Forse il più alto momento della nuova ondata neorealista nata sull'onda del successo di MERY PER SEMPRE. Ricky Tognazzi si immerge totalmente nel mondo feroce, gretto degli ultras e, complici due interpreti perfetti come Claudio Amendola e Ricky Memphis, ci regala uno dei migliori ritratti di una delle frange più pericolose della nostra società. Il calcio sta fuori, le partite non si vedono. Nella mente dell'ultras lo spettacolo sportivo è secondario alla lotta contro la tifoseria avversaria. Nel caso specifico, una trasferta a Torino contro la Juventus si trasforma in un road-movie sui binari del treno speciale,...Leggi tutto con il gruppo di ultras romanisti che occupa i vagoni intonando cori e rivangando avventure conclusesi tra scontri violenti e interventi ospedalieri. Ma Tognazzi sa di non volersi limitare a un resoconto para documentaristico, così inserisce altra tensione facendo innamorare Memphis e Amendola della stessa ragazza (Giuppy Izzo). Il secondo esce di galera dopo due anni e non sa che il primo, nel frattempo, ha aperto con la sua ex una relazione segreta. La resa dei conti si avvicina, mentre il treno speciale comincia il suo lungo viaggio notturno. Girato da Tognazzi (che tra gli ultras infila anche il fratello Gianmarco e il futuro ospite del Grande Fratello 4 Bruno del Turco, cioè “Er patata”) con grande senso di drammaticità, il film si avvale di una splendida colonna sonora d.o.c. firmata Antonello Venditti e di una fotografia all'altezza. Non esente da difetti (dialoghi e sceneggiatura a volte poco piccanti), ULTRA’ resta comunque un'opera originale e sincera, che va a concludersi senza smancerie, livida fino ai titoli di coda. Il cast, nel suo complesso, sembra nato apposta!
Nella seconda parte è davvero mirabile, ma il problema, quello che rallenta il tutto, è il fatto che la storia d'amore, amicizia e tradimento è inserita un po' forzatamente nel contesto e stona con i personaggi peraltro ben delineati. Amendola è perfetto per interpretare il personaggio del Principe. Da recuperare!
Il secondo film di Ricky Tognazzi dopo l'esordio intimista e teatrale di Piccoli Equivici, si inserisce in quel filone neo-neorealista aperto da Mery per sempre. Qui viene osservato, esaminato (ma non commentato) il fenomeno sociale degli ultrà e della violenza da stadio. Girato in uno stile secco e rapido, non privo di pause riflessive, è un film che avvince fino alla fine e trova in Amendola l'interprete perfetto e in Memphis una bella sorpresa. Personaggi di contorno esemplari dal piglio pasoliniano. Stona invece la colonna sonora di Venditti.
Mi è piaciuto molto, soprattutto per la prova fornita dai due attori principali (per i quali non stravedo di certo). Il preambolo è un po' irreale con la scena del finto stupro, ma poi tutto si allinea e diviene perfetto, con un buon ritmo e la giuste pause. Bella la contrapposizione tra i due protagonisti (uno calmo e desideroso di cambiar vita, l'altro sanguigno e sbandato). Stupenda Giuppy Izzo, brava e in forma straordinaria. Memorabile.
Purtroppo di stringente attualità (benchè girato nel 1991), Ultrà è una buona opera di R. Tognazzi che osserva da vicino il fenomeno del tifo calcistico estremo cercando di capirne le motivazioni ma senza effettuare un giudizio di merito. Girato con taglio realistico su una discreta sceneggiatura (anche se con alcuni momenti forzati e fuori contesto) è interpretato da un Cladio Amendola decisamente in parte affiancato da un efficace R. Memphis.
Dopo il buon esempio di film ancorato alla realtà, ovvero il nuovo "cinema neorealista" cagionato da Risi e da Mery per Sempre, tocca a Tognazzi imbastire una pellicola dalla forte coloritura drammatica, che guarda in faccia (non senza riflessione) ad un fenomeno tragicamente legato allo Stadio e che nulla ha da spartire con lo sport. Discrete interpretazioni, scenografie scarne (e per questo reali) e dialoghi da strada ne decretano la riuscita su tutti i fronti.
