(ULTRA BABY VINTAGE COLLECTION) Un Nanni Loy minore, "da cassetta", dirige due episodi che vedono protagonisti un Pozzetto-prete già visto in TRE TIGRI CONTRO TRE TIGRI e un Manfredi alle prese col solito borgataro illetterato. Nella sfida tra Roma e Milano chi si salva sono più che altro caratteristi come Maurizio Micheli (spassosissimo il suo duetto con Manfredi) e Leo Gullotta, perché i due presunti mattatori appaiono piuttosto stanchi. A causa anche di una sceneggiatura sgonfia, il Pozzetto di UNA PECORELLA SMARRITA si smarrisce a sua volta tra le ripetizioni del suo repertorio classico e per far...Leggi tutto ridere è costretto a usare le solite volgarità che, in questo particolare ambito "ecclesiastico", divertono per la loro malcelata blasfemia. Mara Venier è bella e anche brava, ma il suo personaggio è talmente inconsistente da avvilirla. Niente di nuovo, insomma, e Loy pure sembra appannato, privo di mordente nella sua regia piatta e incolore. Ne IL FIGLIO DEL BEDUINO Manfredi invece si aggrappa al dialetto romanesco che a volte diverte, ma le gag sugli equivoci lessicali sono tra le peggiori mai sentite ("congenito "diventa "con gemito"). Inoltre la storia del figlio omosessuale (o no?) non è certo tra le più nuove e ricalca situazioni già viste mille volte in film tipo LA MOGLIE IN BIANCO... L'AMANTE AL PEPE. In definitiva un film inutile, con un seguito "virtuale": QUESTO E QUELLO, due episodi coi medesimi protagonisti.
Nell'ultima fase (già declinante) della commedia all'italiana questo film poco aggiungerebbe, se non ci fosse l'incredibile dialogo fra Micheli sessuologo e Manfredi sub-umano, padre atterrito dalla possibile omosessualità del figlio, che attinge vette epiche (e oggi improponibili), specie nei passaggi su bisessuali e necrofilia; non male anche il resoconto del colloquio ai colleghi di lavoro ("semo tutti froci") Inconsistente l'altro episodio.
A parte lo spassoso primo episodio, il capolavoro è il secondo, quello con Manfredi. Volgarità verbale a fiumi, attori strepitosi (Stroppa, Gullotta, Diogene...), divertissement puro. Di culto il dialogo Manfredi-Micheli, con Manfredi che storpia costantemente tutti i termini medici fino a un sublime "ermafrocito". Inutile fare raffronti con la vera " commedia all'italiana": questa è purissima commedia, senza morale (se non amorale) e senza finalità di critica sociale. Si ride... e basta!
Discreta commedia diretta da Nanni Loy e suddivisa in due episodi qualitativamente diversi tra loro; il primo interpretato da Pozzetto nei panni di un curato moralmente molto rigido strappa qualche sorriso, ma non va al di là della semplice macchietta. Il secondo, con un Manfredi in grande forma, è invece un'arguta e non banale riflessione sul mito della virilità (abbastanza inedita per l'epoca) e presenta una buona caratterizzazione dei personaggi che trovano (oltre al protagonista) interpreti all'altezza (Paolo Stoppa ad esempio).
Due episodi accomunati da un senso di inconclusione. Pozzetto molto bravo diverte come suo solito, ma la sua storia scorre lenta e si ridacchia solo a tratti (perchè la bambina sul treno che lancia due volte la bottiglia?) e lascia perplessi il ruolo di Mara Venier. Nel secondo episodio non si capisce se il figlio di Manfredi sia o meno omosessuale (ma forse è questo l'intento di Nanny Loy) e la comicità fa perno su errori lessicali d'ogni tipo. Buoni i caratteristi (ci sono anche Baccaro e Gullotta). Si è visto di meglio, ma diverte ugualmente.
MEMORABILE: Ritornato in barca coi preti, Pozzetto recita una preghiera ma poi cade in mare e si concede a imprecazioni. Una vecchia del luogo lo guarda sdegnata.
Fine della commedia italiana, si aprono le offerte 2x1, così anche i manifesti quasi si assomigliano. Cambiano gli addendi (Celentano-Montesano, Pozzetto-Manfredi) a risultati alterni. Se Pasquale Festa Campanile era regista più a suo agio in questo campo (Qua la mano), Nanni Loy sembra girare a vuoto. Si ride ogni tanto, più per l'ancora freschezza di un Pozzetto-prete sboccato e l'interpretazione sopra le righe di Manfredi che non per un effettivo lavoro di sceneggiatura (ma si vedrà di peggio con Questo e Quello).
