorresti non finisse, anche solo per condividere ancora un poco l'ambiente e le emozioni di una grandissima storia d'amore. Perché alla fine è questo che salterà fuori e personalmente credo che il genere horror sia cosa lontana da questo film. Doloroso e dolce insieme, consigliato per curiosare tra la più grande "sensazione" che esista al mondo: l'amore tra una mamma e il suo bambino.
MEMORABILE: "Lui cercava solo amore, e io l'ho mandato via..."
Elegante regia di Aliprandi per un film che trova il giusto equilibrio tra dramma familiare e ghost–story. Qualche momento di stanca e un finale un po' irrisolto, ma anche un buon clima di mistero e un'opportuna rinuncia ai canonici effettacci. Nel genere non credo che in Italia si sia fatto di meglio... Ottimi Law e la Delon nei panni dei genitori dell’azzeccatissimo esordiente Alessandro Poggi. Il direttore della fotografia Claudio Cirillo compare brevemente nei panni di un ispettore di polizia.
Qualcosa ce l'ha ma, più ci si distanzia criticamente dalla visione più si realizza che è un quid derivato da certe ascendenze jamesiane del racconto che non da un qualsivoglia specifico filmico. Da tale punto di vista infatti la regia di Aliprandi è di una goffaggine tanto evidente quanto in buona fede. Nuoce particolarmente alla pellicola l'imbranato innesto del sottotesto "sentimentale" (il bambino sofferente per la crisi di coppia dei genitori) sulla traccia "g(h)o(s)tica" principale. Non male Law, Delon e Poggi, detestabile il doppiaggio della Love.
Aliprandi realizza una delle migliori ghost-story del cinema italiano, dove i veri protagonisti sono la villa e il bambino immaginario. Un film elegante e sinistro, impreziosito dalle malinconiche note di Pino Donaggio. Discreti gli attori, spiccano per fascino Olga Bisera e Nathalie Delon, con un cameo del grande Joseph Cotten. Sottovalutato e lontano dall’horror anni '70; più “suspense” che “shock”.
MEMORABILE: La festa in maschera; Il pre-finale sulla neve; La Bisera con gli occhiali.
Ghost movie all'italiana di buona fattura, a partire dall'azzeccatissima location in un'invernale villa veneta posseduta dalla "solita" borghesia settantiana. Aliprandi riesce nell'intento di creare inquietudine senza attingere alle solite carrellate di omicidi, bensì sfruttando gli ambienti, i dialoghi e alcune sfumature della psicologia. Una vicenda in definitiva di umanità, anche laddove di umano c'è ben poco (il fantasma...). Molto valide le musiche.
L'amico è invisibile, ma il film al rallentatore: risaputo e stiracchiato, seppur condotto con la dignitosa arte di chi conosce il mestiere, oggi perduta. Verso la fine si ha una discreta impennata gotica che il regista risolve con una certa dose d'ingenuità: l'immagine conclusiva, invece, nella sua ambigua irresolutezza, è altamente apprezzabile. I mocciosi non fanno danni, Cotten si limita alla comparsata.
Semisconosciuto ed elegantissimo film a metà tra ghost story, dramma familiare e racconto di formazione (l'amico invisibile che tutti noi da bambini abbiamo avuto). Aliprandi evita sangue e violenza e adotta un registro insolito (qualche scena mette comunque inquietudine e brividi). Le location venete e la colonna sonora di Donaggio, nonché la prova del cast (Law, Delon e Poggi su tutti) danno un ulteriore plus a questo semi capolavoro del quale mi sono innamorato.
MEMORABILE: Le scene del palloncino, del vaporetto e del ballo.
Film striacchiato, inconcludente, insulso e grottesco. E anche inutile. Deve far paura e non la fa, deve instillare il dubbio e non lo fa, deve ingenerare inquietudine e non lo fa, deve far sorridere in alcuni momenti e non lo fa, deve essere una ghost story e non lo è, deve essere ben recitato e siamo a livelli di filodrammatica. "Un silenzio nel vuoto" sarebbe stato più appropriato, come titolo. A pensarci bene un fantasma alla fine c'è: il film.
