La straordinaria resa della fotografia, associata a un gusto per l'immagine assolutamente non comune, ci fa subito capire che non siamo a Hollywood ma in estremo Oriente, dove la qualità dei film è riscontrabile soprattutto nella bellezza stordente ottenuta dalla scelta di luci e colori, dalla ricerca per l'inquadratura insolita. THE HOST è uno dei tanti esempi di tali virtú e il primo, inatteso attacco della gigantesca iguana (chiamiamola così) lascia di stucco: emerge dal fiume e si getta sulla folla sconvolta; la forma del mostro, il suo disegno, sono ottimi; è l'animazione in computer grafica, coi suoi movimenti innaturali, a penalizzare la creatura:...Leggi tutto subito in piena luce, mai nascosta nemmeno nel prosieguo del film, non può non essere analizzata a fondo da chi guarda. Unico difetto di un'opera quasi perfetta? No. L'altra faccia della medaglia è la sceneggiatura, puerile e sempre indecisa se seguire l'orrore o la parodia dell'orrore, imbevuta di facile antimilitarismo e di scene mai ficcanti che sembrano spesso piazzate a sproposito. THE HOST funziona insomma quando c'è azione o quando il fascino delle immagini rapisce la vista (vedi le scene nella tana del mostro), molto meno quando si tratta di raccordarle e dare un senso al tutto. Anche perché troppe idee sembrano buttate lì senza convinzione, mandate alla deriva mentre personaggi in gran parte solo abbozzati si muovono sul set incapaci di incidere come dovrebbero. Marcel M.J. Davinotti jr. Chiudi
Una creatura generata da una mutazione genetica di un pesce semina il terrore in Corea catturando una bambina. La famiglia si adopererà per salvarla. La trama semplice ricorda molto i blockbuster americani ma le somiglianze finiscono qui. Le situazioni, i dialoghi, la caratterizzazione dei personaggi sono molto lontani da Hollywood come lo è la conclusione. Forse alcuni aspetti (quello politico, ad esempio) avrebbero meritato un maggiore approfondimento da parte del regista. Comunque un buon film.
Nonostante la storia non sia niente di che il film mi ha parecchio divertito: i personaggi principali sono azzeccati, le scene d'azione sono girate magistralmente e c'è una leggera vena comico-grottesca che pervade tutto il film e che ho apprezzato molto. Il design del mostro è veramente ottimo come la sua realizzazione al computer e la scena del suo primo attacco è veramente superlativa. Gran bel film di genere coreano, che non ha nulla da invidiare alle produzioni Made in Usa (anzi!).
Il cinema "occidentale" ci ha abituati che, nei più classici dei monster movie, la Creatura si vede poco e male per il 90% del film, fino al gran finale dove di norma si mostra in tutta la sua aberrazione. The Host invece non ci gira troppo intorno e la prima apparizione del mostrone protagonista avviene pochi minuti dopo l'inizio del film e, particolare molto importante, in pieno giorno e in mezzo a una folla atterrita. Buonissimi effetti speciali e attori credibili sebbene la sceneggiatura claudichi qua e là. Caruccio.
Eco-vengeance egemonizzato da uno dei mostri meno credibili e terrifici - per non dire risibili - a memoria degli ultimi 20 anni, mosso dalla solita CGI ingenua che lo rende ancor più sintetico e meno tangibile, al servizio di una sceneggiatura che davanti a più di un bivio non sa da che parte svoltare. Il bistrattato Cloverfield gli fa scarpe di cemento, ed è tutto dire. 110' di noia sesquipedale.
"The host" sembrerebbe giocare subito la sua carta migliore, con la prima apparizione del mostro - una scena di massa girata con coinvolgente maestria. Ma nel seguito l'intrecciarsi di più temi, come quello della critica antimilitaristica e soprattutto quello incentrato sul valore dei legami familiari, mantengono vivo l'interesse fino al commovente, inaspettato finale. Un film eccellente, con una bella colonna sonora, bene interpretato, in cui gli effetti speciali sono al servizio della storia e non viceversa. Davvero notevole.
MEMORABILE: la scena iniziale lungo il fiume, il tentativo di fuga dei due bambini.
Strano, atipico, particolare monster-movie coreano. Il mostro appare subito (diversamente dal classico cliché del genere) e senza indugio attacca gli umani, in una scena di azione molto bella e coinvolgente. Il film prosegue attraverso le vicissitudini di una famiglia (niente eroi–altro classico cliché violato) che lotta per liberare la propria piccola rapita dal mostro. È un film interessante che consiglio di vedere, anche se un po’ distante dai nostri gusti. L’unica cosa che non mi è piaciuta è il mostro, che sembra un po’ troppo di plastica.
