Sembra morto... ma è solo svenuto - Film (1986)

Sembra morto... ma è solo svenuto
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MMJ Davinotti jr
Anno: 1986
Genere: drammatico (colore)
Note: Il film è stato presentato nella "Settimana internazionale della critica" di Venezia, svoltasi a partire dal 30 agosto 1986 (fonte "La Stampa").

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Lodevole nei suoi dichiarati intenti di cinema minimale, ben recitato e capace di raccontare con realismo la triste condizione di Romano (Castellitto) e Marina (Confalone), due fratelli di mezz'età che sembrano vivere senza uno scopo, l'esordio di Felice Farina si scontra però con una realizzazione fin troppo scarna; poggia su una sceneggiatura discreta (da un soggetto dello stesso Castellitto sviluppata da lui, dal regista e dal futuro autore di commedie di successo Gianni Di Gregorio), ma la messa in scena si rivela debole, appesantita da dialoghi spesso stiracchiati. Qualche buon momento non manca (il rapporto col vicino spacciatore che dice di lavorare come investigatore, le incursioni in casa...Leggi tutto della polizia) ed è curioso come ci si diverta a celare soprattutto il vero mestiere del protagonista (Castellitto), che vediamo di fatto rubare un barboncino al luna park per guadagnarsi la "lauta ricompensa" promessa a chi lo ritrova e fare poi "carriera" passando al sequestro di cani da corsa; ma è un po' tutta la sceneggiatura a cercare di dire il meno possibile, a lasciare molto in sospeso senza chiarire dove se ne sentirebbe forse il bisogno. Quasi interamente girato nell'appartamento dei due fratelli, il film diventa presto una riflessione sulla solitudine interiore, sulla grettezza e l'abbrutimento che si riflettono nel cinico disprezzo che il protagonista prova nei confronti di chiunque, che sia la sorella, il vicino o la ragazza alla pari di colore che va a vivere con lui (la chiama solo "negra", perlopiù gridando) quando la sorella se ne fugge di casa. Sparuti tocchi di piano di Lamberto Macchi, scenografie povere a sottolineare la miseria degli ambienti... un film che comunica tristezza e abbandono dalla prima all'ultima scena, destinato a concludersi tragicamente, incapace di uscire da un profilo troppo basso che purtroppo lo confina a opera minore, destinata inevitabilmente a pochi nonostante lo sbarco alla mostra del Cinema di Venezia 86 (con plauso della critica). Il titolo è la risposta che Romano dà alla sorella preoccupata per il suo criceto steso in gabbietta apparentemente senza vita. Curiosa la comparsa a più riprese del glorioso "Subbuteo", il calcio "in punta di dita" famoso negli Ottanta che giocato contro se stessi come fa il protagonista comunica immediatemente un sentimento di profonda solitudine.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 9/09/08 DAL BENEMERITO SCHRAMM POI DAVINOTTATO IL GIORNO 22/07/15
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Schramm 9/09/08 15:39 - 3495 commenti

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Uno di quei non pochi titoli che secondo serendipità metaforizzano appieno lo stato di salute del regista, dello sceneggiatore, di tutto un modo tinellesco e costipato di fare cinema (tanto per fare) con attori al limite della narcosi e idee della stessa profondità di mezzo ditale. A pagarla più di tutti è però lo spettatore, per il quale l'ordine dei fattori si inverte fatalmente: sembra solo addormentato, ma è morto.

Panza 2/10/15 20:04 - 1842 commenti

I gusti di Panza

Difficile affrontare questa operina di Farina che vorrebbe presentarci la vita di una famiglia (fratello e sorella) adottando toni minimali e dimessi che hanno un effetto controproducente e anche abbastanza narcolettico nei confronti dello spettatore. Recitato mediocremente (pessima la Confalone), puntellato da musiche invadenti e con un trama che si impenna all'improvviso verso la fine maldestramente. Insomma, un mezzo disastro in cui naufraga anche Castellitto, qui ancora acerbo, pure co-autore della sceneggiatura. Mai visto titoli di testa più brutti e grevi.

Markus 7/03/18 09:25 - 3687 commenti

I gusti di Markus

Roma. La squallida vita di due fratelli (Sergio Castellitto, Marina Confalone) viene scombinata dall'arrivo di un nuovo vicino di casa (l'ottimo Claudio Spadaro). Funesta commedia volontariamente malinconica ed essenziale, che rappresenta - senza troppa enfasi - il disagio sociale e la propensione alla criminalità scaturita certamente dalla disperazione, ma anche dall'italica arte del sapersi arrangiare. La pellicola, esordio per il regista Felice Farina, evidenzia non banali venature di carattere sentimentale.

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  • Discussione B. Legnani • 3/05/14 18:30
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    Per Schramm.
    "tinellesco"

    Nel senso di amatoriale?
  • Discussione Schramm • 3/05/14 23:49
    Scrivano - 7694 interventi
    direi più nel senso di tutto un modo di fare e intendere cinema che bada solo ai peculiari tic e vizi italioti, alle beghe tricolore, al coté di casa nostra, alla ciancia, lasciando perdere valenze quali estetica, respiro, fantasia, universalità etc.

    robe da tinello, appunto.
    Ultima modifica: 3/05/14 23:49 da Schramm
  • Discussione Kanon • 30/04/15 20:15
    Fotocopista - 835 interventi
    Sant'iddio che razza di film. Non c'è una sola minima cosa che funzioni: attori, trama, dialoghi, location, suono in presa diretta, snodi narrativi, finale...cosa aveva nel sangue Castellitto quando lo ha ideato?
  • Curiosità Zender • 11/08/15 11:01
    Capo scrivano - 47786 interventi
    Romano (Castellitto) acquista nel film un bell'oggetto per nostalgici dei Settanta e Ottanta: il calcio in punta di dita, il leggendario Subbuteo:



    Ed eccolo giocarci in casa da solo, disponendo in terra il panno e utilizzando un magnetofono su cui sono registrate urla da stadio per rendere più credibile la sua partita: