Buona trasposizione cinematografica del bel romanzo di Greene, già portato sullo schermo da Mankiewicz nel 1958 (Un americano tranquillo). Film di stampo tradizionale che non concede nulla allo spettacolo ma presenta una sceneggiatura che compie una buona caratterizzazione psicologica dei personaggi e trae dalle vicende narrate una morale amara sul cinismo degli uomini mascherato da ideali politici ed umanitari. Grande interpretazione di Michale Caine.
Un inglese, che ha una relazione con una giovane vietnamita, conosce un giovane americano e ne diventa amico. Ma la cose finiranno per complicarsi... Bella versione di un classico di Greene già trasportato sullo schermo da Mankiewicz ("Un americano tranquillo"). Bella regia di Noyce, che ricostruisce alla perfezione il clima che si respirava a Saigon negli anni '50 e grande lavoro sui protagonisti, tutti approfonditi con la dovuta attenzione. Cast superbo. Caine domina su tutti, ovviamente. Fraser, per una volta distante dai ruoli da macho, è perfetto. Da riscoprire.
Ciò che è davvero pregevole di questo film - storia d'amore, di guerra, di spionaggio - oltre allo scenario esotico, suggestivo e vivissimo, e alla bravura di Caine e di Fraser, è il modo in cui restituisce la fondamentale ambiguità della natura umana. In Thomas, Alden e Phuong, bene e male, generosità ed egoismo, idealismo e cinismo si confondono in un enigma, e quell'enigma rende impossibile giudicarli. Si possono solo accettare le loro contraddizioni, e commuoversi per la loro irrimediabile, umanissima fragilità.
MEMORABILE: Il violento assassinio di Alden, il "ritrovarsi" di Thomas e Phuong.
Nessuno o quasi ricorda più la dolorosa guerra d'Indocina dei francesi, prologo del Vietnam degli americani, visto al cinema fino alla nausea. Noyce evoca il mondo coloniale poco prima del crollo e utilizza con grande efficacia il soggetto messogli a disposizione dal romanzo di Graham Greene. Ottimo il cast (monumentale Michael Caine, nella parte dell'occidentale naufragato ai tropici), accurata la confezione. Avvincente.
MEMORABILE: L'anziano protagonista che, abbandonato dalla giovane amante, si chiude nella toilette per piangere.
Un Michael Caine gigantesco, che da solo basterebbe a vedere un film comunque ben realizzato, con una buona fotografia e un'accurata ricostruzione d'epoca, lento ma per nulla noioso. Oltre a raccontare una pagina di storia un po' dimenticata (e sorpassata dall'imminente guerra Vietnam-Usa), Noyce racconta bene i pensieri di un uomo geloso e innamorato. Fraser, seppure adatto alla parte, è completamente oscurato dall'altro protagonista.
Adattando e smussando (senza nulla togliere alla parte storica) il romanzo quasi autobiografico di Greene, ne esce un film fatto su misura per un Caine maturo al punto giusto per la parte ma più che maturo artisticamente, tanto da guadagnarsi una nomination. Al contrario di come spesso avviene la sceneggiatura è molto lineare rispetto agli spostamenti temporali del romanzo; classica, nel senso migliore del termine, ne guadagna una visione facilitata, dando così modo di concentrarsi sulle storie parallele, dove predomina quella politica.
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