Gigantesca impresa quella del critico e storico del cinema Mark Cousins, che si propone di raccontare l'intera storia del cinema in una serie di episodi, divisi per epoca, della durata di un'ora ciascuno. Tante sono le lacune ma tanti anche gli aspetti interessanti; l'opera infatti dà visibilità anche al cinema meno noto, quello dei Paesi del Terzo Mondo (ampie le parti sull'Africa o sul Medio Oriente) in un riassunto che, per quanto poco imparziale, risulta in ogni caso assai pertinente. Interessanti le interviste ai registi, piccole chicche.
Bellissimo documentario fiume sulla storia del Cinema e la sua evoluzione tecnico-artistica. Un magniloquente atto d’amore per la Settima Arte impreziosito da un’adeguata completezza (mancanze tante, però...) e un commovente afflato intimista, nostalgico e romantico nel Raccontare da lasciare ammirati. Gli inventori, le epoche, le correnti, lo sperimentalismo: l’abilità nel narrare la realtà con un trucco, nel catturarla, rivive in questa pantagruelica carrellata di immagini e suoni, voci e pensieri. Da diffondere e preservare. Emozionante.
MEMORABILE: L’apertura; John Ford intervistato da Bogdanovich; I rimandi visivi; L’attenzione maniacale nel descrivere scelte d’inquadratura, stili e metafore.
Difficile sintetizzare un'opinione su 15 ore di materiale. I 4 pallini sono per l'originalità della realizzazione, curatissima e per il punto di vista (le innovazioni come punti di attenzione). Le scelte sono personalissime, molte mi lasciano perplesso (poco Kubrick, poco Welles, molta India: per carità). Molto spazio al "world cinema" (con spunti non banali, per me che ne so poco), forse troppa enfasi sugli aspetti tecnici, troppo poca sulla scrittura (per me importantissima, non essendo un tecnico). Comunque, un appassionato dovrebbe almeno dargli un'occhiata.
Cronostoria della Settima arte con la quale Mark Cousins si prefigge di rompere con la visione etnocentrica che domina lo spettatore medio, facendo luce sulla cinematografia di mezzo mondo. Ne ricava un'opera monumentale che raccoglie testimonianze da ogni dove, cattura sguardi, sequenze, paesaggi di bellezza impareggiabile, contestualizzando film ed autori nel loro clima culturale. Didattico e illuminante quando illustra il progresso della tecnica e della sintassi attraverso le opere fondanti, non rinuncia ad attimi di poesia. Manca molto, certo, ma non tanto da vanificarne lo sforzo.
Sorta di compendio per avere una traccia sull’evoluzione dell’arte cinematografica, sia di costume che a livello tecnico. Interessante per cogliere i collegamenti e le influenze attraverso i decenni e per sottolineare il ruolo di testimone nei mutamenti sociali e storici. L’enfasi del narrato si sposa bene nella prima parte come a illustrarne la magìa, mentre diviene critica verso gli ultimi anni dove l’avvento dei computer ha spoetizzato la visione.
Monumentale ricostruzione della storia del cinema attraverso quindici corposi documentari. La serie, molto ricca dal punto di vista iconografico, ha il pregio, a costo di qualche illustre assenza, di approfondire i temi trattati, rifuggendo da una modalità meramente illustrativa. Con l’ausilio di interventi di personaggi entrati a pieno titolo nella storia della settima arte, si analizzano singoli film e correnti cinematografiche che consentono di arricchire e completare il proprio punto di vista sul tema. Imprescindibile.
Interessantissima serie documentaristica che realizza un excursus sul cinema mondiale senza escludere nessun continente. È veramente un must per gli appassionati della settima arte e verrebbe solo voglia di vedere il doppio delle puntate per avere maggiori approfondimenti. Si sente purtroppo la mancanza di grandi nomi, c'è poca considerazione (o nulla) per generi come l'horror, il fantasy e la fantascienza. Non vengono nominati film importantissimi, a discapito di interi capitoli su registi "minori" o cinema "minore".
Un'opera monumentale: 15 ore di sequenze, dall'uscita dalla fabbrica del 1895 passando per Chaplin, Ejzenstejn, Mizoguchi, non dimenticando il cinema nostrano (soprattutto il neorealismo ma anche Fellini, Pasolini, Antonioni). Apprezzabile l'idea di non concentrarsi su Hollywood ma fare largo spazio a India, Cina, Giappone, Africa tenendo come punti fermi gli autori e le idee più rivoluzionarie. S'impara, si ottengono molti spunti per la visione, spesso ci si sorprende. Consigliato a chiunque sia innamorato del cinema come l'autore.
Opera ambiziosissima: nonostante la durata considerevole, il proposito di compendiare oltre un secolo di storia del cinema non può non tradursi in una selezione molto ridotta e, come tale, certo opinabile. Ma, anche se ognuno potrà lamentare lo scarso spazio o addirittura l'assenza di questo o quel cineasta amato, è apprezzabile lo sforzo di offrire un quadro il più ampio possibile, esteso alle cinematografie meno note, cogliendo nel contempo in ogni epoca i filoni portanti senza però trascurare le voci "fuori dal coro", così che ogni cinefilo potrà ricavarne stimoli e non solo informazioni.
Una vera e propria odissea lunga 15 ore che parte dagli albori del cinema e arriva ai giorni nostri. Il regista ha il grandissimo merito di relegare Hollywood a personaggio principale ma non attore unico, facendo conoscere anche sprazzi di cinema internazionale semisconosciuti (come l'interessante cinema africano). Molti grandi assenti: il cinema di genere fa solo un paio di comparse data la predilizione per i film artistici o iperautoriali, Kubrick viene nominato di striscio. Comunque illuminante soprattutto nel percorso storico e di pensiero.
Il progetto di Cousins è molto ambizioso: un documentario sulla storia del cinema. Il prodotto finale può solo fornire una visione parziale di più di un secolo di vita della settima arte. Il regista è obbligato a fare delle scelte molto personali, ragione per cui la maggior parte di quanto proposto appartiene a paesi con una cinematografia non conosciuta ai più. Personalmente rimango perplesso davanti a certe assenze (registi che hanno fatto la storia del cinema sono poco o niente rappresentati), ma non sarebbe stato possibile inserire tutto.
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E' morto a 93 anni il grande direttore della fotografia Haskell Wexler. Nella sua carriera ha vinto due Oscar alla migliore fotografia per il film Chi ha paura di Virginia Woolf? (1967) diretto da Mike Nichols e per Questa terra è la mia terra (1976) diretto da Hal Ashby.
Una prece.