Dallo stesso team di TOTO’ SCEICCO (dello stesso anno), e cioè Mattoli alla regia con la doppia coppia Metz/Marchesi e Age/Scarpelli alla sceneggiatura, un Totò-movie in tono minore; con un modello che ben si prestava alla parodia (il selvaggio portato in Europa a contatto con la civiltà) ma viene sfruttato malamente da un copione col fiato corto, che al di là di qualche divertente - e piuttosto prevedibile - trovata rientra quasi subito dalle parti dello scemo contro le convenzioni, che con Tarzan c'entra poco o nulla. Pensiamo alla lunga parentesi tra i paracadutisti (guidati da Galeazzo Benti), all’insopportabile e strascicato finale...Leggi tutto col treno lanciato a mille all'ora (evidenti i modellini). Tarzan insomma appare chiaramente come un esile pretesto, con Totò che non trova nessun problema a esprimersi fluentemente in una lingua che fino a un secondo prima pareva conoscere a malapena. I tormentoni dell'urlo caratteristico e dell'abbraccio a ogni tipo di donna infastidiscono, gli strepiti e le sfuriate delle controparti maschili rivelano la pochezza dei dialoghi, le civettuole parentesi al campo di “tototarzaniste” (con canzoni e danze allegate e una giovane Sophia Loren ad affacciarsi timidamente alla ribalta) sono chiaramente riempitivi. Ma è nel complesso la gran parte delle scene ad apparire sempre più lunga del necessario (e spesso fuori luogo), a indicare quanto TOTOTARZAN pesi quasi per intero sulle spalle del suo protagonista: un Totò esuberante, straripante, eccessivo, ma anche ripetitivo e umoristicamente ancora un po' ingenuo. Per fortuna la regia capace di Mattoli sveltisce il ritmo, perché altrimenti avremmo due/tre buoni sketch persi nel nulla.
Il mito eroico di Tarzan viene rivisto prevalentemente in chiave comica (garanzia data dal solo physique du rôle tototarziano) resa irresistibile per via di situazioni e dialoghi paradossali. Oltre al registro ironico, però, fa la breve comparsa una vena "sociologica" atta a valutare in chiave "seriosa" anomali comportamenti di una popolazione che si vuole umanamente evoluta: l'uomo di "oggi" visto con gli occhi della purezza (l'arcaico Della Buffas). Totò è affiancato da grandi caratteristi (Furia, Giuffrè, Sophia Loren ed il fido Castellani).
Molto divertente Totò nei panni di Tarzan, che dalla giungla vera e propria si trova ad affrontare la giungla metropolitana (molto più insidiosa). Sicura la regia di Mattoli, ottimo il cast di contorno, le musiche e le scenografie. Buona parodia in sostanza.
Pur non avendo mai amato il personaggio creato da E. R. Burroughs, non mi dispiace affatto questa parodia, della quale curiosamente ricordo e apprezzo soprattutto certi particolari marginali (l'arrivo di Totò al grande albergo con conseguente fuga sull'autobus e innaffiamento degli inquilini del palazzo; la frenetica fuga in treno - sebbene trattasi di idea non molto originale, poiché ispirata a un'analoga sequenza del film I cowboys del deserto dei fratelli Marx...).
Diretto dal fido Mario Mattioli, Totò è impegnato in un'operazione farsesca sul personaggio di Tarzan. L'eroe di Burroughs si presta poco ad un operazione del genere per quanto effettuata dal grande attore partenopeo e il film si limita ad un umorismo piuttosto grossolano con battute scontate. Certo si ride come in tutti i film di Totò ma questo rappresenta un episodio decisamente minore della filmografia di De Curtis.
Anche se è sempre il solito Totò che tira la carrozza e la tira molto bene, il film non funziona. Diventa noioso e lento nonostante sia di breve durata. Buone le scene al centro Commando per paracadutisti e dal procuratore, il resto è poca cosa. Se non ci fosse il comico napoletano non avrebbe ragione di esistere. Da vedere... ma solo per fare quattro risate con Antonio De Curtis.
