Vai a spiegare a Boll e ai suoi ierofanti (che da questo gingillo in poi gli attribuiranno addirittura maestria) che nel giocare in crescendo con l'eccesso sarebbe bene avere nella manica destra l'asso della sfumatura e nella sinistra il jolly dell'ambiguità, onde evitare il ruzzolone nella pozzanghera dell'artificiosità e della vuota coazione a ripetere: invece zero carbonella, Boll non recepisce la lezione di un Girl next door e si tiene unilaterale e di diafano spessore (e con lui il quintetto attoriale monoespressivo) nel gestire un andazzo proporzionalmente tedioso agli eccessi scodellati
All'interno di una cella carceraria una innocua partita a poker tra 4 detenuti degenera in un folle incubo di violenza. Boll si lascia definitivamente alle spalle le impresentabili video-sconcezze degli esordi e con questo claustrofobico esercizio di stile scandaglia, in modo programmatico, le reazioni umane alle restrizioni di spazio e libertà, incollando la camera su corpi percossi, frustrazioni represse ed istinti ingabbiati. L'escalation è sin troppo ostentata ma il gioco a rimpiattino delle confessioni mette a nudo tutto l'auto-inganno animale.
MEMORABILE: La vittima sacrificale costretta a mangiare da terra il proprio vomito.
Il complimento migliore che si può fare a Boll per questo film è che non sembra roba sua! Non è poco, considerando la filmografia del nostro ineffabile regista. Qui almeno la sceneggiatura ha un senso, gli attori sono iscritti all'albo, la vicenda si lascia seguire, e si può anche assistere a qualche spunto efficace, nonostante la regia da sit-com televisiva. Boll vuole a tutti i costi colpire allo stomaco, disturbare, scandalizzare. Non ci riesce, ovvio, ma almeno fa il compitino da sei.
Quattro uomini rinchiusi fra le quattro pareti di una cella, una scommessa stupida ed ecco l'inferno.
Passo falso di Uwe Boll, se aspira all'ambito titolo di peggior regista del mondo. Perchè Stoic è "cattivo" ma non mediocre ed il suo limite maggiore - il non lasciare alcuno spazio all'immaginazione - coincide col suo maggiore pregio: mostra tutto il peggio che si possa immaginare in quella situazione e date quelle premesse, ma senza indurre alcun compiacimento, con umiliazioni e violenze ripugnanti in modo insostenibile. Discreto il cast, con Furlong sadico e carogna da competizione.
MEMORABILE: Furlong trentenne ha la faccia di chi non pensa proprio a salvare il mondo (John Connor è un lontano ricordo), piuttosto a dargli fuoco
Boll, che ultimamente sta rivelandosi un regista valido, dirige bene questo crudo dramma carcerario che non lascia di certo indifferenti per la sua brutalità. Ambientazione quasi claustrofobica: per tutta la durata del film i protagonisti son rinchiusi in una cella e Boll sa farci avvertire i loro stati d'animo, anche grazie alla telecamera sempre puntata sui loro corpi. Un lavoro molto ben svolto che consiglio, un po' pesante ma riuscito. Il fatto che sia tratto da una storia vera shocka ancor di più...
Forse inferiore a Rampage rimane un altro colpo a segno dell ex peggior regista del mondo. Boll come sempre si spinge a filmare l'insostenibile (quando ad esempio Sipos viene costretto a mangiare il proprio vomito) ma rimane indubbiamente bravo nell'aumentare la tensione passo dopo passo fino alla riuscita trovata finale; insomma, se la cava egregiamente anche in zona sceneggiatura. Rimane nella memoria lo sguardo porcino di Furlong, di rara perversione e il suo disfacimento fisico. Solo il finale risulta un po' tirato per le lunghe...
MEMORABILE: Per brutalità: Sipos che deve bere l'acqua del water, che mangia il suo vomito, che viene sodomizzato prima "dal vivo" poi con un bastone.
Arrivare alla fine del film senza aver avuto almeno una volta un rigurgito sembra essere un'impresa alquanto ardua. Più di una scena arriva diretta allo spettatore come un secco pugno nello stomaco. Boll finalmente trova un guizzo registico non da poco e trasmette per quasi un'ora e mezza un distillato di violenza al limite dell'accettabile. Furioso.
Il senso del disgusto scorre copioso lungo il filo e va dato atto a Boll di non risparmiarsi nulla e gestire il tutto con gelida efficacia. Ripetitivo, ostentativo, confinato in certi ambiti ma efficace. Con una personalità, quella interpretata da un redivivo Furlong, degna del miglior Canaro (senza averne le attenuanti) e capace di tirarsi dietro gli altri due compagni di cella in un girone dantesco che, inevitabilmente, riguarderà anche loro. Tutto accaduto veramente in un carcere tedesco nel novembre 2006.
Da una storia vera: nella minuscola cella di un carcere, un giovane detenuto si rifiuta di pagar pegno per una scommessa persa; i suoi compagni di cella gliela faranno pagar cara. Una vera sorpresa, questo Stoic, da parte del discusso Boll (famoso per l'infima qualità delle sue pellicole), che confeziona un dignitoso prodotto di denuncia nei confronti della ferocia che l'uomo può manifestare in determinate situazioni. Zero sangue, ma tanta brutalità e disgusto, nonchè una tensione palpabilissima. Un colpo allo stomaco che non vi lascerà indifferenti.
MEMORABILE: Lo stupro con il manico di scopa (probabilmente mutuato da Lado e Prosperi).
Shaun Sipos HA RECITATO ANCHE IN...
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Vedere qui Edward Furlong, l'ex ragazzino mingherlino di Brainscan ed American History X, così ingrassato ed imbalordito mi ha fatto davvero pena (e senso)...
DiscussioneZender • 4/04/11 13:25 Capo scrivano - 47787 interventi
Però bravo dev'essere, se lo chiamano ancora molto spesso.
Zender ebbe a dire: Però bravo dev'essere, se lo chiamano ancora molto spesso.
Soprattutto ha molti progetti quest'anno e negli anni a venire.
L'ho visto fare una piccola parte in The Green Hornet e colpisce parecchio per come è diventato.