Ben fatta questa parodia. Per chi non l'avesse capito, non è un horror! Boon-ho si ispira alla vena grottesca di John Landis e riesce a infilarci argute critiche sociali (l'incapacità e la burocrazia delle istituzioni, l'asservimento alla potenza straniera, il ruolo dei media, l'emarginazione degli infetti) e pure delle musiche romantiche da film impegnato. Bravi gli attori, specie il ciccione e la bambina.
MEMORABILE: Il personale sanitario, le smorfie del ciccione, il raffreddato e la pozzanghera.
Mediocre monster-movie, con un incipit assai godibile (il primo attacco della creatura è ottimo) ma che latita sul versante tensione e pecca quando cerca la commistione con la commedia e il dramma. Il mostro è piuttosto carino, anche se la CG - ogni tanto - fa emergere una fastidiosa sensazione di posticcio e irreale. Le scene d'azione sono tutte godibili, mentre la sceneggiatura è molto confusionaria e la vena grottesca/satirica troppo spesso sbaglia direzione e diventa ridicolo involontario. Occasione mancata.
Passati dieci minuti ci si sorprende per la grandiosità degli effetti speciali: una mostruosa creatura acquatica all'inseguimento delle masse in riva al mare. Poi iniziano i dolori e, per i restanti lunghissimi e noiosi 100 minuti, il film deraglia nella parodia, quindi nell'action, poi nel sentimentale. Qualche blanda denuncia contro l'orrore dei virus "creati ad arte" non aiuta a reggere più di tanto un lavoro orrendo, per idea e concezione. L'impressione di un film con troppi elementi in campo predomina sulle immagini tristi e maldestre che scorrono davanti ai nostri occhi. Elementare.
Monster-Movie davvero originale e ottimamente girato. Da antologia la scena in cui ci viene mostrato l'anfibione per la prima volta e, a differenza di altri film del genere, qui appare quasi subito. La vicenda della gigantesca salamandra mutante fa da contorno a temi come i danni nei confronti dell'ambiente, l'antimilitarismo, i media, la burocrazia e i difficili rapporti famigliari. Peccato per alcuni momenti troppo demenziali, ma glielo si perdona senza troppi problemi. Buona anche la cgi usata per il mostro.
La prima epifania del mostro è una sequenza magistrale e di straordinario impatto visivo, e basterebbe da sola a giustificare il valore di questo originale monster-movie. Forse la trama potrà far storcere il naso a qualcuno per il suo oscillare tra serio e faceto, ma questo è un carattere culturale tipico della cinematografia orientale. Mi è piaciuto molto, sia per la felice realizzazione tecnica (ottima resa della creatura), sia per la mano del regista, sia per la vena degli attori. E non mancano spunti di amara critica sociale.
Quando ci sono di mezzo gli occhi a mandorla bisogna aspettarsi di tutto, anche una pellicola che sembra partire in maniera leggera, quasi comica, con un protagonista amante del sonno, per poi giocare la carta mostro mutante, che devo dire colpisce non poco alla sua prima, decisamente dinamica e lunga apparizione, dove crea parecchio scompiglio. Poi, si torna tra il semi serio e la ricerca della piccola dispersa, con siparietti gentilmente offerti soprattutto dal padre tonto e dal fratello. Non dirà chissà che, ma questa pellicola lo dice comunque bene, pur esagerando qua e là coi dialoghi.
MEMORABILE: La dispensa del mostro; Le ossa rigurgitate; Il traditore, che domanda se la ricompensa è detraibile; La ricerca del "virus" (anche nel cervello).
Gwoemul dimostra quanto la cinematografia sud-coreana si differenzi da quella nipponica: ritmo calibrato, personaggi sanguigni e nessuna divagazione. Personalmente non avrei mai creduto si potessero amalgamare così tanti generi impunemente: horror, fantascienza, thriller, commedia, satira, melodramma, action e - soprattutto - con tanta eccellenza. Mentre lo spettatore scafato s'impegna a prevedere la svolta successiva, Bong Joon-Ho dà un colpo di reni e piega la vicenda in un'altra direzione, con uno sberleffo. Divertimento puro.
MEMORABILE: Kang-ho Song che interpreta un minorato mentale fa apparire un dilettante il Dustin Hoffman di Rain Man.
Bong centra il bersaglio anche col genere fantascientifico, utilizzandolo però quasi come pretesto all’interno di un fascinoso pout-pourri di registri narrativi: melodramma intimista, commedia slapstick, thriller e azione per sondare temi come l’importanza dei sentimenti e della famiglia; e non pago, pone un grosso accento sulla politica e il corpo militare criticandone il modus operandi così cinico e subdolo, amplificando una denuncia urlante di dolore che parte dai cittadini e finisce vacua e invisibile, come lacrime nella pioggia. ***!
