Morgan Spurlock, con questo documentario-denuncia contro McDonald's e in generale contro l'industria alimentare americana, ha stupito tutti aggiudicandosi Il Sundance Festival del 2004. Riesce a dimostrare quali e quanti interessi si celino dietro un' industria che, per definizione, dovrebbe pensare anzitutto al bene del cliente (cosa che invece non fa affatto). Spaventosi gli effetti sull'organismo. Da evitare assolutamente se si amano i fast-food.
La cosa più interessante è il declino fisico del protagonista che per un mese si nutre solo con Mac-cibo. Naturalmente questo rappresenta il super eccesso, ma a parte la sua mossa autolesionistica da scienziato che sperimenta su di sè, il film si fa anche apprezzare per l’indagine sui fast-food, sulle pubblicità soprattutto dirette ai minori (i più facili da convincere, futuri ciccioni con scompensi). Spalleggiati anche dalle grandi marche di bibite, questi colossi sono quasi inattaccabili.
Complimenti a Morgan Spurlock che, a suo rischio e pericolo, ha deciso di mettere a repentaglio la propria salute per dimostrare che McDonald fa male. E' un bel film documentario, che però, attenzione, critica più il sistema "fast" tipico degli gli americani di nutrirsi che non McDonald. Chiunque altrimenti potrebbe obiettare: "ma se mangio per un mese pizza o panini al bar mi sentirei molto meglio del protagonista?". Da vedere.
Un ottimo documentario del piacevole e valoroso Morgan Spurlock, che ha il merito di aver introdotto l'argomento "McDonaldizzazione", in forma spiritosa e nello stesso qual tempo di un interesse insperato. Evidentemente il film punta sugli eccessi, ma certamente colpisce per alcuni aspetti sanitari legati al consumo di questi prodotti, che davvero non sospettavo essere così gravi. Non smetterò di mangiare i miei amati hamburger, ma cercherò di non abusarne...
Come tutti i pamphlet simil documentari ha una tesi. A differenza di molte altre operazioni di questo tipo non è però demagogica e certamente non può non indurre
a riflettere ciò che succede al fisico del protagonista che coraggiosamente prova
sulla propria pelle gli effetti dell'esperimento. Interessante e di gran lunga superiore alla media di pellicole del genere.
Un plauso andrebbe a priori al regista, che ha messo a repentaglio la propria salute nutrendosi di cibo spazzatura per un mese: se non è ardimento documentaristico questo... Ad ogni modo, il film riesce nell'intento che si era preposto e lo fa senza rinunciare ad uno humour allo stesso tempo ironico e macabro. Vedere gli effetti di soli 30 giorni è oltremodo impressionante. Non avete idea della soddisfazione che mi abbia dato vedere le facce orripilate dei miei amici divoratori di BigMac.
MEMORABILE: Gli inquietanti dipinti con i clown. Più spaventosi di IT.
Curioso documentario sull'obesità e le conseguenze della malnutrizione (cliniche e sociali). L'autore usa sè stesso come cavia e riprova delle sue teorie, sottoponendosi ad una dieta ipercalorica e valutandone le conseguenze con un team di esperti. Il tono generale è leggero per cui il film ha la doppia valenza di intrattenimento e informazione.
Didattico, da far vedere nelle scuole, perchè una cosa è sapere che mangiare (troppe) schifezze non è salutare, un'altra vedere passo passo gli effetti di un simile regime alimentare sul fisico del regista, coraggioso nel rischiare la salute in prima persona per dimostrare una tesi tanto ovvia quanto interessatamente occultata dalla società dei consumi. Il pregio del film è anche quello di affrontare un argomento così serio in modo leggero, spiritoso, per nulla predicatorio, il che rende la visione piacevole e non solo istruttiva.
Se veramente l'uomo è ciò che mangia, ovvio che mangiando spazzatura si diventi "spazzatura": grassi, flaccidi, ma soprattutto malsani. Il docu-film di Spurlock ha il merito di evidenziare una certa schizofrenia nei confronti del cibo che è tipica della società del benessere. La quantità fa premio sulla qualità, la pubblicità spinge a consumare cibi apparentemente diversi, in realtà omologati come gusto e valore nutritivo. E, quanto più i media esaltano magrezza e forma fisica, tanto più l'obesità si diffonde.... Preoccupante!
