Sorrentino non perde un centesimo della propria potenza figurativa e narrativa, nemmeno dinanzi a un genere complesso come quello della fiction. Una serie che si prende comodamente i propri tempi e li gestisce in un modo quasi del tutto inedito, con una sceneggiatura di rara bellezza in cui alcuni dialoghi sfiorano il capolavoro. Cast incredibile con Malkovich, Law e Orlando da applausi a scena aperta. Qualità complessiva di abbacinante bellezza, con una fotografia dallo straripante potere e una direzione attoriale molto potente.
MEMORABILE: Le condizioni di Pio XIII che sembrano migliorare piano piano; I tentativi per convincere Brannox a diventare Papa; La via "media"; Voiello.
Guazzabuglio, a tratti delirante, che sembra realizzato più per fiaccare e stordire lo spettatore, facendolo affogare in un gorgo di sacro, profano e profetico, cuciti però insieme con la "sparachiodi". Ci sono sì momenti visivamente notevoli; e Brannox (Malkovich) colpisce per la sua fragilità, mista a un forte egocentrismo, che sfocia nel puro narcisismo. Ma le cadute registiche sono troppe; e la banalità, malcelata dalla faccia tosta, fa spesso capolino imbrattando una tela filmica che vorrebbe essere d'autore, ma finisce per mostrare solo a improvvisi lampi il talento di Sorrentino.
MEMORABILE: Il rapporto Voiello-Girolamo: "Gli altri santi non li prego mai, perché non li ho conosciuti, mentre ho conosciuto te, Girolamo"; L'elogio funebre.
Parte malino, si riprende sul carisma di Malkovich, quindi si fa altalenante, diversa, in qualche modo da The young Pope; quest'ultimo, in particolare, è da annoverare tra i meriti di Sorrentino alle prese con la serialità, che declina in chiave autoriale al punto di prendersi la briga di fare una lavoro specifico sulle sigle di apertura e chiusura, puntata per puntata. Il nuovo papa è un personaggio complesso, che alterna carisma a fragilità, mantenendo una figura interessante, che valorizza anche quella di Sofia, mentre lo spessore di Voiello resta inalterato. Merita la visione.
MEMORABILE: Le sigle, in particolare quella sulla spiaggia; Il "NO" di Lourdes; Il millepiedi; Il respiro; Girolamo; La chiusura con citazione.
Nulla da dire sulla confezione (con notevoli ricostruzioni scenografiche: vedi Vaticano e Cappella Sistina); sulla forma con l'inalterata capacità sorrentiniana di comporre notevoli inquadrature spesso sapientemente abbinate alla musica; sulla scelta di meravigliose location; sulle prove attoriali (Voiello-Orlando ancora una volta impagabile). Ma perché gridare al "miracolo" o allo "scandalo" per contenuti ormai ovvi e di cui si può ormai discutere in un qualsiasi talk-show televisivo di prima serata? Una buona serie, certo: ma senza esagerare.
Being Pope Malkovich, tra prelati pre-loro. Vertiginosamente lunare, shakespearian-melvilliano, ex punk e filoleninista (come Ferretti!), esteta che ammonisce come “la forma, se levigata alla perfezione, diventa mistica”: lo sa eccome Sorrentino, che restio alla serpe tentatrice della maniera espande qualitativamente di enne ottave ogni posta pregressa. Oltre Mida, con senso prospettico-fotografico dei più immensi pittori e un cast principesco, forgia una scena madre lunga 10 ore a prova di imperfezione, a beneficio dell'irrisolto complesso edipico dello scopofago. Fumata arcobaleno.
MEMORABILE: Sigle RefNoè in divenire; Sigla balneare; Assente balla Conte; Slalom tra croci; Essence; Manson-Sharon!; Radio Respiro; Beinjoke Malkovich; Shining!
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sono a neanche metà, ma col suo abbracciare umori decisamente più lunari e shakespeariani mi sta piacendo se possibile anche quel tot in più di the young pope. sorrentino in cima alla pianta di fagioli di jack e malkovich davvero lavico e commovente. loro era già tutto in questo dittico. dalle mie mani applausi, solo applausi.