Tutti i ragazzi si chiamano Patrick - Corto (1959)

Cortometraggio che sembra preparare l'esplosione della Nouvelle Vague. Due amiche vengono approcciate una dopo l'altra dallo stesso ragazzo, Patrick; la scoperta dell'inghippo è verbosa e divertente. Il lungo dialogo in camera da letto e il modo di fare del casanova (ricorda il ruolo che sarà di Belmondo) sono due motivi che ricorreranno nella pietra miliare che il regista realizzerà l'anno dopo (A bout de souffle), manca ancora il jump cut, la confezione non è ancora così ardita, ma si tratta si un piacevole documento storico.

Come mettere i piedi in due scarpe... Interessante cortometraggio, diretto dal professionale Godard e ben recitato dalle due ragazze ingannate dallo stesso uomo che predilige numerosi territori di conquista. Il corto scivola via elegantemente, pur trattandosi di un argomento non troppo inusuale.

Ragazzo abborda prima una ragazza e poi la sua amica. Storiellina sulla leggerezza dell'innamoramento, anche se a dir la verità più che amore a prima vista si tratta qui di pesantissimi abbordaggi a base di strattonamenti e atteggiamenti ben poco galanti. Tant'è, per Godard è l'occasione per una toccata e fuga nel regno degli incontri amorosi o della loro inconsistenza: ragazzi fresconi, ragazze credulone. Il corto è girato piuttosto bene, e l'accompagnamento musicale sottolinea la levità della storiella.

Rohmer e Godard insieme. Il primo fornisce una sceneggiatura nel suo consueto stile quotidiano e vivace – l’argomento è la fugacità dell’amore -, il secondo dirige con mano sciolta ed eclettica, imprimendo a tratti un ritmo da comica, al quale contribuisce altresì la giocosa colonna sonora. Jean-Claude Brialy si scatena nel ruolo di un irrefrenabile donnaiolo, che conquista il gentil sesso con faccia tosta e raccontando balle.