Ti ripresento i tuoi - Film (2018)

Ti ripresento i tuoi
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: La ch'tite famille
Anno: 2018
Genere: commedia (colore)
Regia: Dany Boon
Note: Aka "Family is Family".
Papiro: elettronico
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Ritorno alle origini per Dany Boon, che da regista e attore riprende il dialetto piccardo appartenente a quel Nord della Francia dove aveva ambientato il celebre GIU' AL NORD. Il suo Valentin Duquenne, stimato designer d'interni che con la moglie Constance (Arné) è titolare di un avviatissimo studio, si trova d'improvviso a fare i conti col proprio passato a partire da una madre (Renaud) assai invadente, che lo raggiunge a Parigi con il figlio Gustave (Lecluyse) e la moglie di quest'ultimo, Louloute (Bonneton), compresi di bimba a carico. Valentin, per nascondere origini di cui non va fiero, diceva di essere orfano,...Leggi tutto e la comparsa sulla scena di una famiglia rozza, poco educata e a digiuno di ogni buona regola comportamentale, lo precipita in una situazione d'imbarazzo costante.

E' soprattutto la lingua piccarda (che ovviamente in italiano si fatica non poco a rendere, limitandosi a storpiare qualche parola e a trasformare tutte le "s" in "sc") a generare immediato stupore in chi l'ascolta, sintomo di una cultura diversa e non troppo apprezzata. Il vero danno, però, si ha quando Valentin viene investito in retromarcia dal suocero perdendo la memoria, tornando mentalmente ai tempi in cui abitava al Nord e dimenticando quanto avvenuto in seguito: scambia Louloute per la sua fidanzata (d'altra parte, prima che sposasse il fratello, lo era davvero), comincia a parlare esclusivamente in piccardo incontrando serissimi problemi di pronuncia con il francese, ritrova in sua madre colei che l'ha cresciuto e non riesce a convincersi di aver sposato la pur splendida Constance. Un regresso totale, difficile da curare e che crea ovviamente un crescente numero di problemi, al lavoro e sul versante sentimentale. Su questi fa leva una comicità blanda che quasi mai riesce ad essere briosa, vivace come lo era in GIU' AL NORD (dove però molto faceva Kad Merad, qui presente solo in una veloce comparsata nella parte di se stesso).

La buona professionalità degli interpreti consente di apprezzare una valida cura complessiva, ma Boon fatica a far valere la propria predisposizione alla commedia e l'insistito ricorso al dialetto (aggravato in Italia, come detto, da una parziale intraducibilità che lo rende particolarmente fastidioso e poco credibile) come espediente umoristico è il sintomo di una grave mancanza di fantasia in sceneggiatura. Al di là delle antipatiche intrusioni e frasi a sproposito della madre, chi forse più diverte è la coppia Lecluyse/Bonneton, che si riesce in qualche modo a immaginare come semplici francesi del Nord, un po' fessi ma almeno consci di una loro certa inadeguatezza (azzeccata la gag della giacca ristretta perché lavata a 90° e non a secco). Alla Arné tocca il ruolo di moglie altezzosa ma poi comprensiva, pronta a raccogliere per prima e più convintamente la svolta buonista diretta a una comprensione delle diversità e della forza dell'amore, per il quale si deve essere disposti a cedere più di qualcosa.

Manca un po' di cinismo (presente solo nella figura del suocero, decisamente secondaria) e l'intero film si regge in fondo su un'unica idea declinata senza grandi variazioni per l'intera durata, con una morale scontatissima e la superficialità tipica delle commedie meno ambiziose, che però allora dovrebbero puntare sulla battuta fulminante e il gran ritmo. Invece no, ci si barcamena nella mediocrità affidandosi al mestiere del cast agganciando schemi preordinati e seguendoli stancamente. Ci si ricorda giusto della risposta del fratello tonto quando il medico spiega alla famiglia che Valentin dopo l'incidente è “in confusione temporale”: "Come Star Trek?".
Marcel M.J. Davinotti jr.
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TITOLO INSERITO IL GIORNO 6/06/22 DAL BENEMERITO RAMBO90 POI DAVINOTTATO IL GIORNO 27/07/22
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Rambo90 6/06/22 16:14 - 7387 commenti

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Designer di successo ha fatto di tutto per dimenticare (e nascondere) le proprie umili origini, ma dopo un incidente tornerà con la mente ai tempi del liceo. Boon cerca di riproporre il suo più grande successo tra equivoci linguistici (tremendamente tradotti in italiano) e scontri di classe, ma la sceneggiatura sa di già visto e raramente strappa le risate sperate. Lui come attore funziona (e anche la coprotagonista), ma non basta a tenere in piedi un film intero. Troppe le oscillazioni tra comico e melò nella seconda parte, con ingiustificato aumento di melensaggini varie.

Pinhead80 12/06/22 19:55 - 4450 commenti

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Un architetto sposa la vita agiata della città dopo aver abbandonato e dimenticato la famiglia. Quando il suo passato si ripresenta alla porta, la famiglia lo conduce a fare i conti con la sua vecchia realtà. Passati anni dal successo di Giù al nord Dany Boon torna alla carica con il dialetto Ch'tis e con nuovi personaggi buffi e strampalati. Di fondo si cerca di far ridere per l'ennesima volta sfruttando il tema delle differenze liguistiche e sociali. L'effetto è quello dell'ennesimo déjà vu, ma il film risulta gradevole grazie alla simpatia degli interpreti.

Markus 18/07/22 12:16 - 3602 commenti

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Commedia con qualche pretesa sociologica che ci riporta indietro di qualche anno, quando Dany Boon fece il giro del mondo con il suo Giù al Nord. Torna pertanto quella goffa parlata dialettale del nord della Francia con la “s” strascicata. La traduzione italiana - per forza di cose - toglie gran parte dell'aspetto ridanciano, oltre alla comprensibile non partecipazione emotiva in quanto non conosciamo le dietrologie di tali differenze sociali. Resta un messinscena che funziona poco e non genera - così fallendo - una spassosa visione.

Capannelle 27/07/22 22:53 - 4249 commenti

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Detto che la necessità di mantenere la cadenza del dialetto, strascicando ogni "sc", è un'autentica rovina per il film (e forse vale anche per l'originale), il racconto funziona per il primo terzo, mettendo a contrasto il vero Valentin imborghesito con le sue strampalate origini e obbligando sua moglie a contorsionismi esilaranti. Una volta che pure lui viene calamitato nell'orbita della tribù che strascica si perde mordente e tocca sorbirsi molte sequenze prevedibili e un finale tedioso. Attori e regia non sono male ma non bastano.

Galbo 25/03/23 18:29 - 12172 commenti

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Il regista e attore Dany Boon riprende il tema del regionalismo del suo primo grande successo raccontando la storia di un celebre designer che ha rinnegato il proprio passato. Basando molte delle gag (per la verità raramente davvero divertenti) sulle differenze linguistiche, il film è arduo da apprezzare sia nella versione originale che in quella doppiata. Al di là di questo, si tratta di una commedia prevedibile e di modesta levatura nella quale peraltro anche il protagonista è piuttosto sotto tono. Migliore la prova di alcuni dei comprimari. Un po' migliore il remake italiano.

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