Spiazzante e difficilmente digeribile per noi occidentali: non solo per la grande naturalezza con cui passa da un genere all'altro, dal registro comico a quello drammatico, ma anche per certe scelte narrative che a molti faranno storcere il naso (si veda la caduta nel melodramma, specie nel finale). Eppure il film c'è, così come il suo regista che spesso dimostra di possedere una tecnica pregevole. Inoltre i chiari intenti parodici e satirici risultano validi e riusciti: le frecce scagliate centrano spesso i bersagli voluti. Interessante, discutibile, opinabile ma più che buono.
MEMORABILE: La prima comparsa con conseguente assalto della creatura.
Bong Joon-ho non perde tempo: mostra da subito l'aspetto del mostro in tutta la sua possanza digitale (che farà storcere il naso ai puristi del lattex). È una dichiarazione d'intenti, a dire che l'attenzione del film versa altrove, nell'autenticità dei rapporti umani a fronte dell'ottusità delle istituzioni. Anche se la contaminazione tra generi irriducibili rivela un'incostanza di fondo (croce e delizia di certo cinema orientale) l'opera è vivace e non banale, coraggiosa persino nell'intraprendere strade inaudite. Originale, ma più per presa di posizione autoriale che per sincero afflato.
Il pasticcio (l'inquinamento del fiume, con quel che ne consegue) viene causato da un occidentale, nonostante le proteste dell'aiutante locale. Critiche sono riservate anche alle istituzioni del posto (polizia, sanità, esercito). Alla fine saranno personaggi comuni ed emarginati a risolvere la situazione. Superato il primo impatto con una recitazione particolare (i giovanissimi sono eccezionalmente bravi), il film migliora sempre più, in virtù anche di svolte di genere create ad arte. Grande cura dei particolari. Ottima colonna sonora.
Produzione coreana di buon livello tecnico, non appartiene esclusivamente al genere "mostri assassini". Gli autori in effetti mettono parecchia carne al fuoco e non mancano di introdurre anche temi "impegnati", primo tra tutti quello ecologista. Il risultato non è però equilibrato e soprattuto non è supportato da un ritmo adeguato, anche a causa della lunghezza eccessiva del film. Il primo quarto d'ora è comunque di grande impatto.
Il cinema coreano riserva sempre belle sorprese e non solo sul fronte puramente estetico ma anche su quello simbolico-metaforico. Quel che puzzava di ennesimo orroraccio inzeppato di mostri acquatici e mutazioni genetiche si rivela invece una sardonica frombola del tragicomico preordinata a scoccar strali al veleno sulla malata dissennatezza di certa scienza medica (gli ettolitri di formaldeide scaricati nel fiume; la mistificazione sul virus fantasma; l'irragionevole craniotomia attuata sul protagonista) e l'inaffidabilità dei corpi militari preposti alla salvaguardia civile e nazionale.
MEMORABILE: L'incipit: il botta e risposta tra i due medici e lo sversamento dei tossici flaconi di formaldeide nel lavabo della sala autoptica.
Ma dove vuole andare a parare questo film? La miscela di generi e di materiale alto (la ricerca della bambina, il bellissimo finale, sobrio e toccante) e basso è sempre stato un marchio della sensibilità orientale. Stavolta, però, sembra che il regista non segua una precisa direzione: alcuni temi vengono semplicemente sfiorati in una ricerca a vuoto che coinvolge nella superficialità anche i personaggi. Ciò che convince è, invece, il "mostro", perfetto nella sua interazione con gli umani. Complessivamente un po' sopravvalutato.
Il mostro, ben realizzato, a differenza dei classici monster movie appare quasi subito e non si nasconde mai alle telecamere. Non risiede infatti nel thrilling l'anima del film, né nella commedia (Parasite), ma si configura piuttosto come drammatico, soprattutto nel finale. Palese il messaggio ambientalista, ma ci sono anche numerosi sottotesti di critica sociale nell'evolversi del dramma familiare che si consuma. Gli attori, tutti molto credibili - pur in una situazione assurda - alzano ulteriormente il livello della pellicola. Da vedere.
Il regista rivelazione Bong Joon-ho realizza la sua opera horror mettendo in scena un mostro dalla fattezze simil-pesce gigante, che devasta e infesta il fiume, una città intera e i suoi turisti. Il cast è eccezionale e sa ben rappresentare nel complesso sia le parti più grottesche che quelle maggiormente ricche di tensione e azione. Gli effetti in alcuni punti deludono, ma visto l'anno di produzione è difetto che si può perdonare. In compenso c'è una fotografia eccezionale, che sa mettere in risalto i posti in cui il nemico agisce spaventosamente.
A causa dello sversamento di certe sostanze tossiche nelle fogne nasce una creatura mostruosa che, una volta cresciuta, attacca la popolazione di Seul rapendo la figlia del nostro protagonista. Bon Joon-ho gira un film che non è un horror né un animali assassini, ma più un dramma familiare e una denuncia sociale e ambientale. La creatura è grande protagonista nei primi dieci minuti, poi però lascia spazio alle vicende di un gruppo familiare unito nella ricerca della propria nipotina. Film lento ma molto originale e poetico.
A causa di un quantitativo di formaldeide gettato incautamente nel lavandino, ecco che vengono alla luce dal fiume creature mutate. Sembrerebbe, quindi, un film ecologista volto a denunciare l’inquinamento ambientale. In realtà le pieghe prese sono molteplici e diluite in due ore che risultano eccessive, anche per i troppo tempi morti che appesantiscono la visione. Poco da eccepire sul piano prettamente tecnico, ma a latitare è la concisione, mentre una direzione più chiara avrebbe giovato all’identità dell’opera.
Film fantasy con sfumature antimlitariste e ambientaliste che non cade mai nel buonismo, fattore che in certe storie può rovinare tutto. Pur non potendo contare su momenti indimenticabili o che lascino il segno, intrattiene e a tratti diverte. La fotografia risulta grezza e il montaggio è da apprezzare. Song Gang-ho simpatico. Joon-ho si conferma uno dei migliori registi orientali.
La regia sempre poliedrica di Bong Joon-ho permette al suo monster movie di partorire generi e sottogeneri sempre diversi, tra orrore, critica sociale, commedia e melodramma. Sullo sfondo una grigia metropoli che sembra quasi sfaldarsi da un momento all’altro, tra facce grottesche, pesci mutanti e un ineluttabile spirito di sopravvivenza. Ottimo il cast (Bae Doo-na su tutti), poco riuscito il look del mostro. Splendida la fotografia.
I prodromi di Parasite si vedono con la coda nell'occhio, tra piccoli quadri familiari durante il pasto e la bassa manovalanza capace della più inaudita resilienza. Il regista ricerca una commistione di svariati generi per promuovere rimostranze verso l'inefficienza stratificata su più livelli: dalle forze dell'ordine dedite alla lascività si passa per l'intoccabile comunità scientifica, prima di approdare all'indolenza ambientale (cifra stilistica dell'eco-vengeance). Forse alla fine, oltre questo, il film è un invito al coltivare i legami per migliorare sé stessi e gli altri.
MEMORABILE: Il primo attacco del mostro; La fuga dall'ospedale; Lo scaracchio nella pozzanghera; La polizia intenta nelle grigliate; Il complotto scientifico.
Pastiche stilistico-narrativo e famiglia (e/o individualità) disfunzionale sono già le assi portanti del cinema di Bong, in questo monster movie sbilenco e sovraccarico, sfinente in troppe parti, sfilacciato in altre, percorso tuttavia da lampi di afflato emotivo e tenuto assieme da una visionarietà generosa fino alla bulimia. Giustamente ambigua, affatto risarcitoria anche la figura del pescione, a metà tra Alien, Godzilla e la creatura della laguna, mentre le mille risorse recitative di un Song Gang- Ho versione idiota dostoevskiano fan dimenticare tante mancate identificazioni.
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HomevideoZender • 11/12/08 16:42 Capo scrivano - 46903 interventi
Disse Flazich che a suo tempo lo inserì: L'edizione in DVD è semplicemente superlativa. Imperdibile per chi è appassionato di packaging.
HomevideoUndying • 5/04/09 21:52 Controllo di gestione - 7578 interventi
Quentin Tarantino in una recente intervista all'emittente inglese SKY ha stilato una clssifica dei suoi venti film preferiti dal 1992 ad oggi(in pratica da quando esordì con RESERVOIR DOGS).THE HOST è al decimo posto di questa lista che comprende non poche sorprese...
1* Battle Royale
2* Anything Else
3* Audition
4* Blade
5* Boogie Nights
6* Dazed & Confused
7* Dogville
8* Fight Club
9* Fridays
10* The Host
11* The Insider
12* Joint Security Area
13* Lost In Translation
14* The Matrix
15* Memories of Murder
16* Police Story 3
17* Shaun of the Dead
18* Speed
19* Team America
20* Unbreakable
Rivedendolo perde molta della sua "freschezza". Gli avevo dato 3palle e mezzo, ora gliene darei 2 e mezzo.
DiscussioneZender • 10/04/11 09:16 Capo scrivano - 46903 interventi
Non era passato poi molto da quando l'avevi visto comunque. Stiamo parlando di un film piuttosto recente...
Ad ogni modo se vuoi rifare il commento e cambiare il pallinamento basta che lo scrivi qui sotto e opero la sostituzione.
DiscussioneDaniela • 21/02/20 08:40 Gran Burattinaio - 5887 interventi