Un uomo, un passato devastante, il riscatto con se stesso: un'anima ne salva sette per salvare se stessa. Tema, moralmente controverso, presentato con un'estrema lucidità e dolcezza: attori e regia si destreggiano molto egregiamente in un film, che per contenuti non è sicuramente facile. Serenamente straziante.
Il solito trauma automobilistico dà il via alla parabola redentoria dell'ingegnere ben Thomas (W.Smith). La seconda prova dell'italico Muccino mutua il peggio delle due cinematografie. Abuso di rallenty su personaggi che piangono e si fanno l'ennesima corsa catartica sotto la pioggia. Sceneggiatura e titoli di testa che fanno l'occhiolino ai thriller con finale concatenato tipo Soliti Sospetti. Bello il tema di piano con dissonanza, inadatti i Muse. Sette Anime? Sì, ma Smith di espressioni ne ha solo tre. Brava, come le è congeniale, la Dawson. Emozionalmente confuso. Sette anime? De li mejo...
MEMORABILE: La Dawson trova il volenteroso Smith che estirpa le erbacce dal suo giardino: "Questo è un pessimo modo per chiedermi scusa".
Sette vite da salvare per la redenzione della propria anima. E' questo il tema di questo film che rinnova la collaborazione tra Will Smith e Muccino, dopo il convincente La ricerca della felicità. Il regista dirige un film maturo e convincente, piuttosto lontano dall'effetto "lacrima facile" ma piuttosto pregno di un dolore amaro e alla fine anche piuttosto sobrio. Molto buono il cast con Will Smith mai così bravo.
Ottima seconda prova americana per Muccino senior, alle prese con un soggetto (di Grant Nieporte, uno che di solito scrive sitcom adolescenziali, e si sente) non particolarmente originale e ad alto rischio di facile retorica. Invece il film, girato con notevole delicatezza e montato in modo straniante, emoziona senza essere mai ricattatorio, e ci sarebbe da elogiare anche tutto il cast per le interpretazioni davvero di assoluto livello. Un film bello ed ambizioso, che personalmente spero venga premiato dal pubblico.
Ma quanto ci fa piangere questo Muccino? Ennesima prova che il capace della famiglia è uno solo, Gabriele. Storia interessante e commovente. Forse un eccessivo uso della macchina a mano con rispettivo effetto da mal di mare al cinema. Interpreti bravi. L'unica pecca è il lieto fine a tutti i costi. Per questo si apprezza di più La ricerca della felicità, che è semplicemente più dosato di realismo. Non male, anche se la durata poteva essere ridotta. Un applauso al made in Italy.
Muccino, che è un bravo regista, quando è a corto di idee ricicla. Ed anche maldestramente. Gli è capitato con Ricordati di me che raccattava un po' di American Beauty ed un po' di Amélie (il narratore) in modo un po' gratuito. Qui ruba l'acronologia arriagana di 21 grammi per infondere mistero ad una vicenda che, raccontata normalmente, non avrebbe alcun motivo di interesse per il pubblico. E ci riuscirebbe pure se non fosse che il buon Gabriele e la produzione son andati in giro a spiegare di cosa parli il film rovinando la sorpresa. Tolta la quale, ci si ammorba enormemente.
Sette anime è un brutto film. Vanta la presenza di Woody Harrelson (Assassini Nati) e di Barry Pepper (Le tre sepolture), questo è il merito... Troppo lungo (2 ore!) per narrare le vicende di un uomo che cerca il riscatto ad un suo tragico errore. Interessante a inizio film Will Smith che si accanisce contro un operatore cieco di un call-center, induce lo spettatore a chiedersene il motivo, ma sarà la prima e unica domanda oltre a quella del perché sta guardando quel film...
In complexu l'idea mi piace così come ho trovato buona la direzione del nostro Muccino e la fotografia. Mi sono piaciuti anche i due protagonisti nonchè Harrelson, seppur confinato ad un ruolo secondario. La cosa che a tratti dà fastidio è un certo patetismo di fondo che, forte, arriva agli occhi in certi momenti e la lentezza della narrazione. Due ore sono troppe sopratutto per la staticità della storia. La Dawson pressochè irriconoscibile non è inferiore a Smith. Piacevole il "Feeling Good" dei Muse durante il film.
