L'approccio più sbagliato ad un film così straordinario sul piano visivo e concettuale, sarebbe quello di volerne trarre un'interpretazione univoca. A me è sembrata una rappresentazione estetica e anarchica di una rigorosa teoria del caos. Dimensioni che si intersecano, prove generali di onnipotenza cieca e senza scopo: insomma, farfalle battono le ali e ponti crollano, nessuna differenza fra eventi bassi e alti. Ma basta speculare: resta impressa per sempre la faccia stralunata dell'apprendista demiurgo, mimo-attore irresistibile che regala perfino momenti esilaranti, toccando tutti i registri possibili della messa in scena. Strabiliante.
Di rado capita di finire travolti dall'onda d'urto di una deflagrazione di Bellezza, Genio, Delirio, Follia e Fantasia così magniloquenti, indescrivibili, assoluti e spregiudicati. Precipitato e pollone di ceppo natalizio, il cui bel niente elevato al cubo Matsumoto porta a conseguenze che vanno ben oltre l'aggettivo "estreme" e in orbite fuori da ogni sistema mentale, più vicine a quelle di un poppante dal biberon pieno di psilocibina o all'anarchia organizzata di uno psicotico, mostrando il cartellino rosso a tutti i talebani della ratio. Disintossicante, uno spreco morire senza averlo visto.
Omino in pigiama assurdo come la sua pettinatura si risveglia in una grande stanza vuota dalle cui pareti bianche spuntano solo pisellini angelici, toccando i quali succedono cose imprevedibili. Intanto, in un villaggio messicano, un lottatore scalcinato si prepara a salire sul ring... Non ci incastra nulla? Invece sì, ma in una maniera talmente fuori di testa (ad un certo punto anche letterale) da lasciare storditi ed ammirati. Symbol è uno spinello filmico dadaista, in cui l'assurdo diventa la chiave per l'interpretazione del mondo. Opera unica, folle, felicemente spiazzante.
MEMORABILE: L'affioramento dei puttini dalle pareti - La mossa a sorpresa sul ring - la scalata verso l'empireo - il grande pisello mondiale
Un bizarre tipicamente giapponese che viene riassunto dal pigiama sfavillante e dalle smorfie del protagonista le cui vicissitudini ricordano Charlot, calate in una cornice visiva frutto di un certo talento. Le metafore sono belle anche se onestamente non ho colto il significato del parallelo spagnoleggiante. Irrispettoso e geniale a tratti e nel finale, un po' monotono nella parte centrale quando deve ripetere pedissequamente i tentativi di evasione.
Stralunatissimo, caleidoscopico, finanche weird e diversamente lirico pout puorri di bizzarrie più o meno pregnanti e indovinate. Esercizio di stile sontuosamente sperimentale, ma film dallo sviluppo diseguale e a tratti ridondante che segue assiduamente le bislacche disavventure di un uomo intrappolato dentro un enorme stanza bianca. Si assiste quasi sgomenti ad un testa e testa tra inventiva e licenze visive prossime al genio parossistico e storie parallele prossime all'inutilità più stucchevole. Non basta un linguaggio cinema folle e personalissimo per assurgere a grande film. Parafrasando Von Trier: Chaos reigns.
Definirlo folle è semplicemente riduttivo, così come riduttivo, e per certi versi sterile, è pretenderne di capirne e spiegarne razionalmente tutte le parti. Stupisce, intriga e diverte molto soprattutto nei primi 60-70 minuti che sono a tratti geniali ma presentano anche qualche ripetizione. La svolta degli ultimi 20 minuti lascia basiti (non che non accada anche per il resto della pellicola) e c'è chi potrebbe non gradirla. Per certi versi però ci può anche stare. Quel che si dice un'esperienza filmica e visiva: consigliatissimo ma a chi cerca qualcosa di inusuale.
MEMORABILE: Il protagonista (con la sua faccia in primo piano) che pensa di aver compreso come uscire dalla sua situazione. "Non funziona".
Uno stralunato esercizio più vicino alla videoarte sperimentale che al linguaggio cinematografico (e fin qui potrebbe essere), ma la divisione in due parti eterogenee di difficile conciliazione rende arduo il messaggio simbolico (in mancanza di quello realistico). Le trovate più originali e interessanti annegano nella ripetitività anche se non priva di una certa ironia (il protagonista con l'assurdo pigiama, gli angioletti, il collo del lottatore ecc). Un gioco a più livelli un po' psichedelico da guardare senza pensare troppo ai significati.