Un irresistibile Totò nei panni di Tarzan, personaggio creato da E. R. Burroughs, naturalmente in salsa ironica. Ci si diverte alla grande con le battute di Totò che ne fa di tutti i colori, facendo perdere la testa a chi lo vuole "usare". Tutto questo si perde nel finale, che risulta mieloso ed un po' noioso. Da vedere.
Il peggior Totò che io conosca (*). Tutto pare improvvisato (nel senso deteriore del termine) o rinzaffato a viva forza nella pseudo-trama (la parte militare con Galeazzo Benti è incredibile). Ci sono cose assolutamente illogiche anche se inserite nello spirito di grana grossa: basterà dire che dapprima di punto in bianco il protagonista cambia carattere e capacità espressiva senza uno straccio di spiegazione e che poi, da incapace guidatore di treno, si trasforma misteriosamente in impeccabile pilota che porta il convoglio alla base. Tremendo.
L'ho sempre associato al più tardo (e riuscito) Totò baby di Alessi. Anche in questa farsa del personaggio di Burroughs infatti il Principe deborda, fino ad esser lasciato quasi alla deriva di sè stesso; più che la follia però emerge la scioccheria. Le corde comiche toccate dal nostro in pelle di leopardo e bombetta son epidermiche ma necessarie. Filmicamente poco da segnalare se non la mano da sarto cinese del grande e sveltissimo Mattoli, mentre la premiata ditta Metz/Marchesi relega ancora in secondo piano i giovani Age/Scarpelli. Bona Isa Barzizza.
MEMORABILE: Il capostazione pugliese di Guglielmo Inglese; L'apparizione della Lazzaro Sofia; "Son uomo di foresta sa: un forestiero".
Film composto di barzellette sceneggiate legate tra loro da un filo esilissimo e che ci racconta di un uomo bianco (Tototarzan) vissuto lontano dalla civiltà e che si ritrova a disagio con le “comodità” della vita moderna. La comicità scatta quando Totò, a causa della sua innocenza e ingenuità, produce guai e incidenti a non finire. Mattoli firma una pellicola modesta, raffazzonata, girata di fretta e senza curare la verosimiglianza scenica. Totò si limita alle smorfie ai lazzi di una marionetta slegata. Film molto invecchiato.
MEMORABILE: Tra le "Tototarzaniste" si riconosce, oltre a Sophia Loren, anche Giovanna Ralli.
Totò nelle vesti del mitico personaggio di Burroughs è piuttosto improbabile, ma proprio per questo e per le possibilità che ne nascono di lasciare ampio spazio di manovra al grande comico risulta divertente. La predilezione per la bellezza femminile, da parte del Tarzan nostrano, è l'altro punto indovinato che arricchisce il film di giovani ragazze, tra cui si riconoscono future attrici di successo. In una scena, abbastanza spinta per l'epoca (Totò strappa i vestiti alla Serra), la censura lascia passare (o non si accorge) di un seno al vento.
Siamo al di sotto della parodia perché l’affare di Tarzan è solo un pretesto che sparisce dopo qualche decina di minuti. Si tratta di alcuni sketch messi assieme in malo modo a cui gli sceneggiatori non hanno dato una parvenza di decenza. Totò fa quello che può mettendo in funzione il suo istrionismo e la capacità dialettica, ma è difficile anche per lui cavare il sangue dalle rape. Tra le amazzoni si intravede a stento una Sophia Loren appena sedicenne. Tra i peggiori esempi di come venne utilizzato Totò.