L'emigrante Muccino per un film indovinato dal ritmo un poco lento ma spiegato come al solito molto bene. La peculiarità più evidente del regista è nella facilità che ha nello spalmare le storie senza appesantirle o annoiarci. In "Sette anime" buona interpretazione di Smith e compagnia bella; prodotto adatto anche ad un pubblico americano.
Dopo il buono La ricerca della felicità, Muccino-Smith (che italo-orgoglio poter scrivere su questa accoppiata, tempo fa avrei detto pura fantascienza) non fanno il bis. Il film è stiracchiato, troppo lungo e a tratti insopportabilmente noioso. A Will Smith questo film sta stretto almeno di due taglie. Brava invece la Dawson. Si riscatta nel finale a cui sono arrivato stremato e assetato, come un maratoneta nel deserto, di vedere un Esorciccio qualunque. La confezione e il mestiere comunque ci sono.
L'idea è buona, la sceneggiatura ha buoni dialoghi e il cast è in perfetta forma (a cominciare da Will Smith sempre più bravo e da Harrelson in partecipazione), ma il ritmo è terribilmente lento e la durata eccessiva. Questo handicap finisce per dare al film molti momenti morti e noiosi e quando si arriva alla fine si rischia di essersi già addormentati. Questo è sempre stato il problema di Muccino, speriamo in futuro sappia sfruttare meglio i mezzi a disposizione.
Dopo un promettente inizio prolettiico, il film prosegue su binari che sembrano misteriosi ma non lo sono poi tanto: che le azioni del protagonista siano guidate da un intento catartico è abbastanza evidente. Quel che non è chiaro è la colpa che questi deve espiare anche se a ragionarci sopra si capisce che riguarda la moglie. Parte bene ma poi si sgonfia col passare dei minuti e si sfalda del tutto quando inizia a sciorinare le solite romanticherie e un buonismo spinto mitigato un pò da un finale che, per fortuna, non è completamente lieto.
Muccino, con grande coraggio e sensibilità, realizza in America un dramma umano dal peso quasi insopportabile per lo spettatore, aiutato dalla straordinaria interpretazione dei due protagonisti. Mostra quel che il pubblico d'oltreoceano non è abituato a vedere: ospedali, malattia e disperazione, ma anche emozioni, sguardi, gesti e parole vere. Il breve ed intenso rapporto tra Will Smith e Rosario Dawson arriva all'anima. D'amore, vita e morte. Impegnativo.
Pesantissima mattonata confezionata dall'accoppiata Muccino-Smith: una volta capita l'antifona è tutta un'attesa per il momento fatale. Nel frattempo ci dobbiamo sorbire una serie di sofferenze e ovvie strette al cuore data l'alta drammaticità delle situazioni proposte. Un po' troppo per i miei gusti. Una domanda sorge spontanea: ma se avesse scelto di vivere con un certo impegno, non ne avrebbe salvate ben più di sette di anime?
Personalmente un film che ho molto apprezzato, specie per le prove attoriali di Smith e della Dawson, ma anche di tutto il cast (Muccino, d'altronde, sa far recitare anche la Bellucci...). Sicuramente qualche difetto a livello di narrazione e, forse, un eccesso di pathos nella storia, ma il prodotto, complessivamente, tocca e non scade nel facile sentimentalismo. Azzeccata anche la colonna sonora e molto coinvolgente nel finale... un gran bel film.
MEMORABILE: i momenti di "avvicinamento" psicologico e sentimentale dei due protagonisti e la canzone "the crisis" di Morricone.
Uno dei pochi film che è stato in grado di commuovere un cuore di ghiaccio come me. La storia d'amore tra Will Smith in cerca di redenzione e Rosario Dawson, malata di cuore, è breve ma in grado di catturare appieno lo spettatore. Muccino supera se stesso con un montaggio perfetto e un finale struggente. Da vedere e rivedere più volte.
MEMORABILE: Rosario Dawson che canta "For me formidable!"
