Divertente, colorato e trash (in senso buono): sono i tre migliori aggettivi con cui descrivere Thor Ragnarock, che si discosta ampiamente dalla maggior parte dei cinecomic Marvel per avvicinarsi più allo stile dei Guardiani della galassia di cui il film di Waititi è ampiamente debitore. Si ride e ci si diverte grazie alle innumerevoli gag e battute quasi tutte riuscite. Fantastica la Blanchet, in assoluto tra i migliori villian della cine/Marvel visti fino a ora. Tantissimi i camei, tra cui quelli di Sam Neil e Matt Damon. Spassoso!
Come film caciarone di superuomini e superbotte si difende bene, anche per la presenza di Cate Blanchett nel ruolo della csttiva, ma questo non è Thor, o meglio è Thor in salsa Guardiani della galassia e ciò più che positivo è alquanto deprimente, perché il tonante è tutto fuorché Peter Quill e Hulk (qui in arrmatura e sandoloni stile Planet Hulk) è tutto fuorché Drax il distruttore e la Valchiria è tutto fuorché Gamora. Insomma, siamo passati dallo Shakespere di Branagh all'episodio di Hercules e Xena con i soldi... e Sam Raimi ringrazia.
Ci voleva una quasi parodia per far diventare un film con Thor protagonista divertente al punto giusto. Abbandonati i patetici toni seriosi dei primi due capitoli, la saga col dio del tuono vira in direzioni inaspettate, tra battute fulminanti e gag demenziali che fanno sembrare il nostro meno eroico ma molto più simpatico. Aggiungiamo che la Blanchett villain funziona, così come un Goldblum spassossimo e le incursioni di Hulk e il risultato è positivo. Un mix tra demenzialità e fantasy, simpatico, godibile e veloce. Da vedere.
Se i primi due capitoli erano all'insegna del melodramma familiare, per la resa dei conti su Asgard questo terzo film prende la rotta della semiparodia. La commistione fra serio e faceto, tuttavia, non funziona bene come per I guardiani della galassia, con le battute che spezzano la tensione in modo inopportuno e gli scambi verbali resi ormai stantii da un uso esagerato in tutta la saga degli Avengers. Il cast al completo (in particolare la Blanchett e Goldblum) gigioneggia fino alla saturazione. Le scenografie garantiscono la sufficienza.
Dopo due capitoli non del tutto riusciti per il figlio di Odino, in questo terzo la Marvel studios preme sul collaudato pedale dell'umorismo e il risultato supera le aspettative. Coloratissima e vivacissima, questa pellicola delizia gli occhi e intrattiene sia divertendo - con raffiche di gag tra i personaggi - che con la commistione tra il fantasy (l'ambientazione di Thor) e la fantascienza (stile Guardiani della galassia per le scene con le bellissime navicelle spaziali); in più è al tempo stesso anche un film per il coprotagonista Hulk.
Non è un Thor praticamente, visto come si discosta dai prequel, ma tale svolta risulta comunque piacevole con divertimento a gogo, una riuscitissima atmosfera anni 80 e una magnifica Blanchett. Si copia molto da I guardiani della galassia, ma comunque il mega-cast sa il fatto suo. Spassoso e di buon livello. A furia di cross/over, spin off, sequel e prequel non si capisce più molto però...
Se dobbiamo considerarlo dal punto di vista della fedeltà al fumetto, il film è bocciato. Purtroppo a me non interessa tanto la fedeltà al fumetto, quindi ritengo questo terzo capitolo di Thor il migliore dei tre e uno dei migliori film Marvel in assoluto. Lo stile ricalca gli action-trash-comedy anni 80 e ci riesce benissimo! Esilaranti le gag, eccellenti la colorazione e le musiche a tema. Peccato solo che a un certo punto Thor si tagli i capelli e che la computer grafica di Hulk sia peggiorata...
MEMORABILE: La citazione a La fabbrica di cioccolato; Il personaggio di Jeff Goldblum; "chiamate aiuto"; Thor scegliendo l'arma prova un martello da carpentiere.
E’ comprensibile che i puristi dei super eroi storcano il naso davanti a questa pellicola, dove i loro beniamini (e non solo) si comportano da comici, con battute, sorrisetti e situazioni che ne sminuiscono quell'aura appunto super. Detto ciò però bisogna ammettere che sono piuttosto simpatici; e se si aggiungono alcune scene visivamente ben realizzate e un certo ritmo, il risultato non è poi così male. Persino Godblum, in versione Tina Turner (Mad Max), ma più clownesco (l'atteggiamento. Chiama Thor, lo zio del tuono), sembra comunque in sintonia con il resto del parco attorico.
MEMORABILE: Goldblum chiede al braccio destro che odore ha il cugino sciolto da lui "Toast bruciato"; "Sto precipitando da 30 minuti!"; L'uomo roccia perde sassi.
Dopo un gran bel primo capitolo e un secondo mediocre, Thor Ragnarok prende la strada dell'autoparodia stile Guardiani della galassia e per buona parte riesce nell'intento. Il peccato è che in alcuni casi il desiderio di essere divertenti smorza un po' il pathos. Ciambella comunque riuscita col buco. Peccato per il poco uso di Hela, che secondo me aveva ancora molto da offrire.
