Gli italiani han posto l'accento sull'azione riferendosi all'ora in cui il killer uccide; il titolo originale, THE COUCH (indica in questo caso il lettino dello studio psichiatrico), faceva invece ben intuire quanto importante sia nel film l'aspetto psicologico, al punto che oggi forse – e se qualcuno non ci avesse già pensato – si sarebbe potuto optare per un più adeguato NELLA MENTE DEL SERIAL KILLER. Perché è questo ciò a cui punta il film: raccontare le gesta di uno squilibrato che solo nei primi minuti non identifichiamo come responsabile degli omicidi compiuti in strada, ai danni di ignari passanti, sempre alle...Leggi tutto sette di sera; perché alle sette? Semplice: perché alle sette Charles Campbell (Williams) ha appuntamento col suo psichiatra, il dr. Janz (Stevens), e la cosa gli torna utile per l'alibi; ma lui si stende sul lettino e dà di matto davvero, mentre ricorda il passato (visualizzato attraverso il suo occhio in primissimo piano con un curioso fotomontaggio). Emergono gravi conflitti col padre, la passione per la figura della madre morta traslata sulla sorella e via dicendo. C'è abbastanza Edipo per turbare la mente di chiunque, figuriamoci quella di Charles, già con trascorsi in galera per tentato stupro... Eppure di lui s'innamora la bella nipote (Knight) del dottore, che lavora come segretaria di suo zio senza mai sospettare della doppia vita del giovane. In effetti chi mai potrebbe pensare sia lui lo sventratore che gira a piede libero in città? La polizia non pare proprio, visto che al solito brancola nel buio, e lo stesso Janz è molto lontano dalla verità. Si procede così seguendo da una parte l'attività criminale del protagonista e dall'altra le sue drammatiche sedute, alternate alle uscite con la fidanzata mentre voci lontane lo perseguitano avvicinandolo sempre più alla follia. Da un soggetto di Blake Edwards e una sceneggiatura di Robert Bloch un film dai due volti, che fatica un po' a ingranare. La prima parte, nonostante la bell'idea degli omicidi ser(i)ali compiuti tra la folla con un rompighiaccio, scorre piuttosto anonima. Poi però - merito anche delle facce giuste in un cast azzeccato - la sceneggiatura comincia a rivelare la sua efficacia (pur se con qualche carenza dal punto di vista dell'ironia, ricercata in qualche figura di contorno poco centrata). E' solo nell'ultima mezz'ora però che si ha un'autentica impennata e che l'atmosfera rarefatta, palpabile soprattutto nelle scene in cui Charles ascolta le voci dal nulla, si concretizza in un finale di altissima tensione: tutte le scene in ospedale sono magistrali nella costruzione di una suspense quasi insostenibile che conduce a una conclusione di buona coerenza che non delude. Apprezzabile la serietà con cui si descrive la schizofrenia del protagonista e sufficientemente incisive le indagini della polizia. Un buon bianco e nero infiocchetta elegantemente il tutto prima di un epilogo spiritoso quanto basta a ricordare la chiara discendenza hitchcockiana dell'operazione, facilmente ravvisabile anche nell'agguato allo stadio.