Uno dei remake comici girati dal Principe in un periodo in cui faceva dieci film all'anno. Come si conviene in questi casi bisogna dimenticare la trama, imbarazzante e godersi Totò in un momento di forma strepitosa, che strappa risate di cuore, di testa e di stomaco, ben alimentato da un poker di sceneggiatori di livello assoluto. Questi film, anche se si facevano per i soldi, sono lo specchio di un'Italia che voleva ridere per dimenticare in fretta quello che era successo. Senza film come Tototarzan oggi saremmo tutti un po' più tristi.
MEMORABILE: La scimmia Bongo; La scena nel treno; La segheria.
Follia comica nella quale Totò impersona un novello Tarzan alle prese con biechi sfruttatori e la tanto decantata civiltà. Si ride veramente molto, per quanto tutta la sceneggiatura sia implausibile e demenziale. La regia di Mattoli sfrutta al meglio la verve del protagonista, che si scatena in gesti e battute di anarchia pura. Bene anche i comprimari, con un fantastico Buazzelli (con i lui i duetti migliori) e un Benti in un ruolo per lui abbastanza anomalo. Da vedere.
L’idea di calare Totò nei panni di Tarzan in una vulcanica parodia è carina, e la prima parte del film, anche se un po’ abborracciata, concede allo spettatore qualche buona battuta e qualche situazione arguta, che muove al riso. Con la seconda parte si crolla invece del tutto, prima con l’inutile e terribile episodio militare e poi con un guazzabuglio caotico e chiassoso, e ben poco comico, dimostrando come l’idea non fosse che una trovata pretestuosa per infilare solo invenzioni più o meno strampalate senza alcun nesso o logica.
Si salvano giusto i primi venti minuti durante i quali si sviluppa una simpatica parodia del personaggio originale; il resto è formato da una serie di situazioni improbabili che non fanno assolutamente ridere (soprattutto la parte militare, di una noia insostenibile). Il buon cast è sprecato, ma Totò riesce comunque a sopperire alla mancanza di gag valide con l'incredibile simpatia e spontaneità (l'unico attore in grado di far sembrare geniale e divertente una battuta come "Io Tarzan, tu bona!"). Finale grottesco che fa cadere le braccia.
MEMORABILE: La maestra fugge coi vestiti strappati.
Film piuttosto scialbo con battute banalissime che lasciano spazio a poche risate e che si salva solo grazie al mestiere di Totò. Si parte piuttosto bene all’inizio, ma poi la pellicola si trascina con lunghi sketch che vogliono allungare un brodo già insipido di suo. Brutta e noiosa la parentesi militare, troppo grottesca la parte in treno. La regia di Mattoli invece non delude, ma è una goccia nel mare.
Gruppo di esploratori va alla ricerca di un disperso nella foresta per ottenere un'eredità. Parodia del genere avventura in cui il selvaggio viene indottrinato alla civiltà. Nella prima parte qualche situazione funziona (in albergo), poi tutto diviene caotico nella fase militare e inverosimile sul treno. Ritmi elevati, con Totò che gioca sulla gestualità ma fatica senza una vera spalla mentre le urla della foresta vengono a noia. Anche il momento con la sega circolare e gli interventi della scimmia Bongo sono troppo puerili.
MEMORABILE: L'albero per dormire; Il modellino del treno a tutta velocità.
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DiscussioneXtron • 1/04/12 17:33 Servizio caffè - 2147 interventi
Nel film c'è un nudo fugace di Adriana Serra, evidentemente sfuggito alla censura dell'epoca.
Se non vado errato anche ne Le avventure di Giacomo Casanova (1955) c'erano alcuni particolari scollacciati di questo tipo (scollacciati per il 1955, naturalmente).
Forse Guru ricorda qualcosa.
DiscussioneGuru • 3/04/12 17:59 Servizio caffè - 460 interventi
Gestarsh99 ebbe a dire: Se non vado errato anche ne Le avventure di Giacomo Casanova (1955) c'erano alcuni particolari scollacciati di questo tipo (scollacciati per il 1955, naturalmente).
Forse Guru ricorda qualcosa.e...si se trovo l'immagine del seno nudo..la posto...;)))