The next voice you hear... - Film (1950)

The next voice you hear...

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Ritratto di una tipicissima famiglia americana Anni Cinquanta: Joe (Whitmore), Mary (Nancy Davis, che il mondo conosce ormai come l'ex first lady Nancy Reagan) e il figlio Johnny (Gray). Nelle prime fasi il film sembra semplicemente raccontarne il quotidiano soffermandosi sull'irritabilità del padre, la bonaria comprensione di sua moglie (sul punto di partorire un secondo figlio) e sulla simpatia del piccolo; ma è chiaro che si sta invece preparando il terreno per quella che è la vera idea chiave del film, suggerita fin dal titolo: una sera Joe sente in radio una strana voce che s'intromette nei programmi annunciando di essere nientemeno che... Dio! Sulle prime nessuno...Leggi tutto ci fa troppo caso, ma quando il fenomeno si ripete il giorno successivo senza che ci si riesca a spiegare l'origine della voce, qualcuno inizia a farsi due domande... Ciò che dispiace, purtroppo, è che noi quella voce non la sentiamo mai! Per un motivo o per l'altro, quando arriva l'ora del messaggio divino succede qualcosa che ci impedisce l'ascolto. Possiamo solo sentire la riproposizione dei concetti espressi dalla stessa riportati da chi in radio li ha trascritti (perché di riuscire a registrare “in diretta” non se ne parla, pare impossibile!). Non che poi siano comunicazioni tanto particolari, quelle che Dio ci fa pervenire, tanto che l'attenzione è posta sul fenomeno in sé, non sui contenuti delle frasi divine, fondamentalmente rimasticature di principi cristiani elementari adattate al momento storico, con insegnamenti positivi che si rifletteranno sui comportamenti delle persone con qualche piccolo miracolo non troppo impegnativo. L'evento viene vissuto attraverso la percezione che ne ha la famiglia di Joe, alle prese coi problemi di un prossimo parto, di un lavoro in cui il superiore (Smith) poco concilia l'armonia tra colleghi e un'auto che non ne vuol sapere di accendersi al primo colpo. Il clima tipico della periferia americana disegnata dalle villette con steccati bianchi risalta bene nel bianco e nero di William Mellor, mentre poco si può rimproverare alla coppia protagonista, anche se la caratterizzazione di gran lunga più importante è quella di Whitmore (la Reagan è costantemente chiusa in casa e quasi sempre in cucina), divertente soprattutto negli scambi col poliziotto che pare accanirsi con lui (spassosa la gag della doppia multa consecutiva). Permeato da uno spirito cattolico evidente, che sciorina citazioni dalla Bibbia e introduce i diversi giorni della settimana con didascalie ispirate alla creazione del mondo, un innocuo film in bilico tra commedia e dramma, realizzato professionalmente ma che poco sfrutta l'insolito spunto di base. Funziona comunque come preciso spaccato familiare d'epoca (la mamma che compra i cereali per i concorsi a punti, il figlio reclutato per la consegna dei giornali a domicilio, le scaramucce sul lavoro...) e si lascia vedere senza gran rimpianti.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 26/10/20 DAL DAVINOTTI
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