È il più notevole segno che ha lasciato Ricky Tognazzi nel cinema italiano: una storia molto verosimile magnificamente interpretata da un cast veramente affiatato e in parte a tal punto che soprattutto Memphis e Tiberi (Teschio) appaiono così naturali da sembrare dei veri ultrà fino al midollo. Accompagnato dalle musiche azzeccatissime del bravo Venditti. Finale tanto ingiusto quanto commovente. Immancabile.
Uno dei migliori film sulle dinamiche del tifo calcistico, in un'opera in cui il calcio, quello giocato, non appare mai. Proprio perché il tifo violento non ha nulla a che fare con lo sport. Migliore prova di regista per Tognazzi, che azzecca protagonisti e comprimari, aiutato da una sceneggiatura che procede, almeno nella seconda parte, spedita verso il tragico epilogo. Neo-neo Realismo.
MEMORABILE: Amendola telefona ad una nota trasmissione calcistica dell'etere romano e viene censurato.
Una bruttura, la solita storia sociologica del tipo "vorrei giudicare senza frequentare" infarcita di luoghi comuni fatti di accoltellamenti, tifosi violenti, treni devastati. A parte la vena sociologica il film è parecchio bruttino, anche se Amendola non recita malissimo.
MEMORABILE: Amendola che improvvisa una partita con una palla di carta argentata mentre è in galera.
Preso come spaccato del mondo della tifoseria risulta abbastanza ridicolo e pretenzioso (cosa non nuova al regista) nei suoi intenti sociologici. Anche la storia non brilla di certo e non appassiona più di tanto. Risultato finale decisamente mediocre. Ciononostante gli è stato assegnato un incredibile ed inconcepibile premio alla regia di Tognazzi al festival di Berlino. Della serie... grandi registi italiani, beccateve questo.
Anche noi così abbiamo il nostro film sui tifosi violenti che poco hanno a che vedere con la natura dello sport (in questo caso con il calcio). Gli attori sono calati alla perfezione nel ruolo e la pellicola, nonostante sia stata infilata nella sceneggiatura una storia d'amore quasi a riempimento della stessa, scorre in tutta la sua durata. Le cose migliori del film le vediamo alla fine. Il miglior lavoro di Ricky Tognazzi alla regia.
Me lo ricordavo meglio; sopratutto la pretesa sociologica di Tognazzi mi è parsa troppo costruita e poco centrata, fatta da lontano insomma. Avrei apprezzato maggiormente un approccio più crudo, ad esempio con l'eliminazione dell'insulsa storia d'amore a tre che pare infilata a forza nella vicenda giusto per dare un ruolo alla Izzo. La regia è abbastanza piatta e priva di guizzi (anche se ho apprezzato le battute conclusive) e la cosa migliore restano le interpretazioni di tutta la "Brigata Veleno" con un Memphis perfetto. Comunque, sempre forza Roma!
MEMORABILE: Amendola "Principe": una faccia troppo da buono per essere l'anima nera di un manipolo di agguerriti ultras.
Con Ultrà inizia un sodalizio artistico che si protrarrà per altri due film: Tognazzi regia, Izzo e Diana sceneggiatura, Bonivento produzione e Amendola e Memphis attori principali. Come gli altri della trilogia è un semplice spaccato di vita vissuta. Il contesto principale è solo il mezzo per veicolare storie di amicizia, amore, passione. Ma anche disagio, disperazione. Massimalisista come pochi, il film calca troppo la mano rendendo caricaturali i personaggi. Facce poco adatte al ruolo completanto il quadro. Occasione sprecata, visto il soggetto.
Spaccato naturalistico ruvido ed esemplare sul mondo del tifo estremo, dallo spirito di gruppo esasperato alla violenza extra-calcistica più immotivata. Tognazzi prende appunti lucidissimi dal Risi di Ragazzi fuori e con secco vigore realistico tocca corde profonde e inattese, ben assistito dal cinico, infame e violento rude-boy di Amendola; più penetrante ed espressivo è però il volto di Memphis, gonfio dell'espressione di chi ha deciso con fegato di tirarsi fuori da un ambiente che non è più il suo. Colonna sonora romantica e appassionante per un film altamente drammatico, tragico e vibrante.
