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La nostra recensione di Senna

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Per chi ama la F1 (e magari ha pure una certa età) Ayrton Senna ha sempre rappresentato la quintessenza del campione romantico, predestinato, morto in pista assurgendo a leggenda un po' come - in termini minori, considerati i traguardi raggiunti – capitò prima di lui a Gilles Villeneuve. Il pilota più veloce (di ogni tempo, sostengono in molti), in grado di fare la differenza, di far prevalere il talento anche in uno sport in cui è prima di tutto la macchina a consentirti di emergere.

Inutile qui ricordare gli eclatanti risultati raggiunti in pista in dieci anni di Formula 1, dall'esordio sulla Toleman Hart alla maledetta ultima corsa in Wiliams quel...Leggi tutto Primo Maggio 1994 a Imola. L'imperatore delle pole position, il maestro del giro veloce, il più grande specialista che il tracciato di Montecarlo abbia mai conosciuto, il re della pioggia... Tantissimi gli ambiti in cui ha dimostrato il proprio valore assoluto; come nella sfida con Alain Prost, sottovalutato fenomeno che, unico, seppe dargli del filo da torcere dando vita a un testa a testa entrato nella storia. In sei puntate una produzione brasiliana ad alto costo tributa il giusto omaggio a una delle maggiori icone locali.

Gabriel Leone, che pur non troppo somiglia ad Ayrton, riesce discretamente a restituirne il carattere schivo e alcuni tratti nell'espressione talora triste e subito riconoscibile. Trattata con la giusta sbrigatività l'infanzia, ritroviamo Senna (che allora tutti ancora chiamavano Da Silva, perché fu solo con l'arrivo in Formula 1 che decise di utilizzare il cognome della madre) dapprima sui go-kart in patria quindi sulla Formula Ford in Europa, dove cominciò a farsi conoscere e apprezzare. La trasferta insieme alla fidanzata del tempo, un breve ritorno in Brasile per compiacere il padre (Ricca) che avrebbe voluto vederlo lavorare nella propria ditta e infine la trasferta definitiva per il grande salto dalla Formula 3 alla Formula 1, approdo naturale. Accetta di salire su una macchina non certo vincente come la Toleman pur di non limitarsi a fare il test-driver per marche più importanti. Una scelta azzeccata, visto che al suo primo Montecarlo, nel 1984, sotto la pioggia battente, il nostro fa impazzire il mondo correndo verso una vittoria che sarebbe certamente arrivata, se la direzione gara non avesse interrotto la gara prima della metà per le impraticabili condizioni meterologiche.

Già da questa prima importante svolta nella carriera di Senna capiamo come sia impostata la serie, che non coltiva alcun intento documentaristico preferendo soffermarsi sulle tappe importanti della carriera del campione. Interi campionati vengono compressi in pochi minuti (a volte nemmeno quelli) per privilegiare singoli episodi celebri passati alla storia che fungono da pietre angolari, fondamentali per far comprendere la visione della vita e delle corse di Senna. Dopo Montecarlo 1984, la vittoria sotto la pioggia all'Estoril diventa l'unico momento chiave delle tre stagioni trascorse in Lotus, durante le quali ebbe modo di far brillare solo parzialmente l’enorme talento. E' invece col passaggio alla McLaren, all'epoca la macchina migliore, che comincia la vera parabola vincente, al fianco di un Alain Prost al quale Matt Mella presta il volto per quella che è la caratterizzazione migliore della serie: non solo gli è simile fisicamente, ma è perfetto nel replicarne l'ironia, la placidità, la professionalità.

Arriva allora Montecarlo 1988, quando in testa con 50 secondi di vantaggio sul secondo (Prost), Senna spinge comunque in modo esagerato finendo con lo schiantarsi. Una follia! E' comunque l'anno del primo titolo, mentre le due Suzuka del feroce doppio scontro con Prost (1989 e 1990) segnano i momenti chiave: è su questi anni e questi episodi che si concentra la serie, lasciando inevitabilmente spazio anche al lato umano di Senna (l'avventura con la bella Xuxa, presentatrice brasiliana, il rapporto con i genitori e la sorella...). Il tris mondiale del 1991 viene ricostruito senza grande enfasi, mentre il 1992 e il 1993, con i trionfi dell'imprendibile Williams di Mansell prima e di Prost (di nuovo) poi, passano quasi sotto silenzio. Tutta l'ultima puntata è invece dedicata a Imola 1994, con una bella ricostruzione del clima cupissimo di quei giorni, con l'incidente di Barrichello, quello mortale di Ratzenberger e infine il suo.

La serie mostra pochissimi contatti con gli altri piloti (escluso Prost sembrano tutti pallide figure sullo sfondo), tra i giornalisti pare esista solo Laura Harrison (Scodelario), mentre è più centrato il Ron Dennis di Patrick Kennedy, con la sua bella dose di umanità. Le immagini originali passano in bassa definizione sulle tv di chi le guarda da casa o dai box e sono ben più utilizzate delle ricostruzioni in pista, buone ma poche (niente a che fare con la magnificenza di RUSH). Ad ogni modo nel complesso un buon lavoro, dedicato più a chi vuole approfondire il personaggio umanamente che non a chi vorrebbe ripercorrerne  e comprenderne passo dopo passo la carriera.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 5/12/24 DAL DAVINOTTI
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Piero68 18/12/24 10:07 - 2983 commenti

I gusti di Piero68

Più che una miniserie Netflix sembra la classica fiction Rai: buonismo eccessivo, classica storia del predestinato, eroe senza macchia né paura... Tutto questo con il solito montaggio svenevole durante il quale, a ogni passo più o meno importante, parte il classico flashback del bambino amorevole ecc. Di Senna sarebbe stato meglio vedere qualche aspetto più "reale" della vita quotidiana, magari aneddoti sconosciuti ai più, piuttosto che la solita retorica edulcorata. Per il resto discreta fattura con buone prove attoriali. Grande plauso invece alle musiche: davvero pregevoli.

Ultimo 7/01/25 21:18 - 1708 commenti

I gusti di Ultimo

Una serie tv non perfetta ma niente male, in cui la vicenda dell'uomo e campione Senna viene trattata con cura anche grazie a un protagonista non perfetto ma che si cala bene nella parte. Alcuni episodio paiono un po' lenti, ma nel complesso la serie funziona e supera bene la sufficienza grazie a un ultimo episodio molto commovente e ben studiato. Difficile rendere un omaggio a uno dei più grandi piloti di sempre, ma il risultato comunque soddisfa e va bene così.

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