Stanca commedia firmata da Nanny Loy. Il primo episodio vede un Pozzetto-prete di provincia ai suoi minimi storici (a me fa ridere anche se non dice nulla) alle prese con un'amnesia. Episodio fiacco, con un'improbabile deus ex machina interpretato da un'odiosa bimbetta (nella noia si salvano solo le curve della procace Venier). Il secondo episodio è molto più divertente, con un Nino Manfredi sboccato che si trova a confrontarsi con l'omosessualità del figlio, giovane calciatore della Roma. Film in cui si ride col passare dei minuti. Altalenante.
MEMORABILE: Manfredi agli amici: "Er dottore ha detto che semo tutti froci!"
Ah, la crisi del cinema italiano; persino il double bill formato mignon fu una formula tentata per fare un po' di cassa. E ci troviamo anche questo pessimo duetto tra Pozzetto prete che vede la patonza della Venier e Manfredi monnezzaro che teme che il figlio sia gay. I caratteristi fanno il loro liso dovere, gli attori non si spostano dal loro standard ma Manfredi farà di peggio quando girerà storie dove se la fa con ragazzine. Cosa pretendere da un film dove Stoppa è soprannominato "Tre senza levà"?
Una buona commedia, forse un po' tirata via ma ancora abbastanza divertente. Ottimo l'episodio pozzettiano, con molti momenti spassosi ed una bella ambientazione lacustre; il finale aperto è sicuramente originale, inoltre la scena di Pozzetto che sacramenta (e come!) dopo essere caduto in acqua è diventata (giustamente) famosa tra i suoi adepti. Molto diverso (e meglio sceneggiato) è il capitolo di Manfredi, con buone caratterizzazioni anche dei personaggi minori ma molto più volgare, sia concettualmente che per i dialoghi.
MEMORABILE: L'ovvio commento di Pozzetto alla visione della Venier infracosce: "Oh la madòòòòna!"
Diciamolo subito: Nanni Loy ha diretto di meglio e questo film è pura “marchetta”. Niente di male, spesso funzionano e questo è il caso. Il primo episodio (il più debole) ci mostra un Pozzetto prete (già visto in altri film) che ricalca sostanzialmente il suo solito personaggio stralunato. Il secondo episodio con Manfredi è molto divertente, pur basandosi sulla strautilizzata commedia degli equivoci in salsa volgarotta.
Divertente film natalizio ad episodi con due protagonisti in forma smagliante e caratteristi di grande livello (Paolo Stoppa e Maurizio Micheli su tutti). Il primo episodio (con Pozzetto) diverte con una vena di surrealismo che lo rende migliore rispetto al secondo episodio (con Manfredi), che invece fa un ricorso massiccio alla volgarità, pur restando sempre su buoni livelli attoriali e avvalendosi di gag riuscitissime.
Tra le prime uscite sulla scia di Culo e Camicia, nonché primo incontro sul grande schermo tra Pozzetto e Manfredi. Il primo episodio scorre bene, con i suoi tocchi di comicità surreale che calzano a pennello sul personaggio Pozzetto prete-smemorato. Manfredi è penalizzato, nel secondo, da una sceneggiatura prevedibile che disperde l'intero (ottimo) cast; si sorride solo con qualche scambio dalla cadenza trasteverina tra Manfredi e Stoppa. L'equivoco del figlio gay è materiale già visto. La differenza la fa la ricercata regia di Nanni Loy.
Due episodi molto scialbi e banali: idee trite e ritrite e sceneggiature tirate via, con finali aperti che più che invitare gli spettatori ad immaginare ulteriori sviluppi sembrano messi lì perché non si era capaci di trovare un finale decente. Perchè vederlo allora? Per i protagonisti, perché nel primo episodio la caratterizzazione di Pozzetto-prete smemorato è da antologia, perché nel secondo Manfredi, seppure con un linguaggio volgare stile Monnezza (e coadiuvato da partners come Gullotta, Paolo Stoppa e Micheli) è altrettanto fenomenale.
Godibilissima commedia italiana in due episodi mai volgari nonostante faccia uso di epiteti coloriti. Il primo episodio è leggermente irriverente, ma amabilissimo e brillante grazie soprattutto all'interpretazione di Pozzetto, il secondo è all'avanguardia nel trattare il tema dell'omosessualità, goliardico ma senza eccessi. Grande e pura commedia italiana, dei tempi che furono.
