The manster - Film (1959)

Un giornalista americano in Giappone è vittima di un crudele esperimento. Stavolta il mad doctor è nipponico (tranquilli: ha un laboratorio, delle gabbie per mostri e un vulcano per far secco chi gli pare) e la vittima yankee, ma poco cambia. Una verbosa variazione su Jekyll e Hyde, priva di mordente e insolitamente conformista (il protagonista tornerà dalla mogliettina nell'happy ending). Unico cenno di vitalità (cult): al nostro Hyde, in una sequenza da brivido e risate, spunta una capoccia sulla spalla (un secondo corpo!). Robetta.

Un giornalista di sede a Tokyo intervista uno scienziato che a sua insaputa gli inocula una sostanza misteriosa. In lui crescerà una creatura mostruosa che non esiterà a uccidere. Bene e male si avvicendano in questa ennesima variante di Jekyll e mister Hyde non del tutto da disprezzare, sia per le cupe e fantasiose scenografie, sia per le trasformazioni del mostro a due teste. Finale col botto e che mette pace fra buoni e cattivi, all’ombra di un finto vulcano impazzito.

La brama smania spinta evoluzionista della scienza che forza la mano dell'ordine cosmico riportando l'umana anatomia alla preistoria è una ciste recidiva dell'horror. Forse perché produttivamente ibridato col Giappone, in questo bodyhorror ante-litteram proto-henenlotteriano balza subito all'iride un sovrappiù di cura tecnico-formale (specie al reparto effettistico) rispetto alle coeve terato-cormanate da terremotata rigatteria di allora. Lo script tradisce forzature e si arriva ai 72' non senza un granulo di noia, ma questo uomostro è arruolabile tra le file dello scary-vintage.