Muccino punta altissimo rischiando veramente grosso, affrontando temi impegnativi e azzardando una sceneggiatura costruita in maniera ancora più impegnativa e a sorpresa riesce a tirare fuori un prodotto assolutamente decoroso. C'è da dire che gli ottimi propositi ai quali si accenna sopra lasciano il posto, nella seconda parte, al solito romanticismo melenso tipico del regista, ma il tutto riesce comunque a reggere, grazie anche ad una confezione professionale e ad un ottimo Will Smith. Imperfetto, ma interessante e ben realizzato.
Il film parte col botto ma poi arranca un po' con un romanticismo troppo tirato per le lunghe fra sguardi e carezze (non che Muccino non ci avesse abituati a questo tipo di dipanamento filmico). La storia è comunque ben impiantata ed emozionante; forse si poteva sviluppare di più la psicologia del personaggio di Smith, ma il pubblico americano di solito non pretende granché, in questo senso. Interessante, più che quella d'amore, la storia di contorno del cieco. I Muse a metà film lasciano un po' di sasso e in negativo. Bravi Smith e Dawson.
MEMORABILE: L'invettiva iniziale contro Ezra che lascia veramente basiti.
Trionfo di faciloneria cinematografica che imbastisce una storia di catarsi per puntare alla lacrima facile. Il mistero su cui si basa la trama è semplice da intuire, mentre la sceneggiatura è carica di lacune logiche e morali: i metodi scelti dal protagonista per decidere chi è "degno" paiono assai arbitrari, il metodo che sceglie per la propria redenzione è discutibile e sembra un semplice modo per rendere il finale diverso dal solito. Smith sembra ingessato, mentre la Dawson recita molto bene.
MEMORABILE: L'invettiva telefonica iniziale contro Ezra Turner, unico momento ben riuscito.
Si potrebbero dire tante cose non esattamente lusinghiere su questo Sette anime (strappalacrime, retorico, "facilone"...) ma in verità é un ottimo film. Girato con perizia, ben recitato e in grado di emozionare davvero. Will Smith e la Dawson bravissimi. Ottima colonna sonora. Apprezzabile l'idea di "destrutturare" il racconto.
MEMORABILE: La scena nella vasca; La cena a casa della Dawson; La colonna sonora.
Un film anodino, nonostante l'argomento. È la confezione, decisamente leccata, a far danni. Certe iperboli, come la cubomedusa, mi sembrano forzate. La colonna sonora originale è lo standard per film americani di questo tipo. Spiace, perché Will Smith è sempre bravo e così Rosario Dawson. Mentre Harrelson come cieco fa abbastanza ridere. Sono resurrezioni new age decisamente irritanti, storie messe in scena in questa maniera; raccontare un sacrificio estremo (inquinato dai sensi di colpa, tra l'altro) è un lavoro per autori di grande magnanimità.
MEMORABILE: In soundtrack un capolavoro di Nick Drake, anche se "riassunto".
Lacrima movie d'autore ben concepito e realizzato, arricchito dalla matura prova di Will Smith. Resta comunque l'impressione (personale, per carità) che l'opera sia troppo diluita. A volte si calca la mano (la rinuncia all'anestesia come un'autoflagellazione) e il finale, nel quale si dipanano gli interrogativi seminati, si attende con una certa ansia.
MEMORABILE: La riparazione della machcina stampatrice.
Il modo in cui il protagonista decide di passare a miglior vita è indicativo di una volontà di ricerca di originalità da parte dell'autore del soggetto, anche sceneggiatore; originalità mischiata bene con un'ordinarietà che permea tutto il film. Will Smith ha le caratteristiche giuste come interprete che riesce nel suo intento, fino al più difficile atto finale. Buona la direzione di Muccino che cerca di mantenere tutto su un piano il più leggero possibile per non rendere più gravosa una storia che lo è già di per se stessa.
La mano stilistica di Muccino regista è sempre un po' forzata, per i miei gusti, e di conseguenza ahimè artefatta per l'eccessivo dramma che punta strenuamente alla commozione dello spettatore. Quello che mi ha convinta, invece, è la sceneggiatura che, comunque, poteva essere sviluppata con meno orpelli per risultare più credibile. Certamente lo sono sia la Dawson che Will Smith: quest'ultimo, tormentato dai sensi di colpa, sceglie di dedicare gli ultimi giorni della sua vita a fare del bene a sette persone, sacrificando se stesso. Non male.