Discreto film diviso in due episodi, che contrappongono la comicità nordica di Pozzetto a quella romana di Manfredi; tra i due stavolta esce vincitore il secondo, anche grazie a una storia più divertente e ricca di battute azzeccate (seppur non originalissima), ben interpretata e impreziosita da un cast di contorno in gran forma (Stoppa e Gullotta). L'episodio di Pozzetto si salva invece esclusivamente grazie a qualche battuta felice dell'attore, che ricalca il suo personaggio con una certa convinzione. Nel complesso comunque più che potabile.
Riuscito film a episodi con Pozzetto e Manfredi che, come faranno anche in Questo e quello, recitano un tempo a testa. Anche quì (a mio avviso) l'episodio di Manfredi si rivela nettamente il migliore, grazie soprattutto alla presenza di Leo Gullotta, il quale dà vita a un personaggio unico che il più delle volte ruba la scena allo stesso Manfredi. Da segnalare, anche in questo episodio, una delle ultime apparizioni dell'inossidabile Paolo Stoppa.
MEMORABILE: "Poi ci sono i bisessuali" "Chi? quelli co du cazzi?"
Dei due episodi, quello con Manfredi è il più riuscito, sebbene la sceneggiatura non sia proprio il massimo. Difatti il comparto scorre bene (in alcuni casi non si può non ridere a crepapelle) proprio grazie alla verve scoppiettante di Manfredi e del resto del cast, in particolare di Gullotta, Micheli e Stoppa. Più debole e dunque meno divertente l'episodio con Pozzetto: troppo ripetitivo e con il nostro piuttosto bloccato, e neanche la Venier (mai vista così bella però) convince, nonostante si impegni. La regia di Loy qua e là si sente.
MEMORABILE: Manfredi: "Er dottore ha detto che semo tutti froci"... e gli altri indicando Baccaro "Puro lui...?"
Commedia divisa in due episodi e diretta da un Nanni Loy non al suo meglio. Il primo episodio con Renato Pozzetto e Mara Venier è discreto, ma l'attore milanese risulta sotto le sue consuete potenzialità comiche. Il secondo episodio con Nino Manfredi e la partecipazione di Paolo Stoppa, Maurizio Micheli e Leo Gullotta è farcito di svariate volgarità e di un linguaggio particolarmente pecoreccio, ma riesce comunque a strappare qualche sorriso. Dimenticabile.
Due storie già abbondantemente viste al cinema, sceneggiate con la mano sinistra. Ma se la prima resta insignificante (*) a causa anche della pochezza recitativa del protagonista, che attraversa il film con la sua solita faccia inespressiva, il secondo (***!) ha dalla sua un Manfredi da manuale e una schiera di attori di razza (Stoppa, Micheli, Gullotta, la Di Benedetto) che offrono volta per volta al protagonista la spalla giusta per duetti che riescono a strappare numerose risate. Guardabile.
MEMORABILE: "Se non era per me mio figlio poteva diventare analfabeta, delinquente, drogato, perfino laziale..."
Due episodi: quello di Manfredi risulta più divertente, quello di Pozzetto solo simpatico e nulla più (con un prevedibile finale) ma con una Mara Venier mica male... Il segmento con Manfredi conta due scene esilaranti: quella con Maurizio Micheli ma specialmente quella del bagno con Stoppa. Pure in questo episodio il comparto femminile con la Di Benedetto si difende bene, ma non ho per nulla gradito il finale aperto.
A un Pozzetto nella fase declinante (la maniera di sé stesso annega, peraltro, in una trama assai impalpabile) segue l'episodio di Manfredi, greve, seppur con qualche (raro) sprazzo degno di nota. A parte Stoppa che, pur nelle angustie della macchietta, disegna da par suo una figura divertente, il resto è affidato a storpiature lessicali (i mitici ermafrociti) e a banali notazioni sociologiche (il progresso del costume). Sostanzialmente anonimo.
Duplice episodio sul tema dell'amore non convenzionale. Il primo, con Pozzetto, pur essendo di natura irriverente riesce a mantenere una sottotraccia favolistica tale da rendere delicato l'argomento (tolta qualche parolaccia). Il secondo con Manfredi è più greve e scontato come contenuto, e anche se la storia ha un minimo di costruzione, non si riesce a uscire da battute grossolane. Regia al minimo sindacale che lascia spazio agli attori.
MEMORABILE: Nell'acqua al molo; Il ginocchio da prete; La visita medica.