MEMORABILE: "A mora, stuccame er cornicione der ca**o!"; "Me sò ffatto n'impacco de sòrca da paura, aò!"
Film del '91 di Ricky Tognazzi sul fenomeno ultrà, è purtroppo attualissimo. Ci sono scene di crudo realismo anche se la sceneggiatura poteva essere curata meglio (vi sono volgarità gratuite e inutili ai fini dello scopo del film). Forse eccessivamente lunga la parte del treno. Amendola dà una notevole forza d'urto al personaggio. Valido Ricky Memphis mentre Tognazzi ha una parte troppo marginale per essere giudicato appieno.
Notevole ritratto del mondo ultras, girato nel 1991 ma sempre di stringente attualità. La drammaticità che accompagna ogni fotogramma è palpabile, in un crescendo di tensione fino al tragico e ottimo finale. Cast azzeccatissimo, dalla coppia Amendola-Memphis fino a tutti i personaggi secondari (da Tognazzi alle comparse di Bruno Del Turco e Massimo Ferrero, senza tralasciare il bravissimo e paffuto giovane Tiberi). Incisiva la colonna sonora di Venditti (e di chi sennò, in un film che "parla" romanista?).
I due giovani tamarri romani qui giocano nel proprio territorio, non dovendosi nemmeno sforzare di spiccicare qualche vocabolo italico; e forte anche di una buona sceneggiatura, il film riesce appieno. Alcuni momenti, in effetti, suonano un po' farlocchi o forzati, ma nel complesso non si può non apprezzare questa pellicola piuttosto efficace nel mostrare un mondo non così nascosto come sembra. Valore aggiunto è la buona scelta delle musiche e l'idea di racchiudere l'intera (o quasi) vicenda nel corso della traferta verso Torino.
Quest'opera sembra essere fatta apposta per questi attori: Amendola e Memphis, assieme a tutti gli altri, forniscono una prova più che sorprendente. Non è mai semplice parlare di ultrà e di tifoserie "calde", ma mescolare un viaggio in treno per una trasferta con un rapporto interpersonale tra i due protagonisti risulta essere molto efficace e alla lunga nel film assume sempre più significato. Un giovane e bravo Tiberi è colui che guarda con desiderio e paura le peripezie di questi adulti scalmanati. Manca a mio avviso una buona sceneggiatura.
Trasferta violenta per un gruppo di "ultrà" romanisti, a Torino per l'incontro Juventus-Roma. Seconda regia per Ricky Tognazzi, che dopo i toni melanconico/teatrali di Piccoli equivoci cavalca scaltramente il ritorno di moda del "neorealismo" contemporaneo (Mery per sempre, Ragazzi fuori) per un film-denuncia sull'allora fenomeno del tifo violento. Racconto pieno di cliché e furberie, ma con i protagonisti Amendola e Memphis (allora reso celebre dallo show di Costanzo) decisamente in parte. L'evocativo romanesco, va detto, aiuta non poco.
Film di cruda efficacia narrativa e soprattutto storica, in quanto documenta con notevole fedeltà la realtà del tifo calcistico di quell'epoca (anni Ottanta/Novanta), realtà oggi annacquata ma ancora presente. Forse su certi toni si calca un po' la mano, ma neanche tanto: i treni speciali per gli ultras dovevano essere davvero un incubo, una terra in cui vigeva la sospensione della legge e della dignità. Regia e sceneggiatura restituiscono in pieno la povertà umana di un sotto-mondo popolato di delinquenti. Amendola pienamente convincente.
Riuscitissimo ritratto di una realtà, quella degli ultras, che trova una sapiente trasposizione cinematografica. Il vero pregio della regia sta nel creare, tramite i movimenti di macchina, un senso di claustrofobia e piena vicinanza fisica ai protagonisti della vicenda. Il calcio, motore apparente del movimento ultrà, viene mostrato solamente in brevissimi frangenti e mai nella sua rappresentazione visiva canonica, bensì tramite giochi di mani o di palle improvvisate, a rimarcare come lo sport vero, in questo caso, sia solo uno sfocato sfondo sul quale sfogare violenza.