Sogno/Incubo di architettura metafisica multimediale piranesiana, folle backroom divoratrice; è tutto è niente è pop, "Symbol" è titolo paradossale, pisellini premuti e oggetti affastellati in uno spazio decontestualizzante all'infinito e così gli intenti umani, oltre-significante di visione esperienziale, attraverso il nulla fino al pisellino cosmico. Unico. Tutto il resto è vitalità messicana.
MEMORABILE: Il pigiama a pois.
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credo sia una tra le infinite che matsumoto poteva rappresentare
DiscussioneGreymouser • 20/03/12 00:48 Call center Davinotti - 561 interventi
Straordinario. Non dico altro per ora.
DiscussioneDaniela • 21/03/12 18:48 Gran Burattinaio - 5942 interventi
Greymouser ebbe a dire: Straordinario. Non dico altro per ora. Ci svrei scommesso che ti sarebbe garbato... se puoi, dai un'occhiata anche agli altri due film del regista, non sono capolavori come questo ma comunque meritano la visione entrambi, il primo per le sue creature assurde (il mostro col riporto ragionerizio è da sognarselo la notte), il secondo per l'impasto fra umorismo e commozione.
DiscussioneGreymouser • 22/03/12 09:57 Call center Davinotti - 561 interventi
Daniela ebbe a dire: Greymouser ebbe a dire: Straordinario. Non dico altro per ora. Ci svrei scommesso che ti sarebbe garbato... se puoi, dai un'occhiata anche agli altri due film del regista, non sono capolavori come questo ma comunque meritano la visione entrambi, il primo per le sue creature assurde (il mostro col riporto ragionerizio è da sognarselo la notte), il secondo per l'impasto fra umorismo e commozione.
In effetti era mia intenzione approfondire, appena possibile. Grazie per la segnalazione. Intanto mi godo ancora nel ricordo la visione di questo caleidoscopico gioiello.
DiscussioneRaremirko • 5/04/12 23:26 Call center Davinotti - 3863 interventi
Schramm, che ridere nel finale la scena dove il tipo lancia le scarpe addosso a Bush, eh?
DiscussioneDaniela • 8/04/14 08:29 Gran Burattinaio - 5942 interventi
Chi ha apprezzato Symbol dovrebbe vedere anche l'ultimo film del regista, R100: secondo il mio parere, meno folgorante ma comunque folle, bizzarramente liberatorio...
grazie per la segnalatio, anche se ormai la mole di arretrati è immensa (vi sarebbe anche il penultimo da recuperare, saya zamurai), e il tempo a disposizione è inversamente proporzionale a essa...
DiscussioneDaniela • 8/04/14 12:20 Gran Burattinaio - 5942 interventi
Schramm, ti posso fare una materna tirata di orecchi, tanto più che nel farla a te me la faccia anche a me stessa?
Il tempo sarà sempre poco per vedere tutto quello che ci garberebbe vedere, ma proprio per questo dovremmo evitare di perderlo, questo prezioso tempo, in filmetti che già in partenza possiamo prevedere brutti e/o inutili.
Tutte le volte che vedo una ciofeca (tipo quel Penny show ect, quanto per fare un esempio comune) mi riprometto di diventare più selettiva nella scelta, come già del resto ho dovuto fare ormai da tempo con la lettura, ma poi ricado nel vizio.
E' vero che questa bulimia cinematografica magari riserva belle sorprese, magari tanto più belle perché inaspettate: che un film diretto da Scorsese sia buono, questo lo metto in conto ed anzi ci resto male se delude le attese e faccio pure la pignola, ma se mi garba almeno un poco un film di cui non ho mai sentito parlare e di autore per me sconosciuto, allora è come scoprire una perla. Ma quanto ho ravanato nel fango per scoprirla questa perla? ;o)
non è facile risponderti. in teoria hai ragione, ma in pratica sono anche tempi, questi ultimi, in cui tutto è sparigliato (uno scorsese, un mann, un romero son capacissimi di deluderti o al massimo di attenersi alla buona maniera e il lowest-cost indie di estasiarti con un'inattesa freschezza di idee e di forme), per cui continua a interessarmi tutto, proprio per il principio che nella rumenta si trovano meno spesso di quanto si creda dei tesori...