In vacanza una disinibita sedicenne seduce un collega del babbo appetito dalla mamma per perdere la verginità... Inenarrabile schifezza del pluri-recidivo Pannacciò, realizzata con quattro soldi palesemente d'inverno ad onta del tentativo di sfruttare il revival vacanziero, con cast di mezze calze del porno in locations di indicibile squallore. Musiche atroci di Tullio De Piscopo, dialoghi da paura in cui trovano posto anche "le maddalene (sic!) di Proust", peraltro definite "pesanti" (eh beh... ). Indescrivibile.
Ecco un autentico film-spazzatura da parte di uno dei peggiori registi italiani di sempre. Cast ignobile, attori che hanno (per fortuna) calcato il palco due volte al massimo. Un ora e trenta di noia, tra ridicoli intrighi, dialoghi abberranti, musiche pessime. Ovviamente un solo pallino, ma ne meriterebbe mezzo.
Non così male come si prevedeva. Regia mediocre con montaggio ancora peggio, ma perlomeno in questo giovanilistico di poche pretese qualcosa funziona (la canzone d'amore piacevole ripetuta fino allo sfinimento va bene) e la protagonista austriaca Karina Hanser (all'epoca fece alcuni fotoromanzi) è perfetta nel ruolo della lolita seducente. Guardabile.
Elo si conferma grande: zero budget, ma anche zero timore nell'affrontare particolari che generano situazioni di disagio quali crisi d'identità (più negli adulti che nei giovani, tanto che alla fine sembra più la loro un'età da sballo!). E per avvalorare questo punto si sceglie saggiamente una componente adulta che non eccelle in bellezza e prevale in appariscenza. Ne risulta un'opera molto sincera, dignitosa e ricca in sostanza, anche se lo stesso regista aveva fatto di meglio.
Col successo di Sapore di mare in moltissimi provarono a imitarne lo stile sbancaincassi con opere spesso miserrime. In questo caso in cabina di regia c'è il nostro Pannacciò, che cocciutamente nello stesso anno ritenterà un'imbarazzante incursione nel genere con Stesso mare, stessa spiaggia. Qui invece di interpreti noti ma sopratutto bravo non ce n'è manco uno e il tutto assume il sapore di un'operazione al risparmio già dalla partenza. Tutto blando, noioso, senza verve con oscenità varie in fase di sceneggiatura.
Alla frizzante spensieratezza e al velo di nostalgia tipici dei giovanilistici coevi Pannacciò risponde con labili considerazioni su adolescenti ed adulti, che tuttavia la sua regia piatta e il montaggio lasso - danze in discoteca, nuotate e falò sulla spiaggia allungano la misera sceneggiatura - privano di ogni sviluppo drammatico ed emozionale. Gli interpreti sono figure anonime, anche se a Karina Hauser riesce bene il suo ruolo di ragazzina falsa, squallida e approfittatrice. Battuta metafilmica in chiusura.
Elo è uno dei registi più ostracizzati dell’italico panorama: tecnicamente non era il massimo, ma gli va concesso l’onore delle armi; intanto è un narratore. Questo titolo, nato come drammone, subisce influenze commerciali dei vari Sapore di mare e simili ed è vittima del contesto temporale anni ‘80. Senza gli abbigliamenti freak o paninareschi, i cenni di consumismo oltreoceanico e con un montaggio più logico sarebbe stato un gioiellino.
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