Note: Il film venne presentato come "Katarsis" nella sua edizione diretta dal solo Vegezzi, ma nell'unica proiezione al cinema dell'epoca (prima della riedizione rimontata da Sciaretta) il titolo era già "Sfida al diavolo". Il regista in realtà si chiamava Giuseppe Vegezzi, con una sola G (a differenza di come si legge sulle locandine, Giuseppe Veggezzi)
Uno tra i peggiori gotici girati in Italia, che peraltro svaria da un filone all'altro (i primi venti minuti sono da noir malriuscito) indeciso sulla strada da prendere. Finirà col fallire in pieno, nonostante un buon bianco e nero. In pratica il film è doppio: inizialmente vediamo un giovane scampare a un agguato e rifugiarsi in un convento dove lo accoglie un suo vecchio amico prete. Scopriamo che vogliono ucciderlo perché si rifiuta di restituire documenti compromettenti, ma i documenti sono in mano a una starlette da night club (la pingue e improbabile Alma Del Rio). Il prete si cura di andare da lei e farsi restituire le carte e per convincerla le racconta di come nacque...Leggi tutto la vocazione. E qui comincia il lungo flashback, che occupa il film fino alla sbrigativa (quanto ridicola) conclusione: il poveretto era dapprima un giovinastro che si divertiva a correre in auto e menare le mani; con i suoi amici una notte arrivò in un lugubre castello dove uno strano individuo (Christopher Lee, si vede in tutto una quindicina di minuti) promise loro grandi ricchezze se nel castello avessero trovato la sua amata, a causa della quale questi strinse un patto col diavolo. Trovata estemporanea per far scorrazzare i nostri per i soliti corridoi tetri candele in mano. Capiterà loro di incontrare lo spirito di lei, lui ringiovanito e una strana stanza degli specchi (unica invenzione suggestiva). Accompagnata dalla voce fuori campo del prete “rimembrante”, che fa abuso di termini desueti rendendo ridicolo il tutto, la parte “gotica” è insulsa quasi quanto l'altra ed è emblematica di un film che sembra quasi uno scherzo, una goliardata girata tra amici, un’improvvisazione su di un copione scritto in fretta all'ultimo momento.
Inconsueto ed apostolico. Incomincia come uno spy-noir all'italiana, ma tosto vi si inserisce - attraverso un lungo flashback - un racconto gotico tra Faust, maledizioni, fantasmi ed aracnidi, che avrà un effetto catartico sulle vite scapestrate del sestetto protagonista. Rimarchevole l'orgiastica sequenza della danza (con l'Ambesi discinta per un attimo). Vida assurge ad interprete principale, Lee compare poco ma diventa il fattore scatenante l'intera vicenda.
Duplice, per via di un inizio noir e successiva svolta nel classico gotico con annessi e connessi topoi italiani (il patto demoniaco e la donna in odor di dannazione - qui non maledetta, ma ch'è causa d'una intesa demoniaca). Peccato che il tutto sia poco risolto a causa d'una sceneggiatura mal scritta, con dialoghi sparati a casaccio (la voce fuori campo del prete in ricordo) e con attori lasciati vagare nel buio d'un (peraltro interessante) bianco & nero. Christopher Lee c'è e non c'è (a lui son dedicati 10 minuti scarsi) ed il risultato finale delude le attese. Bava & C. son ben altra cosa.
Gioiellino del gotico all'italiana. Un film semplice, nulla di eccezionale ma un "cult". Ci sono Ardisson (ma quanti film ha fatto nella sua carriera?), Christopher Lee (sì, proprio lui) ed altri caratteristi del cinema di genere oltre a Piero Vida, attore preparato. Un gotico che non ha nulla a che vedere con i vari Bava, Margheriti & company ma che nella sua semplicità e contesto è un culto.
Storia di una conversione strampalata, dove un gruppetto di delinquentelli viziosi passa le pene dell'inferno in un castello maledetto. Christopher Lee, guest star da 15 minuti, non risolleva certo le sorti di questa specie di gothic-horror noioso, pretenzioso, ma con qualche idea non del tutto banale.
Precoce tripla z, ma poco divertente. Un filmaccio con qualche pretesa, che naufraga causa la scarsa recitazione generale, con dialoghi assurdi anche per il tempo in cui film venne realizzato. La storia poteva pure passare, ma ci sono buchi neri nella sceneggiatura che manifestano l'approssimativa gestione del prodotto, con un approccio complessivo che dire superficiale è poco. Statico e noioso, senza sussulti e con un Ardisson nella sua peggiore performance tra quelle da me visionate. *!
MEMORABILE: Il commento al morigeratissimo ballo nel castello, definito una "orgia dei sensi"!; L'automobilista pestato che nessuno soccorre; Lo spettacolo iniziale!
Definirei questa pellicola di Veggezzi uno spy-horror con morale evangelica, in cui l'inizio da spy-story evolve presto in un horror non pauroso per raccontare il riscatto morale di un gruppo di perditempo inclini all'alcool e alla violenza finiti per caso in un castello misterioso. Commistione di generi voluta, forse, in cui Lee fa da specchietto per le allodole (piccola parte per lui), mentre il resto del cast, quasi muto, è al minimo sindacale in quanto a interpretazione. Curioso ma nulla più.