MEMORABILE: Loki che si sente vendicato da Hulk che sbatacchia Thor come era successo a lui in The Avengers; Hela; Il cameo di Stan Lee.
Strana mistura quella del film: una quantità di spiritosaggini di livello medio (né da sganasciarsi, né a livello cinepanettone - almeno in lingua originale), unite a una storia potenzialmente seria e dai risvolti spettacolari. Personaggi simpatici (inclusi Hulk e Strange) e uno sviluppo dinamico formano un'avventura non omogenea, con elementi forzati ma ricca di buonumore.
Più che a Asgard m’è parso d’essere a Tamarreide. Immaginate un luogo comune e lo troverete (solo l’idea dell’arena con i gladiatori raccattati da altri pianeti rende l’idea). Una parodia rivolta a un pubblico più adolescenziale, in cui persino Loki diventa buono (e questo, per un tradizionalista, è la cosa più insopportabile). Ma. Gli effetti speciali sono impeccabili e la colonna sonora (con incursione dei Led Zeppelin) centrata. E Cate Blanchette sarebbe credibile persino nella televendita della quinta cyclette “riempi cantina”.
Finalmente! Dopo tanti film Marvel tutti più o meno ugualmente mediocri, un bel colpo d'ala. Merito di una regia vivacissima, con idee a profusione e notevoli spunti di originalità (la parte sul pianeta discarica è incredibile). Ottimi effetti speciali e scene di battaglia, ma anche molto umorismo e divertimento, rispetto alla noia di altri episodi. Ottima colonna sonora. Incredibilmente bene anche Hemsworth, che ricorda il Jack Burton di Grosso guaio a Chinatown (!). E il bello è che i miti norreni vengono pure rispettati! Pienamente riuscito.
MEMORABILE: L'inizio con Thor incatenato; Thor e Loki da Doctor Strange; Tutta la parte sul pianeta discarica con Goldblum; La battaglia sul bifrost.
Il terzo episodio di Thor dimentica le pesantezze del poco riuscito secondo capitolo per buttarsi a "corpo morto" nello spirito del fumetto poco impegnativo, il che in questo caso è un complimento. Si cerca (e si trova) il divertimento puro con una riuscita commistione tra commedia e film action e una divertita partecipazione di un bel cast, a partire da una “stilosissima” Cate Blanchett. Il protagonista inoltre, libero dalle preoccupazioni sentimentali dei precedenti capitolo, è un valore aggiunto.
Fra i supereroi Marvel, Thor mi restava indigesto, col suo martello e l'aria seriosa da dio palestrato: nel terzo capitolo, perso il martello e rasati i boccoli, risulta più simpatico, come pure lo sono le sue spalle: il fratello Loki con la sua aria da mariolo impunito, il povero stolido Hulk, il soave maitre interpretato da Goldblum, l'ironica dominatrix di Blanchett. L'unico che pare prendersi un poco troppo sul serio è il personaggio di Elba, ma come si fa a non perdonare il miglior fico del bigoncio? Lo spettacolo c'è: fracassone e poco raffinato, ma allegro, scacciapensieri.
MEMORABILE: La sequenza di battaglia accompagnata dalle note di "Immigrant Song" dei Led Zeppelin
Ogni parvenza di decenza è andata a farsi friggere, essendo il film privo del benché minimo senso. Thor è ridotto a una misera macchietta, sbeffeggiato con l’appellativo di “zio del tuono”, mentre si accentuano tutte le parentesi in cui vuol per forza risultare simpatico raggiungendo al contrario dei picchi di stucchevolezza tranquillamente evitabili. Inspiegabilmente, in questi casi si superano le due ore in cui sembra che la storia prosegua a braccio alternando interminabili scontri corpo a corpo. Privato degli effetti speciali non resta granché.
Nulla di nuovo sotto il cielo Marvel in questo nuovo film di Thor che, ancora una volta, ha uno sviluppo che si aggancia alla serie degli Avengers. Il problema è che oramai questi film sono sovrapponibili e le storie spesso si mischiano. Quindi che si tratti di una pellicola di Thor o di Captain America o The Avengers non si capisce più la differenza. Nella fattispecie si salva soltanto la parte iniziale e quella finale. Nel mezzo un vuoto cosmico con una Blanchett semplicemente ridicola nei panni della cattiva. Molto meglio Goldblum.
MEMORABILE: Lo scontro iniziale e quello quasi finale sulle note di "Immigrant Song" dei Led Zeppelin.
Se il primo non era granché questo sequel è così cartoonesco, così stupidello, così inverosimile (anche ponderato per il genere) da essere abbastanza divertente. Certo, l'umorismo impiegato è puerile, le strizzate d'occhio allo spettatore nel mezzo dell'azione più furibonda sono ormai cronometrate (una ogni tot minuti di cazzotti, botti e fulminazioni laser). Però visto a cervello spento (a fine agosto viene anche facile) due risate le strappa.