Il regista/protagonista ha voluto dimostrare su se stesso l'effetto del cosidetto junkfood. Un documentario che merita di essere visto e divulgato nonostante la sua tesi sia sfruttata a ritmo piuttosto esagerato. Va bene che negli USA c'è chi lo fa, ma mangiare 3 volte al giorno al Mac non è certo da tutti. Resta alta la critica ad una società non molto conscia di cosa realmente mangi ma, come diceva il buon Paracelso, è la dose che fa il veleno. Comunque dà da pensare e ciò non guasta mai.
Documentario di quelli che non lasciano indifferenti. L'esperimento sembra esagerato, ma se buona parte degli americani pasteggiano quasi quotidianamente così è evidente che questo documentario diventa educativo e fondamentale senza però essere pesante o troppo "scientifichese", dando un bell'affondo all'industria e anche alla politica (spaventosa la parte sul cibo a scuola) e se poco dopo la proiezione al Sundance MacDonald ha eliminato il menù king size il merito di Spurlock è evidente. Cinema verità, assolutamente da vedere.
In che modo l'organismo umano reagisce ad una rigorosa dieta mensile a base di hamburger, patitine fritte e beveroni extra-gassati? Ce lo mostra con sprezzo del pericolo Morgan Spurlock, documentatore e cavia di un accanito tour de force ai danni dei suoi reni, fegato, cuore e pancreas. Il bersaglio sacrosanto di questa video-inchiesta/reality è il tipo di alimentazione imposto dalle grandi lobby ristoratrici a tutta la popolazione americana, assuefatta senza alternative a cibi-spazzatura dannosissimi. Sulle orme di Michael Moore ma con molta più simpatia, leggerezza e umiltà.
MEMORABILE: Spurlock che rigurgita sull'asfalto: il doppio cheeseburger supersize con formaggio, la porzione maxi di patatine e i due litri di coca-cola... (!!!)
Documentario dal sapore originale e interessante, Super size me ha nell'impossibilità di contradditorio il suo punto di enorme forza. Spurlock mantiene un tono leggero e frizzante, nonostante l'effetto dannoso e pericoloso del proprio esperimento. Purtroppo con il tempo il regista perderà la propria verve e i risultati dell'opera successiva non saranno dei migliori.
Curiosa incursione socio-gastronomica dell'indipendente Spurlock (premiato al Sundance), acquista una sorta di valore aggiunto metacinematografico vista la decisione dell'autore, emulo del Dottor K, di esser cavia diretta del suo stesso "esperimento". Pur sopravvalutato e non particolarmente riuscito nella commistione tra finta naivète e approccio "scientifico", ha tuttavia il merito di mostrarci senza filtri e commerciale pudore il metodo del Big Mac, moderno Mitridate capace di istillarci quotidianamente il suo "veleno". Sporco e non per palati fini.
E così finalmente sappiamo chi si cela davvero dietro le clownesche fattezze di It: Ronald McDonald, il neo John Wayne Gacy di un'America iperfagica che sta scricchiolando sotto i chili guadagnati a suon di autofagocitosi. L'operazione di Spurlock è più bodyart che situazionista; simpatia e nobili intenzioni non difettano, gli mancano quella sarcastica ferocia et verticalità che a un Moore avrebbero fatto gioco per mostrarci almeno il laido dietro le quinte (ad esempio cosa viene davvero messo in quel "cibo") di questi trigliceridifici che infartuano le stelle e iperglicemizzano le strisce.
Due le cose che più rimangono impresse: l'attacco diretto alla catena McDonald - senza se e senza ma - e ovviamente l'estremo sacrificio del regista che si ciba per un mese intero di Mc-cibo per ben 3 volte al giorno: qualcosa di sconvolgente, almeno per me. Risultato finale scontato e più che credibile, ma da apprezzare il coraggio e la persistenza con cui si vuole abbattere "il nemico". Memorabile la gaffe del dirigente dell'unione delle industrie alimentari Usa, che si produce in un clamoroso autogol.
