The stranger - Film (2014)

Tutto "in famiglia": Eli Roth, che produce, si porta il fido sceneggiatore (qui promosso anche regista) e le due star dell'ancora inedito "The Green Inferno", tra cui la novella moglie Izzo; il protagonista è però il cileno Tapia Montt, che dimostra di reggere bene il ruolo. Una storia ambiziosa, che pare fare il verso sia al filone epidemico che a quello dei vampiri urbani; il film è giocato sulla costruzione della tensione e lascia con più di una domanda nel finale. Lo stile è buono e rifugge i troppi stereotipi horror, ma il ritmo latita.

Benedetta porfiria, non sanno che inventarsi per giustificarne la presenza e attualizzarla! Scherzi a parte, trattasi di una pellicola indigesta alquanto e con un ritmo da sonnifero. Pure se le promesse parrebbero tutte rispettate, il poliziotto-killer che si aggira indisturbato a fare il bello e cattivo tempo sembra davvero troppo. Armatevi di santa pazienza, se volete arrivare fino all' epilogo.

Appena sufficiente parabola vampiresca con un po' di pretenziosità modaiola nel voler essere sia intellettuale che sensibile e che in fondo si può ridurre a uno scontro tra due padri: uno teroricamente retto e giusto che per difendere il figlio si rivela invece un gran farabutto, l’altro tormentato, senza cuore e affetti ma simbolo di redenzione e umanità. C’è tutta la recente cricca di Eli Roth, il quale non sarà un nome tutelare ma intanto di riffe e di raffe evita sempre la monopalla. Alla fine, comunque, il buio si... allontana.

Strano e straniero in un paesello americano. Un'altra interpretazione modernista del vampirismo, un po' come Lasciami entrare o Gli amanti sopravvivono (dell'anno prima), e qualche riferimento a 30 giorni di buio per il vampirismo visto come epidemia/malattia. Riuscita la caratterizzazione tragica dello straniero e del vampiro non più mostro gotico ma dannato che non vuole dannare; tuttavia la sceneggiatura non è così interessare da sollevarlo dalla mediocrità quanto basta per renderlo un buon prodotto (come i riferimenti), quindi si può anche passare oltre.

L'arrivo in città di uno strano tipo sconvolge i già fragili equilibri sui quali si regge. I balordi locali ne fanno subito la conoscenza prima che si dia il via a un girotondo di sangue, vomito e combustioni. Il male senza giustificazione al centro di un film dall'impronta oscura, cinerea e indelebile. C'è il liquido vitale che si fa vettore di contagio, c'è la fame spasmodica di carne umana e c'è altresì un fetore di morte insopportabile. La luce del sole si fa catartica e la purificazione forse sarà palingenetica. Bello, pregnante e soprattutto disperato.