Film imperfetto e canzonabile per alcuni assunti su cui si sviluppa la storia, conserva tuttavia delle frecce al suo arco: dalla prova di Smith e della Dawson al procedere drammatico del finale, dall'accompagnamento musicale al disvelarsi dei motivi che hanno generato le scelte del protagonista. Si ha la sensazione che la sceneggiatura sia a tratti didascalica o melensa ma nel complesso tiene e certe scene emozionano con una maturità che molta critica non gli ha riconosciuto.
Un film tremendamente drammatico. La storia è quella di un uomo che, apparentemente senza motivo, s'immola nei confronti di persone bisognose di aiuto donando tutto se stesso. Muccino collabora di nuovo con Will Smith sfornando un'altra storia strappalacrime dopo La ricerca della felicità. I risultati sono migliori grazie a un cast di maggior rilievo che compensa una sceneggiatura estremamente drammatica. Bella la storia d'amore con Rosario Dawson.
Melodrammone pesante come un macigno. Muccino riesce a rendere improponibili ottimi attori, a iniziare da Will Smith che con lui inizia il processo che lo ha portato a diventare monoespressivo e a perdere completamente la verve di inizio carriera, ma persino attori sempre convincenti come Harrelson (a cui appiccicano un personaggio pietosissimo) e Rosario Dawson appaiono nella peggior forma della loro carriera. E il film è un concentrato insopportabile nel tentativo di strappare la lacrimuccia facile allo spettatore. Insostenibile.
All'inizio intriga questo personaggio che si intromette pesantemente nella vita di persone a lui sconosciute, in maniera benefica ma anche in maniera brutale (gli insulti al telefonista cieco), anche se è palese che alla base delle sue azioni c'è un evento traumatico e una intenzione riparatoria. Via via però che la matassa si dipana affiora l'artificiosità di questo progetto di palingenesi mentre monta oltre il livello di guardia il sentimentalismo strappa-lacrime. Questi problemi di sceneggiatura, a cui la discreta prova del cast non può porre rimedio, inficiano l'impatto del film.
MEMORABILE: Gli insulti al telefonista cieco per verificare se si tratta davvero di una brava persona: metodo discutibile.
Mediocre. Dramma che racconta di morte e redenzione. La storia in sé è abbastanza interessante ma è troppo mielosa e di una faciloneria disarmante. Prevedibile, perdipiù. Nella seconda parte il coinvolgimento aumenta, ma di poco. Finale commovente, ma che non dà niente in più al film e conferma che una visione basta e avanza. Brava la Dawson. Modesta la colonna sonora.
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DiscussioneZender • 29/01/09 20:58 Capo scrivano - 47389 interventi
Cool center... non male :) Apprezziamo lo spirito renatico nel cogliere il lato ironico della vicenda, e grazie della segnalazione, vado a correggere. Anna, welcome in the Davinotti world of wonders (massì, esageriamo...)
DiscussioneMagnetti • 2/04/10 09:23 Call center Davinotti - 210 interventi
Ci sono film che mi deludono più degli altri: quelli da cui mi aspetto qualcosa. In questo caso mi aspettavo il bis del buon La ricerca della felicità. Non ci sono andato d'accordo dall'inizio con sette anime, una sorta di antipatia a pelle.
La cosa che mi ha fatto venir dei dubbi di non aver capito una emerita "ceppa" è il 3 e mezzo di alcuni colleghi davinottiani. Mi riferisco tra gli altri a Renato i cui commenti sono tra quelli che tengo più in considerazione.
Ma la mia valutazione di "pancia" non cambia e assegno un severo 1 e mezzo.
HomevideoGestarsh99 • 10/10/11 13:19 Vice capo scrivano - 21547 interventi
Disponibile in edizione Blu-Ray Disc per Sony Pictures:
DATI TECNICI
* Formato video 2,40:1 Anamorfico 1080p
* Formato audio 5.1 Dolby Digital: Inglese NV
Dolby TrueHD 5.1: Italiano Inglese Tedesco
* Sottotitoli Inglese Italiano Tedesco Danese Olandese Inglese NU Hindi Norvegese Svedese Finlandese Turco
* Extra Commento del regista
Sette sguardi al film
Creare il gruppo perfetto
La medusa
L'arte della stampa
Scene eliminate