MEMORABILE: Hulk bambino dell'asilo che litiga con Thor fa ridere. Certo, mai come Odino in camiciola di lino e giacchetta sportiva da pensionato chic in Florida.
Davvero imbarazzante questo capitolo dedicato al dio del tuono, che stavolta è alle prese con una sorella un po' malvagia, un'evanescente Blanchett davvero pessima. Null'altro si può dire di una vicenda insulsa, insignificante e che non aggiunge niente alle vicende dei vendicatori e anzi butta in mezzo personaggi come Hulk e Doctor Strange a caso. Sceneggiatura ridicola, battutine che non fanno ridere e musiche che non hanno niente a che fare con l'epicità che dovrebbe trasmettere un personaggio come Thor. Poveri Led Zeppelin...
Preso atto che il Thor epico e malinconico delle saghe fumettistiche di Walter Simonson nulla ha a che fare con il personaggio di Hemsworth, ci troviamo di fronte a un buon cinecomic. Bravo Waititi a conferire al tutto un aspetto pop, quasi weird, specialmente nelle parti con un divertente Goldblum che ricordano a tratti il Flash Gordon del 1980. Colori sparati, personaggi sopra le righe e una Blanchett notevole nel ruolo della super villain. Il lato negativo resta l'esagerata e puerile ironia made in Disney che toglie del tutto l'epicità.
Se nei primi due capitoli l'impostazione era più tradizionale, da blockbuster di supereroi, nonostante non mancassero occasioni per battutine, qui si assiste a una sterzata che fa finire tutto a tarallucci e vino. Bombastico più che mai, CGI a valanghe, fracassone, coloratissimo e digitale, ma con sceneggiatura ad effetto farsa e caricaturale che si percepisce fin dall'inizio, scegliendo di non prendersi sul serio e trasformando i personaggi in macchiette. Ci può stare e infatti il difetto non è questo, ma la sceneggiatura poco convincente che sul piano narrativo manca di nerbo.
Esplosivo e tremendamente divertente. Questo Thor: Ragnarok riesce a coniugare eventi drammatici e gag surreali con la stessa medesima sapienza. Cate Blanchett è una dea in tutti i sensi, il suo personaggio in perfetto equilibrio tra l'Eros e il Thanatos è uno dei migliori visti negli ultimi anni. E quando non ci sono morti di mezzo, Ragnarok è un giocattolone colorato (super Goldblum), scoppiettante e perfettamente ritagliato sul mega cast a disposizione. Tessa Thompson è fantastica, Hemsworth è sempre piacione ma piacevole. Sicuramente uno dei titoli più divertenti dell'intero MCU.
Ciò che evidentemente si è chiesto a Waititi (il target o la mission verrebbe da dire considerando il prodotto) è ricondurre la saga del sussiegoso figlio di Odino nell'universo, soprattutto commerciale e di consumo, della Marvel. Ecco così un Thor che si "sgancia" definitivamente da ogni fardello cosmogonico e tragico per consegnarsi mani e martello al glamour finto caustico e francamente succedaneo. Si passa così dalla padella dell'atarassia alla brace ardente della pacchianeria ridondante, con tanto di Hopkins che gigioneggia il Bardo e Blanchett in lattice, corna e velluto.
Parodia (quello è) ambientata in quel di Asgard e dintorni, con tizi in costume che fanno il verso ai Thor, Hulk, Loki, Odino etc. dell'universo Marvel e della oramai perseguitata era Corno, impegnati a far ridere e divertire chi, in quanto a racconto, si accontenta davvero di poco. Un paio di stragnocche con la Blanchett castigatrice in testa e tanto computer col quale potersi permettere di tutto. Elba alla stregua di ipovedente spaesato e Goldblum Shrove Tuesday-version. Chi si contenta gode, ma quanta fatica sprecata. E il peggio dovrà ancora venire...
MEMORABILE: Il sederino di Hulk, come raggi gamma lo hanno fatto.
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DiscussioneDaniela • 2/11/17 02:48 Gran Burattinaio - 5887 interventi
Non ho gradito i primi due Thor ma questo mi tira per il nome del regista, il neozelandese Taika Waititi, co-autore di quel gioiello d'humor che è What we do in the Shadows, in cui ricopre il ruolo del vampiro dandy innamorato della vecchietta.
DiscussioneRaremirko • 13/11/17 23:33 Capo call center Davinotti - 3858 interventi
La Blanchett è sexyssimaaaaa.
Yum.
124c non ha tutti i torti, non è un Thor praticamente, sempre uan roba a sè, ma io l'ho trovato comunque godibile.
La memorabile canzone "Immigrant Song" dei Led Zeppelin (1970) è stata scelta dal regista sia per due scene di questo film, sia per due diversi trailer. Come è noto, il testo parla del punto di vista dei vichinghi e rievoca sonorità della mitologia scandinava, citando anche il Martello degli Dei (Mjollnir) - i Led Zeppelin d'altronde avevano anche scritto canzoni ispirate ai romanzi di Tolkien e a un certo tipo di Fantasy-epico. Senza dubbio testi, toni e radici culturali rendono questa canzone meglio contestualizzata qua, che in Shreck III