Due amici sono accomunati dalla passione per la Roma ma in lotta per la stessa ragazza. Piccolo melodramma amoroso rispetto alla piaga del tifo da stadio. Messinscena veritiera nella vita sul treno in trasferta e per il piccolo mondo che ruota intorno ai gruppi (gli adesivi, gli striscioni e i coltelli). Amendola riporta nel personaggio le sue esperienze passate in curva Sud mentre Memphis è più variegato; leggermente forzato il ruolo del giovane Tiberi. Conclusione con gli ovvi scontri e chiusura “epica”, nella sua drammaticità.
MEMORABILE: La chiamata in tv; Il treno speciale in partenza; L’occhio del ciclope; La sassaiola a Torino.
Convincente film sul tifo calcistico di Ricky Tognazzi, molto efficace nel descrivere l'ambiente delle "curve" più esagitate che vale più come racconto in sé che come rappresentazione sociologica del fenomeno. Alcuni aspetti sono forse estremizzati e l'ambiente sottoproletario è appena abbozzato, ma il film si segue comunque bene grazie a un buon ritmo, una sceneggiatura piuttosto curata e una buona prova dei protagonisti, incluso Memphis che non si ripeterà più a questi livelli. La narrativa è essenziale ma funge bene allo scopo evitando di aggiungere inutile carne al fuoco.
Robusto dramma sportivo diretto da Ricky Tognazzi che descrive con mano sicura un crudo spaccato, purtroppo ancora attuale, di un certo modo estremo di intendere il tifo (pretesto solo per fare guerriglia, basato su abiette leggi di branco e rapporti di finta lealtà, tanto che nemmeno gli ultras si conoscono per nome). Non privo di difetti e forzature ma indubbiamente efficace, prende decisamente quota nell'ultima mezz'ora e può contare su un'ottima colonna sonora di Venditti e su un cast tagliato su misura per la vicenda: di rado Amendola e Memphis sono stati così convincenti.
MEMORABILE: La telefonata in diretta TV; Il finale ai bagni dello stadio.
All'epoca criticata dai sostenitori giallorossi per la notevole critica della loro belluina violenza, la pellicola mostra uno spaccato realistico, talvolta lievemente forzato, del movimento delle tifoserie italiane, fatto di violenze, treni devastati e scontri con la polizia. Il risultato appare apprezzabile anche grazie al cast, tipicamente romano e romanista, che vede un buon Amendola ben coadiuvato da Memphis.
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Ricordo come il tifo "GialloRosso" o comunque parte di esso ripudiò l'immagine data dello stesso, non riconoscendosi (nel bene o nel male) nelle dinamiche descritte dal film.
1) Quando il Principe (Claudio Amendola) verrà ospitato nella sede degli ultrà il Morfina (Krum De Nicola) gli farà vedere il tatuaggio dello scudetto della Roma del 1941. Peccato che la Roma lo scudetto lo vinse nel 1942...
2) Quando il gruppo di Ultrà rivede le cartoline delle trasferte rivivendo le partite viene detto che Verona-Roma finì 3 a 2 per la Roma con i gol di Falcao, Pruzzo e [omissis].
Ma Verona-Roma, giocata il 9 marzo 1986, finì 3 a 2 per il Verona e per la Roma segnò due gol Pruzzo. Inoltre Falcao andrà via dalla Roma nel 1985.
* Nell'audio commentary del dvd (edito da Cecchi Gori) il regista Ricky Tognazzi dice che il film è stato girato nel giugno/luglio 1990 durante i Mondiali di calco in Italia e spesso la troupe si dovette fermare per guardare le partite. Il film, com'è noto, uscì nelle sale nel 1991.
* Tra le comparse c'è Bruno Del Turco, che nel 2004 pertecipò alla quarta edizione del Grande Fratello: