The carpenter's house - Film (2018)

Una band femminile decide di girare un video in una vecchia falegnameria abbandonata dove un pazzo ha ucciso sette donne: chissà quali orrori dovranno affrontare. Quello più grande però lo deve sopportare l'incauto spettatore che si imbatte in questa pellicola. Dopo i primi tre minuti, non malvagi e persino promettenti, si è costretti a sorbirsi circa 35 minuti (su 62: in pratica più di metà film) di nulla cosmico prima che accada qualcosa. Poi la solita mattanza, condita da svolte narrative che cadono nel ridicolo. Dialoghi gratuitamente volgari, "recitazione" pessima, regia pure. Scappate!

Nonostante un incipit che poteva far ben sperare, non c’è nessun capovolgimento dei tradizionali equilibri di potere tra vittime e carnefici, tutto è già visto e rivisto (sangue, inseguimenti e urla comprese). Un pessimo film spacciato per video arte underground con interpretazioni (sembra di stare a una fiera di tassidermia), fotografia e regia del tutto da dimenticare. Assolutamente da evitare.

In poco più di un'ora (credits e flash forward inutilmente ripetuti inclusi) Beltempo, più che omaggiare direttamente lo slasher exploitativo made in USA degli anni '70 e '80, sembra scimmiottare il cinema di Eli Roth, dalle nudità muliebri alla violenza esplicita, passando per i personaggi mal ritagliati e visceralmente detestabili. Lo script disastrosamente raffazzonato, ricolmo di dialoghi assurdi (le scarse prestazioni del cast aguzzano i sentori di ridicolo involontario), volgarità gratuite e macchiette tremende (i redneck randomici) si fa odiare. Un po' di splatter non basta.

Band rock di ragazze darkettone facilotte e sboccatissime vanno a girare il video in un luogo dal passato cruento e ci trovano il Jason di turno. Confezione e recitazione semiamatoriale, regia da farsa televisiva, scenette di nudo e dialoghi da softcore, splatter e gore da torture porn spinto e di cattivo gusto, un twistino verso la fine per un risultato che può ricordare un Picchio misto Joe D'Amato ma in versione più casereccia. Tutto sommato l'impressione generale, pur nell'ambito del trash, è che il lavoro ha una sua peculiarità, e uno sguardo a tempo perso lo si può dare.

Le vicious lips "prendono in prestito" il Belzebus per andare a girare il videoclip del loro brano "Deathgasm" in una vecchia cascina, teatro anni prima di un fattaccio di cronaca nera. Inutile dire che per le sboccate e impudiche goth girls saranno dolori! Recitazione semi amatoriale, dialoghi volutamente trash e volgari e, in appendice, qualche effettaccio splatter. Il personaggio meglio caratterizzato è quello dell'ambigua Ashley, cattolica per imposizione materna. Consigliabile a chi vuole ammirare quattro bellissime bad girls (Sick/Soraya è la più divertente e sexy).