Stump the guesser! - Corto (2020)

Un'esplosione di immagini surrealiste e stordenti raccontano la storia di un chiaroveggente in decadenza deciso a sposare a tutti i costi sua sorella. Tra omaggi al cinema sovietico ed esplosioni di emozioni contrastanti, il corto di Guy Maddin e soci è un'esperienza unica, un concentrato di diciannove minuti di pura follia che riesce a coinvolgere senza essere costretti ad empatizzare con i protagonisti.Tantissimi sono i simbolismi e i rimandi ai generi cinematografici e alla storia. Una chicca per gli amanti del cortometraggio d'autore.

Un indovino da luna-park perde i suoi poteri magici, si innamora di una donna con cui sembra impossibile coronare il suo amore, ma ci proverà lo stesso. Spassosissimo cortometraggio, omaggiante il cinema russo e non solo, girato alla maniera dei muti di una volta. Si vede la mano di Maddin nelle scelte cromatiche e nello stile visivo che si rivela pieno di invenzioni. Ritmo indiavolato e senza pause per quasi venti, riuscitissimi minuti. Da non perdere.

Per chi ha amato il Maddin di Keyhole e The green fog questo è un corto da non perdere: non tanto per la trama, pervasa da un sottile ed esotico misterismo che richiama immediatamente il temario esteuropeo, quanto per il frenetico dinamismo del montaggio e la cura formale nella composizione dell'immagine, ispirata - per stessa ammissione degli interessati - al pionieristico cinema muto sovietico (ma certe soluzioni sembrano direttamente ispirate dal periodo suprematista di un El Lisickij). Dura appena 20', ma per densità di contenuti sembra quasi un lungometraggio.

Un indovino infallibile fallisce quando s’innamora della sorella ritrovata ma già fidanzata, perdendo ogni facoltà. La bizzarria della storia si coniuga bene con la visionarietà esuberante e scoppiettante di un cortometraggio che gioca con i film sovietici muti ma anche con la più spigliata fantasia del cinema indipendente, mescolando intuizioni in un frullato di fascinazione irresistibile, giocando tra umorismo, favola morale e surrealismo nero. Infinite le invenzioni narrative e soprattutto visive, in un turbinio di gustosissime sollecitazioni.

Dura la vita dell'indovino, specialmente se comincia a non indovinare più... Omaggio ritmato e spassoso a certi tipi di cinema muto del passato, risulta decisamente piacevole nella sua intrinseca bizzarria distopica. Montaggio frenetico ma funzionale e di qualità, Brooks è un buonissimo protagonista, alcune idee surreali denotano bella vena umoristica (il "latte per indovini", l'esaminatore con valigetta, l'epilogo). L'azzeccata OST offre, tra gli altri, brani di Penderecki e Saint-Saëns. Coinvolge, intrattiene e diverte: cosa volere di più? Nel suo genere è un gioiellino.