Till death - Film (2021)

Marito cornuto organizza un piano diabolico per vendicarsi della moglie. Thriller che parte da un presupposto simile a Il gioco di Gerald per poi svilupparsi in una serie di eventi da noir/survival ben studiati, nonostante sia d'obbligo la sospensione dell'incredulità; stando al gioco, il film intrattiene senza problemi, ha momenti di tensione ideali e l'ambientazione dona la giusta atmosfera ed alcune occasioni per creare situazioni nuove, come nel bel finale. Discreta la Fox, che offre comunque una buona prova fisica, abbastanza brutale la violenza; un thriller più che riuscito.

Un legale per recuperare il rapporto porta sua moglie a festeggiare l'anniversario in uno chalet tra la neve (vicino un lago ghiacciato). Inizialmente non sembra promettere bene, ma poi accade il fattaccio simile al Gioco di Gerald, solamente che la cosa non è accidentale ma pianificata a puntino dal marito vendicativo fino al punto di accopparsi. Le sorprese non finiranno qui, il piano è architettato nei dettagli e, nonostante qualche forzatura in più del dovuto al genere, è un thriller apprezzabile e ben diretto. La Fox non solo una piacevole presenza ma fa la sua degna parte.

In occasione dell'anniversario di matrimonio, viene portata dal marito nella loro villa isolata presso un lago ghiacciato: un tentativo di riconquista? Macchè, lui ha ideato un piano diabolico per vendicarsi post-mortem del tradimento di lei... La situazione di partenza ricorda Il gioco di Gerald, che però poggiava su una trama più coesa di questa, troppo effettistica e fitta di incongruenze dall'inizio alla fine, mentre Fox si impegna con un discreto tour de force fisico ma sconta, oltre alla scarsa espressività di partenza, l'antipatia del personaggio. Film vedibile ma modesto.

Il regista sa creare una storia ricca di sorprese, dai ritmi serrati, incalzanti, con un clima opprimente ricorrendo a un sapiente impiego dei colori e suspense attraverso la musica e l'utilizzo della luce. Megan Fox si dimostra perfettamente all’altezza del ruolo interpretando una donna inespressiva di una bellezza glaciale, che sembra aver perso ogni capacità di reazione. Una menzione speciale allo stunt man che interpreta il ruolo del cadavere di Mark in modo molto credibile, senza muovere un solo muscolo durante le numerose e molto travagliate scene del film.

Thriller ben congegnato che offre alla Fox modo di sfoggiare una prova fisica non indifferente, dandole un risalto forse mai visto in altri film. L'ambientazione innevata è perfetta, la violenza per niente contenuta e il susseguirsi delle situazioni è strutturato per tenere alto il ritmo. Poco importa che il personaggio della protagonista risulti poco simpatico in principio, perché a furia di disgrazie recupera subito empatia. Buono.

Avviluppato nei paradossi delle borghesi faide coniugali, il film d’esordio di Scott Dale saccheggia l’universo kinghiano con un sapiente utilizzo dello spazio-tempo e un efficace, iperbolico montaggio. Non si va oltre la tecnica, sia chiaro, le psicologie evaporano così come ogni parvenza di verosimiglianza. Però diverte, intrattiene e in più di un occasione lascia pure col fiato sospeso.

Sì, alla fin fine non è affatto noioso. Il plot però, con un occhio a chi è in altre vicende ammanettato e l’altro perso nel nulla, è di quelli duri da digerire: incongruenze e strafalcioni da urlo, schermati nella prima fase da una ancor peggiore vernice glamour e ordinariamente raffinata e poi dall’arrivo della coppia Mulvey/Roth (figlio di Tim, e in qualcosina si intravede), che portano quel sano trambusto fino allora assente ingiustificato. Megax Fon sempre più Barbie, poco convincente nella recitazione. Scivoloso, per sé e per gli altri.