Documentario intelligente (e coraggioso) sulle cattive abitudini alimentari a stelle e strisce. Spurlock autosperimenta una tortura mensile di menù all'ingrasso e i risultati sono sconvolgenti. Principale accusato è il McDonald, ma a finire nell'angolo è la disattenzione statunitense verso una corretta alimentazione (si veda il campione di Big Mac). L'efficacia del documentario è ben resa da una narrazione poliedrica, che evita una pellicola monotematica, la quale è anzi lodevole per l'interesse riservato ai menù scolastici. Apprezzabile.
Interessante ed educativo documentario, in cui Spurlock mostra sulla sua pelle, con ironia ma in modo fermo e documentato, i devastanti effetti dell'alimentazione fast-food. Nulla di sorprendente in realtà, ma seguire passo passo le alterazioni del fisico e della salute del protagonista è di forte impatto. E se può sembrare assurdo alimentarsi per una settimana solo presso i fast-food, in realtà pare che sia davvero una quota di giovani (e futuri obesi) americani che per ragioni economiche si nutre regolarmente in questo modo.
Esempio di cinema utile che riesce a intrattenere senza inutili pesantezze (a parte quelle di stomaco). Spunlock punta un dito impietoso verso alcuni giganti dell'industria alimentare americana (Mc Donald's, ma non solo) provando sulla propria pelle che le dicerie metropolitane e gli anatemi dei medici sull'argomento sono ahimè quasi tutti fondati. Chiara ed efficace la documentazione, molte parti interessanti soprattutto dal punto di vista nutrizionale, mentre il ruolo economico e i condizionamenti politici sono solo accennati. Importante!
MEMORABILE: Il tipo che mangia solo Big Mac; La fabbricazione dei Nuggets; L'impatto sociale dell'obesità.
Sebbene il tono di Spurlock sia spesso leggero e irriverente, il problema di ciò che produciamo e mangiamo è serissimo e ha delle implicazioni globali da far girare la testa, dalla salute pubblica (problemi di sovrappeso e obesità, dipendenza da zuccheri, malattie cardiocircolatorie) all'ambiente (l'inquinamento indotto dall'allevamento e dalla macellazione industriale degli animali). Qui lo shock è certo pavloviano, ma va integrato con una riflessione seria, non necessariamente polarizzata in senso animalista/vegetariano. Nauseante.
Variegata, anche se non sempre approfondita, riflessione sull'impatto che il cibo spazzatura ha sulla società americana, fra salute e cultura. Spurlock tende forse a colpevolizzare troppo i McDonald's e a minimizzare le responsabilità dei consumatori, ma visti i dati relativi alla pubblicità feroce, agli intrallazzi delle lobby e alla sconcertante diffusione di cibi insalubri e precotti nelle scuole, non gli si possono muovere critiche eccessive in tal senso. Spiazzanti gli effetti della "McDieta" sull'autore, ai limiti dell'autolesionismo e in un certo senso istruttivi. Consigliato.
MEMORABILE: Spurlock vomita il suo primo pranzo; Il bambino scambia Gesù per George W. Bush; L'uomo che mangia solo BigMac; La riduzione di stomaco in dettaglio.
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In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
Markus ebbe a dire: Ti credo che hai mangiato bene: è un ristorante italiano! Almeno così pare leggendo il menù.
Si, essendo gestito da cuochi che hanno studiato in Europa (e poi perfezionatisi al Culinary Institute of America), propongono sempre dei menù standard con cibi italiani o francesi.
Offrono altresì piatti tipici locali particolarmente curati e raffinati come la quaglia glassata al blackberry wine (un vino locale) o le coscette di rana con crema di zafferano. Il ristorante è ospitato in una villa ottocentesca dall'atmosfera piacevolmente retrò, costellata di colline verdi, muretti di pietra, steccati bianchi e ciliegi in fiore.
Beh, ora basta, sennò sembro la guida Michelin...:)
"Coscette di rana"??? Non posso crederci, il piatto preferito dal nostro comune amico Zender, che per mangiarle si sobbarca lunghe gite a Pavia... e lo scorso autunno pretendeva che venissi anch'io, a tutti i costi, ahahah! Sei contento, Zender, che se un giorno vai negli Stati Uniti non dovrai più rinunciare alla specialità di cui sei ghiotto;))
Columbo ebbe a dire: Markus ebbe a dire: Ti credo che hai mangiato bene: è un ristorante italiano! Almeno così pare leggendo il menù.
