Formidabile intrigo di complotti, doppi giochi e corruzione, generato dalla rivalità (e conflitto) di interessi fra un procuratore e un poliziotto, entrambi ambiziosi al punto da sacrificare qualunque scrupolo. Non ci sono eroi in questa crime-story nerissima, nè ritratti troppo manichei. Ogni personaggio è realisticamente complesso e le loro azioni non seguono mai schemi stereotipati. Alla fine, sembra che una pallida luce di giustizia si affermi in modo tanto beffardo quanto casuale. Ma la conclusione è comunque amara e sconsolata.
MEMORABILE: Una delle sequenze finali ricorda "Mean streets" di Scorsese...
Quando il principale sospettato di una serie di delitti viene ammazzato prima che potesse confessare, la polizia incastra un altro uomo per darlo in pasto all'opinione pubblica. Della faccenda si occupa un detective, contrastato da un procuratore in carriera: entrambi ambiziosi, corrotti e con qualche scheletro nell'armadio. Per la serie "il più pulito ha la rogna", un poliziesco nichilista in cui non si sa davvero da che parte stare, meno violento e spettacolare di altri del genere ma anche più disperato, con un finale beffardo, amarissimo
MEMORABILE: L'impiegato sempre ossequioso, dopo aver ricevuto l'ennesimo calcio nello stinco da un suo superiore gerarchico: "Le vogliamo bene, signore!"
Molte potenzialità in questo crime, annacquate da una narrazione confusionaria, che non gestisce bene i tempi, i ritmi e le caratterizzazioni dei personaggi. Seung-wan Ryoo affastella mille situazioni senza tener conto del pathos e dell'esigenza dello spettatore di identificare e metabolizzare con i giusti tempi ogni singolo personaggio con la sua specifica motivazione. Ambizioso, ma di difficile fruizione e per questo motivo non del tutto riuscito.
L'indagine sugli omicidi seriali di alcune scolare diventa terreno di scontro fra un poliziotto non irreprensibile e un procuratore legato a un disonesto uomo d'affari. Poliziesco/thriller apprezzabile nei suoi intenti di denuncia e nel suo pessimismo che non lascia spazio alla giustizia ma solo alla vendetta. Alla fine tutti i nodi dell'intricata trama vengono al pettine, ma tutti quei nomi e tutte quelle fisionomie così simili (almeno per gli occhi e le orecchie dello spettatore occidentale) generano confusione. Doppiaggio italiano mediocre.
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DiscussioneDaniela • 13/12/11 23:15 Gran Burattinaio - 5937 interventi
Ragazzi, giuro che quando ho usato nel mio commento termini come "beffardo" ed "amaro" per definire l'epilogo del film NON era stato ancora pubblicato il commento dell'amico Greymouser... il rischio, quando si hanno gusti molto simili, è di apparire copioni ;o)
DiscussioneGreymouser • 14/12/11 00:07 Call center Davinotti - 561 interventi
Infatti, accadde la stessa cosa, a parti inverse, con JSA di Chan-Wook Park :)
DiscussioneZender • 14/12/11 08:31 Capo scrivano - 48283 interventi
Ma anche quando non si hanno gusti simili, dopotutto. La cosa è inevitabile, il vocabolario italiano non ha infiniti vocaboli per definire sensazioni che possono risultare palesi a molti... Per fortuna so che con te e Greymouser c'è sempre la buona fede, anche se non lo specificate, e tanto basta.
DiscussioneDaniela • 14/12/11 09:34 Gran Burattinaio - 5937 interventi
Comunque la visione di questo bel film ha confermato una convinzione che già si era fatta strada vedendo altre opere sub-coreane (e più in generale asiatica) di ambientazione contemporanea: per fortuna, non lavoro lì!!! Nonostante il continuo scambio di inchini, si ricevono dai propri superiori non solo insulti e cazziatoni pazzeschi, ma anche vere e proprie violenze fisiche, ceffoni, spinte, calci negli stinchi... E questo a tutti i gradi, nel film anche il procuratore viene trattato a pesci in faccia e colpito in testa dal suo superiore, come lui fa con i suoi collaboratori e soprattutto col povero impiegato solerte che le prende da tutti e, dopo aver ricevuto calci, ringrazia pure. Brutto vivere.
DiscussioneDaniela • 14/12/11 09:37 Gran Burattinaio - 5937 interventi
Zender ebbe a dire: Ma anche quando non si hanno gusti simili, dopotutto. La cosa è inevitabile, il vocabolario italiano non ha infiniti vocaboli per definire sensazioni che possono risultare palesi a molti... Per fortuna so che con te e Greymouser c'è sempre la buona fede, anche se non lo specificate, e tanto basta.
Caro Zender, contavo che tu lo sapessi.... ma magari altri potevano essere indotti a "pensar male" dalla somiglianza dei nostri commenti, anche se - come giustamente osservi - per definire certe sensazioni il vocabolario non offre scelte infinite :o)
DiscussioneZender • 14/12/11 09:57 Capo scrivano - 48283 interventi
Beh, chiaro che non posso garantire per tutti :) Ognuno pensa sempre ciò che vuole, ma dal momento che si tratta di coincidenze occasionali non vedo chi potrebbe pensar male, in fondo.