Vicende interessanti, ma potevano essere sviluppate in modo più convincente. "La pecorella" fa quasi tenerezza, inoltre è in parte girata in luoghi incantevoli. Pozzetto è sul pezzo, ma la sceneggiatura appare un po' timida e "rallenta" anche il divertimento. Comunque la sufficienza è piena. Poi si gira verso il "duretto", padre non spirituale che non comprende, anzi mena. Qualche elemento azzeccato anche qui, con la parte all'ASL che dura un po' troppo. Finale che forse, volendo, "si fa capire". Anche qui ampiamente vedibile. Temi "scottanti" e sorrisi che poco divengono risate.
MEMORABILE: La discesa dal motoscafo di Pozzetto, sul Lago D'Orta; Il nonno spione che chiede "20 sacchi".
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Ma sai che non me n'ero mai accorto? In TESTA O CROCE? Appena posso vado a risentire... Non m'era mai sembrato. Ho capito il momento che dici ma non ci avevo mai fatto caso. Boh
HomevideoGeppo • 4/11/08 08:59 Call center Davinotti - 4356 interventi
FINALMENTE!!!!
Ecco a voi un altro Pozzettiano.
Disponibile in DVD dal 3 Dicembre per la Filmauro.
L'episodio con Nino Manfredi "Il figlio del beduino" è veramente da Oscar!!!!
HomevideoZender • 4/11/08 09:11 Capo scrivano - 48691 interventi
Grazie Geppo. Alla fine i pozzetti, un po' alla volta, a fatica...
HomevideoZender • 13/01/09 08:27 Capo scrivano - 48691 interventi
Mi risulta però che dovrebbe uscire dopodomani per la Raro 15 gennaio 2009.
Audio: Ita.5.1
Video: 16:9/Ws
Infatti mi pareva di non averlo visto, in giro Quindi deve ancora uscire.
HomevideoZender • 11/04/09 19:03 Capo scrivano - 48691 interventi
Il dvd della Filmauro ha un'ottima qualità video (soprattutto per chi ricorda il master Mediaset, decisamente appannato), una discreta qualità audio (meno nell'episodio di Manfredi) e un meta-trailer memorabile, con Pozzetto e Manfredi che si incontrano in un cantiere e discorrono sul... film e su loro stessi. Da non perdere!
HomevideoXtron • 3/06/12 09:54 Servizio caffè - 2224 interventi
CuriositàZender • 14/07/15 11:23 Capo scrivano - 48691 interventi
Livia Borgognoni, che fece da assistente scenografa nell'episodio di Pozzetto, su mia richiesta mi scrisse ancora 4 anni fa per aiutarmi a trovare la casa della Venier.
Mi raccontò tra le altre cose un curioso aneddoto: "Quando stavamo arredando l'appartamento di Pozzetto prete a Orta, la casa scelta che affacciava sulla piazza aveva le scale strette e una porta d'ingresso piccola. La Scenografa Elena Ricci Poccetto voleva assolutamente portare dentro un vecchio armadio che le piaceva, così prima abbiamo provato senza successo a smontarlo, poi a tirarlo su dalla finestra con una corda; ma forse c'era un cornicione, non mi ricordo perché fallimmo anche lì e così l'attrezzista (che a suo tempo era atletico e gagliardo, Giuseppe Pagnotta detto Pagnotta) si procurò una lunga scala a pioli, la poggiò dalla piazza alla finestra, che era larga abbastanza, si legò l'armadio sulla schiena, salì sulla scala che con quel peso fletteva anche un po' ed entrò nella finestra... con tutto l'armadio! Ci fu un grande applauso. Tutti gli abitanti di Orta si erano via via radunati nella piazza e in silenzio seguivano la scena, io guardavo Pagnotta con una paura matta che si sbilanciasse o che si rompesse la scala e non mi ero neanche accorta di tutta quella gente. Fu veramente una grande emozione!"
Livia fa anche una comparsa, nel film. La si vede proprio nella casa della Venier durante la festa, tra gli ospiti...
E' la ragazza a cui Pozzetto infila in bocca un dolcetto come se fosse un'ostia consacrata:
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima visione Tv (Ciclo: "Nino Manfredi- Ritratto d'attore", martedì 19 marzo 1985) di Testa o croce:
Markus ebbe a dire: Zender ebbe a dire: La bestemmia di SONO FOTOGENICO è stracitata (anche se appunto camuffata), quella di TESTA O CROCE mi par di ricordare sia ancora più mascherata e pressoché inudibile. Mi ha stupito invece sentirne una squillante e chiarissima in CAOS CALMO...
mica tanto camuffata...quando Renatone casca in acqua, la dice bella grossa! eh eh
più che una bestemmia è un insieme di imprecazioni e casualmente ci capita Kristo ? non lo sapremo mai ahah