The absent one – Battuta di caccia - Film (2014)

Continuano le avventure del detective Carl Mørck (Lie Kaas) e del suo assistente Assad (Faras) dopo la buona riuscita di 87 MINUTI PER NON MORIRE, sempre tratto dai romanzi di Jussi Adler-Olsen. Qui la coppia ha a che fare con il suicidio di un uomo che non aveva più avuto pace dopo la morte dei suoi due figli in circostanze mai del tutto chiarite. E' proprio per far luce su quel dimenticato doppio delitto che Mørck riprende in mano il caso venendo in contatto con una misteriosa tossicodipendente (Curcic), probabile testimone del fatto ed ex fidanzata (quando era ancora una maliziosa adolescente...Leggi tutto con il volto di Sarah-Sofie Boussnina) di un ricco studentello poi diventato un grande imprenditore (Asbæk) con affari in tutto il mondo. Quest'ultimo, assieme a un socio dall'aria poco raccomandabile (Dencik), continua a coltivare un'insana passione per la violenza che porta entrambi a prendere a calci e pugni chi si renda colpevole di qualsiasi sgarbo nei loro confronti. Kimmi, la tossicodipendente, un tempo faceva parte dello stesso giro, dal quale era uscita portandosi dietro i ricordi di un dramma intimo mai risolto. In una Danimarca ripresa spesso in notturna (attraverso un eccellente lavoro di luci del direttore della fotografia Eric Kress) e valorizzata da una buona scelta delle location, il film si sviluppa seguendo le tradizionali regole del giallo (screziato da ovvie tinte thriller) facendo bene attenzione a tenere la barra dritta in sceneggiatura, in cui la complessità del soggetto rischiava di compromettere la comprensione della vicenda. Invece, nonostante numerosi flashback che ci riportano ai tempi della scuola, quando il perfido Ditlev seduceva la bella Kimmie trascinandola nei propri sadici giochi di sangue, ci si riesce a orientare con sufficiente facilità confermando che non è certo impossibile mantenere, anche all'interno di intrighi complessi, la necessaria chiarezza. Rispetto all'esordio (e anche ai capitoli successivi) manca un po' l'ironia che trovava in Fares Fares un ottimo interprete, ideale controcanto alla durezza di Mørck, al solito burbero e spesso intrattabile, ma la coppia conferma di funzionare, la storia scorre fluidamente e le due ore di durata non si sentono affatto. Come nel primo capitolo sono ben strutturati i dialoghi, le interpretazioni si rivelano tutte all'altezza e il finale è non solo astutamente architettato ma anche ben realizzato tecnicamente (comunicandone cioè la giusta intensità) dal confermato Mikkel Nørgaard, che ciononostante verrà sostituito per le avventure successive. Un ottimo esempio di come – pur senza riuscire a valicare i perimetri del genere – si possa offrire un prodotto di qualità capace di conquistare gli appassionati.

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