Aliprandi gira una discreta storia di fantasmi rinunciando agli effettacci per puntare su una messa in scena sobria valorizzata dalle belle musiche di Donaggio, ma la tensione latita a lungo e le caratterizzazioni non convincono (i doppiaggi di Bisera e Love poi non aiutano). Non mancano soluzioni visive che colpiscono nel segno (la festa in maschera e il pre-finale sulla neve hanno forte impatto suggestivo), tuttavia si ha l'impressione di essere davanti a un esercizio di indubbio fascino calligrafico privo di quella grinta che lo avrebbe potuto rendere memorabile.
MEMORABILE: Le già citate festa in maschera e la passeggiata della Delon tra la neve e le nebbie.
A conti fatti potrebbe essere considerato l'antesignano dei moderni film di fantasmi. Il film riesce a mantenere viva l'attenzione nonostante la completa assenza gore e jumpscare di vario tipo. La location regala scorci suggestivi, le musiche di Donaggio osno adeguate, mai sopra le righe e buona anche la recitazione, così come la regia. Un bell'esempio di cinema fatto come si deve anche se di serie B. Tutto sommato molto piacevole, con un finale che si potrebbe definire aperto.
MEMORABILE: Il professore che rimane fulminato nella vasca da bagno.
A parte il fatto che bisogna attendere più di un'ora perché le acque si smuovano, non si può che rimanere indignati dai picchi di grottesco che intervallano alcune sequenze vagamente suspense (quella in cui passa il messaggio che per liberarsi dagli spiriti basta accompagnarli alla porta è terribile, per gli amanti delle ghost story). Un vero peccato, dato che la musica macabra e insieme melanconica non si smetterebbe mai di ascoltarla, la location è abbastanza sinistra e la fotografia buona. Il cast, invece, delude (escludendo il bravo Poggi), al pari del finale folle.
MEMORABILE: Il party mascherato; Mosca cieca.
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Esaustivo Fauno, come sempre...Anche se L'esorcista tanto "carico di sangue"( e poi il gioiello di Aliprandi è una "ghost story" con tutti i crismi, non un "satanic movie o possession movie" che dir si voglia), non era affatto...Grazie a te Fauno per l'ottima e limpida analisi.
In questo periodo in cui sono "tragicamente" (o fortunatamente, visti i tempi) presissimo dal lavoro, ho cominciato a fare una cosa che non facevo prima: guardare i film a pezzi!
Sarà una cosa "sbagliata"?
E allora visto che non riesco a tacere (anche) qui, faccio mini commento alla prima parte (sic!).
L'ho visto per i primi 20 minuti e devo dire che l'atmosfera nella villa e quello che accade indirizza il film verso il "davvero notevole"!
La colonna sonora è riuscitissima e la presenza dei fanciulli provoca tensione ed inquietudine..
Trivex ebbe a dire: In questo periodo in cui sono "tragicamente" (o fortunatamente, visti i tempi) presissimo dal lavoro, ho cominciato a fare una cosa che non facevo prima: guardare i film a pezzi!
Sarà una cosa "sbagliata"?
E allora visto che non riesco a tacere (anche) qui, faccio mini commento alla prima parte (sic!).
L'ho visto per i primi 20 minuti e devo dire che l'atmosfera nella villa e quello che accade indirizza il film verso il "davvero notevole"!
La colonna sonora è riuscitissima e la presenza dei fanciulli provoca tensione ed inquietudine..
Alla prossima puntata...
I film spezzettati non riuscirei mai a vederli (a meno che non durino 3 ore, allora si parla di "due parti", causa lunga durata)
Vedo, Trivex, che stai facendo di necessità virtù :)
Inutile (ri)dire quanto amo questo film, se non con le prime battute del mio commento: Picco assoluto della ghost story made in Italy e probabilmente il miglior film di fantasmi prodotto in Italia (e non solo, aggiungerei)
Aggiornamento!Vivo a Mogliano Veneto, la famosa Villa Condulmer, oggi hotel e teatro di eventi e matrimoni in realtà si trova in una frazione di Mogliano Veneto chiamata Zerman!
DiscussioneZender • 28/09/17 07:55 Capo scrivano - 48571 interventi