Infernale tavanata un po' alla Polselli (hanno lo stesso stile e le stesse pretese). Sembra un noir religioso e invece si rivela una micidiale subhorrorata a cui nulla può il carisma dell'immenso Lee. Sembra anzi capitato per caso tra i pessimi Vida (non credevo) e Ardisson. Come fonte di risate è impagabile; certo dimostra che Ed Wood non è il peggior regista del mondo (vedi la festicciola al castello, che chiamerei "il gran ballo dell'orso"). Non male le musiche di Pisano.
MEMORABILE: Vida balla come una foca ammaestrata e Ardisson colpisce un tam tam a casaccio; La stella argentina Alma Del Rio sarà campionessa di sovrappeso.
Parte come un noir (un malavitoso braccato si rifugia da un amico frate), diventa un mondo di notte (il frate cerca la soluzione nei tabarin e rievoca i suoi trascorsi da teddy-boy) e infine un gotico vero e proprio (un castello da Scoobydo). Unica regìa di Vegezzi, poeta e scultore di rilievo, deluso a vita da questa "versione apocrifa modificata dai produttori"; ma si ha l'impressione che con tali facce, soggetto e dialoghi, il delirio (che garantisce comunque un certo magnetismo) sarebbe stato comunque inevitabile. Alma Del Rio fa sé stessa.
MEMORABILE: "Quando l'orgia (a base di vino e tamburi, ndr.) arrivò al suo apice...".
Dal meraviglioso mondo della bassa lega un film da non perdere. All'insegna del fuori controllo? Quasi. E qualcosa di polselliano aleggia e s'insinua, nemmeno troppo indistinto. Si consideri la presunta orgia con danze sfrenate come uno dei momenti più squinternati. L'enfasi puerilmente didascalica della voce fuori campo stride con la buona qualità del bianco e nero e dell'interessante musica. L'improbabile esibizione di Alma Del Rio nello scalcinato tabarin è tutta da gustare; Christopher Lee appare e scompare pressoché a caso. A sorpresa si vedrà qualcosa di potenzialmente geniale.
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Aggiungo come (pseudo) prova dell'uscita del film col titolo "Katarsis" che sia "Il dizionario dei Film" (volume secondo - Rusconi editore) del 1980, che "Mostri & C." di Dario Argento del 1982, riportano la scheda della pellicola intitolata "Katarsis"
Non so se l´info sia riportata anche nelll´articolo di Curti, ma posso confermare che, secondo quanto posso dedurre da alcuni documenti in mio possesso, Katarsis è stato regolarmente proiettato, sebbene una sola volta, in data 9 settembre 1963.
HomevideoZender • 6/10/21 14:16 Capo scrivano - 47726 interventi
Grazie Deep. Buio, ma nell'articolo non si dice se qualcuno l'ha mai visto Katarsis nella sua edizione originale? Perché magari differisce molto da "Sfida al diavolo" e a quel punto lasciamo il titolo "Sfida al diavolo", perché se katarsis è diverso e non l'ha visto praticamente nessuno...
Grazie Deep. Buio, ma nell'articolo non si dice se qualcuno l'ha mai visto Katarsis nella sua edizione originale? Perché magari differisce molto da "Sfida al diavolo" e a quel punto lasciamo il titolo "Sfida al diavolo", perché se katarsis è diverso e non l'ha visto praticamente nessuno...
Da quanto leggo sul sito di italiataglia, le modifiche non sembrano stravolgere il film, http://www.italiataglia.it/files/visti21000_wm_pdf/45739.pdf Essendo, come ho già evidenziato, stato recensito su alcuni libri come "Katarsis" lascerei questo titolo.
HomevideoZender • 8/10/21 14:38 Capo scrivano - 47726 interventi
Nel bell'articolo di Roberto Curti su Nocturno si legge che nell'unica proiezione cinematografica del tempo, molto prima della riedizione quindi, il film già si intitolava "Sfida al diavolo", quindi lasciamo quel titolo lì, visto che come "Katarsis" non uscì mai.
Va bene lasciare il titolo "Sfida al diavolo". E' strano che l'enciclopedia dei film e il libro di Argento (entrambi inizio anni 80) lo abbiano recensito come Katarsis. Però non avendo evidenza che sia mai stato proiettato con quel titolo...
Nel bell'articolo di Roberto Curti su Nocturno si legge che nell'unica proiezione cinematografica del tempo, molto prima della riedizione quindi, il film già si intitolava "Sfida al diavolo", quindi lasciamo quel titolo lì, visto che come "Katarsis" non uscì mai.
Curti ha fatto uno studio approfondito ed è attendibilissimo
Molto meno " Mostri & C." di Dario Argento, con parecchi errori e piuttosto superficiale
Nel bell'articolo di Roberto Curti su Nocturno si legge che nell'unica proiezione cinematografica del tempo, molto prima della riedizione quindi, il film già si intitolava "Sfida al diavolo", quindi lasciamo quel titolo lì, visto che come "Katarsis" non uscì mai.
Quindi il film fu proiettato, già nel 1963, come Sfida al diavolo (anche se il visto con tale titolo è del 1965)? Scusa Zender, ma l'articolo di Curti non l'ho letto.
HomevideoZender • 8/10/21 17:02 Capo scrivano - 47726 interventi
Esatto Caesars, lo dice sottolineando che son le parole di Veggezzi.