Sharks of the corn - Film (2021)

Poteva essere una trovata simpatica, quella di mescolare lo shark-movie col racconto di Stephen King (prudentemente trasformato in “Steven Kang” sui manifesti) fonte della sterminata saga cinematografica di GRANO ROSSO SANGUE; soprattutto vedendo nelle locandine la bocca dell'ennesimo squalo gigante aprirsi sopra un campo di grano, immagine bizzarra e sufficientemente weird da attrarre gli appassionati. Il problema è che qui siamo in presenza di un film dal budget minimo, che a girarlo tra quattro amici in giardino si rischia di realizzare un prodotto più professionale. Lo si capisce già dalla prima scena,...Leggi tutto con una coppia sovrappeso (come il 90% del cast d'altronde, bambini compresi) che decide di giocare a strip-nascondino tra i filari incappando nel nostro pescecane (realizzato come d'abitudine in questi casi con la cartapesta), pronto a cacciare la donna seminuda fino a raggiungerla e “sbranarla” tra qualche secchiata di sangue buttato come capita davanti alla mdp. Che gli autori si rendano conto della miseria degli effetti speciali è evidente, ma sanno bene che come loro già in molti hanno percorso la strada del costo zero, nel (sotto)genere. Si prosegue con l'individuazione di uno dei protagonisti, un demente convinto che la grande dea degli squali Chichimatul stia per scendere sulla Terra per trasformare, grazie a una speciale energia proveniente da Stonehenge (nientemeno!), gli uomini in “sharkoidi”, una nuova specie pronta a conquistare il mondo. Nell'attesa lui accoppa chi capita per offrire le vittime in sacrificio alla Dea; almeno fino a quando la polizia non lo becca e lo trascina in centrale per un interrogatorio interminabile fitto di dialoghi aberranti (quanto di più noioso si possa vedere su schermo). Altri personaggi: un criminale che fa rubare una boccetta con dentro un minisqualo di plastica sott'olio (pare sprigioni poteri illimitati), i degni compari che da lui acquistano il prezioso souvenir, un giornalista specializzato in sasquatch e bigfoot che sogna il colpo della vita. Tutti insieme a razzolare intorno al campo tra i cui filari si aggirano numerosi squali (mica uno), con lo sfortunato di turno che di tanto in tanto ci si tuffa dentro per farsi inseguire e attaccare (gli tirano la bestia di cartapesta addosso assieme a un po' di succo d'amarena). Pietoso velo sulle mascherate di attori che s'infilano in testa foulard che riproducono le fauci aperte o addirittura intere teste di squalo in plastica calzate maldestramente come elmi! Del mare non v'è traccia: ormai i pescecani pascolano in terraferma da anni senza problemi, in questi film, facendo spuntare la pinna in cielo o tra gli alberi indifferentemente. Non è facile figurarsi la terribile pochezza dei dialoghi, gli impacci del cast perfino nell'andatura, la fotografia stile handycam, il modo in cui sono innestate come càpita le consuete riprese marine di repertorio che ci mostrano i pescecani muoversi nel loro ambiente naturale... Così com'è difficile capire come film simili riescano a superare la barriera del circuito strettamente amatoriale. Un'impresa resistere sino alla fine, soprattutto considerando che gli autori hanno il coraggio di tirare avanti il carrozzone per 1h45', una durata - in prodotti simili - equivalente alle 18 bobine della Corazzata Kotiomkin del professor Riccardelli!

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