Si, essendo gestito da cuochi che hanno studiato in Europa (e poi perfezionatisi al Culinary Institute of America), propongono sempre dei menù standard con cibi italiani o francesi.
Offrono altresì piatti tipici locali particolarmente curati e raffinati come la quaglia glassata al blackberry wine (un vino locale) o le coscette di rana con crema di zafferano. Il ristorante è ospitato in una villa ottocentesca dall'atmosfera piacevolmente retrò, costellata di colline verdi, muretti di pietra, steccati bianchi e ciliegi in fiore.
Beh, ora basta, sennò sembro la guida Michelin...:)
ahahah ok, ci mancherebbe, grazie comunque della segnalazione.
Ritornando a SUPER SIZE ME, bisogna dire che evidenzia un fenomeno puramente americano, infatti i maxi menù da noi non sono mai stati proposti e le bibite che noi consideriamo "grandi", in Usa sono quelle piccole. Gli americani, anche con un solo pasto, per forza di cose assimilano zuccheri e calorie di molto superiori a un europeo.
Stefania ebbe a dire: "Coscette di rana"??? Non posso crederci, il piatto preferito dal nostro comune amico Zender, che per mangiarle si sobbarca lunghe gite a Pavia... e lo scorso autunno pretendeva che venissi anch'io, a tutti i costi, ahahah! Sei contento, Zender, che se un giorno vai negli Stati Uniti non dovrai più rinunciare alla specialità di cui sei ghiotto;))
Verissimo, Zender è ghiotto di rane fritte, confermo!
Cambio volentieri la vostra rana con i 200 hamburger di Super size me e mi pappo quelli. Una rana potrei mangiarla forse solo schiacciata in un Big mac (e senza saperlo)...
Ehm, Gest, scherzavo ovviamente, era una semplice battuta. Burger King e MacDonald son la stessa cosa, ovvio.
Detto questo, non essendo integralista in niente, non chiudo gli occhi davanti a nulla e mangio volentieri anche pessimo cibo: è ciò che le mie papille gustative richiedono; me la dovrei prendere con loro e non credo sia il caso.
Lo sposto qui Bubobubo. Nel senso che i commenti devono analizzare il film, mai i contenuti speciali di un dvd, che sono mutevoli, scompaiono, ritornano in edizioni successive variati ecc. e sono slegati dallo stesso:
Il vero orrore arriva nei contenuti speciali del dvd: patatine e hamburger di un chiosco newyorchese vs. patatine e hamburger di McDonald, lasciati al loro destino per giorni interi sotto una campana di vetro. I primi marciscono, i secondi no... Sebbene il tono di Spurlock sia spesso leggero e irriverente, il problema di ciò che produciamo e mangiamo è serissimo e ha delle implicazioni globali da far girare la testa (obesità, dipendenza, malattie assortite, inquinamento). Qui lo shock è pavloviano, ma va integrato con una riflessione seria.
Se aggiungi una riga (altrimenti sta sotto i 350 caratteri minimi) al testo extra-dvd va ovviamente benissimo, come commento.
DiscussioneBubobubo • 23/10/18 17:59 Call center Davinotti - 235 interventi
Zender ebbe a dire: Lo sposto qui Bubobubo. Nel senso che i commenti devono analizzare il film, mai i contenuti speciali di un dvd, che sono mutevoli, scompaiono, ritornano in edizioni successive variati ecc. e sono slegati dallo stesso:
Il vero orrore arriva nei contenuti speciali del dvd: patatine e hamburger di un chiosco newyorchese vs. patatine e hamburger di McDonald, lasciati al loro destino per giorni interi sotto una campana di vetro. I primi marciscono, i secondi no... Sebbene il tono di Spurlock sia spesso leggero e irriverente, il problema di ciò che produciamo e mangiamo è serissimo e ha delle implicazioni globali da far girare la testa (obesità, dipendenza, malattie assortite, inquinamento). Qui lo shock è pavloviano, ma va integrato con una riflessione seria.
Se aggiungi una riga (altrimenti sta sotto i 350 caratteri minimi) al testo extra-dvd va ovviamente benissimo, come commento.