Thor il conquistatore - Film (1983)

Film squallido e inutile del regista Tonino Ricci (autore anche dell'orripilante Bakterion). La trama è riassumibile in due righe, cast orrendo, film ambientato molto probabilmente nei boschi vicino Roma. Nel mucchio di insensatezze e assurdità si salvano solo due bei gufi che alla fine sono gli attori migliori di questa "opera".

Un non film, una boiata oltre l'immaginabile; però il costume di Etna è magnifico e la morte del padre di Thor con una freccia in gola che si piega quando cade è l'apoteosi della serie Z. Ma chi avrebbe oggi il coraggio di produrre un film simile? In parte, anche questo è l'orgoglio del cinema italiano. Mitico!

È talmente improponibile da non potersi permettere nemmeno l’etichetta di trash poiché è sconcertante sotto ogni profilo. Non c’è trama, i dialoghi sono ridotti all’osso e gli attori, o presunti tali, lasciano il tempo che trovano. Sinceramente non si capisce il senso di un'operazione del genere. Forse la colonna sonora è l’unica componente ad avere una parvenza di decenza. Arrivare alla fine è impresa quasi insormontabile, ai limiti dal masochismo.

Tra i vari spin-off italiani di Conan il barbaro e dei vari "pellicciotto-movies", questo è tra i peggiori in assoluto, tanto da far apparire l'analogo Ator un capolavoro; è in sostanza il viaggio del guerriero Thor (Minniti con parrucca) in una landa non specificata (che in realtà sono dei boschi abruzzesi) in un susseguirsi di scontri all'arma bianca con sgangherate tribù rivali. Noioso, poverissimo, coreografato male, con facce improbabili e cadute nel ridicolo continue, è salvabile perlomeno in ottica trash; non male la Romano.

Terrificante film nato per imitare Conan il barbaro che sembra una parodia ma purtroppo non lo è: le sue intenzioni sono serie. Dialoghi incredibili, situazioni poverissime (per non parlare dei costumi), trama completamentre assurda. I vecchi leoni del cinema avventuroso, tipo Raf Baldassarre cattivissimo, cercano di fare qualcosa, ma la parrucca impedisce a Minniti di vivere il suo momento di gloria.

Sorta di Conan il barbaro dei poveri all'insegna della sciatteria, a partire dalla povertà delle location che vorrebbero vanamente evocare luoghi magici e carichi di mistero. Privo di una vera e propria sceneggiatura e girato da Ricci alla buona la prima, il film si risolve nell'insensato girovagare del protagonista alla ricerca della spada del padre, assassinato assieme alla madre da un perfido capo tribù. Apoteosi della comicità involontaria, grazie anche alle modestissime prestazioni degli attori, fra cui si salva parzialmente solo la piacevole Maria Romano.