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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Curioso ricollocamento spaziotemporale della vicenda nota ai più come "I misteri di Alleghe", che dall'originario paese del bellunese si sposta in un non specificato luogo sulla costa napoletana (anche se dalla finestra dell'albergo si vede Sperlonga!). L'anno in cui cominciano i delitti viene posticipato (dal 1933 al 1940), ma prima ancora ci viene mostrato l'interno di una caserma dei carabinieri dove un appuntato sta riprendendo in mano il caso sei anni dopo, nel 1946, quando ancora gli omicidi non sono stati registrati come tali. Riceve lì Aldo (Di Leva) e sua sorella (Grassi), figli del proprietario dell'albergo Corona dove tutto ebbe inizio, mentre “autonomamente”...Leggi tutto comincia il flashback che ci riporta indietro al 1940: vediamo arrivare all'hotel qualcuno che chiede di parlare col padrone e che per tutta risposta viene scagliato giù dalle scale e ucciso. Chi conosce la vera storia sa benissimo di chi si tratta, gli altri dovranno aspettare il finale per capirlo; anche perché a dire il vero il film usa poche parole, a queste preferendo gli eloquenti scambi di sguardi tra i protagonisti, i silenzi carichi di drammi intimi con le inquadrature che si soffermano a scandagliare lentamente gli ambienti che una fotografia molto contrastata prova a rendere inquietanti con discreti risultati (ampio l'uso di luci e ombre, con una predilezione per il nero).

I nomi utilizzati corrispondono curiosamente quasi sempre a quelli reali (in un caso addirittura ai cognomi, visto che Emma Ventura, la cameriera uccisa nelle prime fasi, si chiamava davvero così!), mentre ci si avvicina temporalmente allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale facendo entrare in scena, nella seconda parte, anche i partigiani. Variazioni piuttosto superflue, che nulla aggiungono realmente alla storia, ripresa e raccontata sbrigativamente come in una veloce quanto poco coinvolgente sintesi. Molto più centrato, se vogliamo rimanere alla restituzione notevole di un'atmosfera inquietante, singolare e gelida, fu LA DONNA DEL LAGO di Bazzoni, mentre per l'interazione tra i personaggi e una più completa visione di quanto sinistramente accadde, lavorò bene il televisivo BUIO NELLA VALLE.

Questa versione post Duemila cerca una via nuova puntando a sedurre con la brillantezza delle immagini e l'associazione a una colonna sonora piuttosto ricercata e ricca di sonorità non comuni. Ma la sceneggiatura è troppo limitativa, didascalica, pretenziosa nel voler giocare con le ellissi e i flashback, col risultato di non cogliere l'opprimente cappa di omertà e truci complicità che legava le figure principali, lasciandola intuire solo superficialmente. Prende maggior spazio invece il personaggio del carabiniere (che davvero ebbe fondamentale rilevanza nel caso bellunese e che appunto lo riprese in mano molti anni dopo i fatti), ma gli si mettono in bocca considerazioni a tratti filosofiche mal inserite nel contesto, posticce (si veda il dialogo in auto col collega in apertura poi ripreso nel finale). Insomma, al di là di un lavoro formalmente di qualità, non si riesce a dare tridimensionalità ai personaggi, figure scarsamente consistenti che sembrano in gran parte inserite con deificitaria convinzione e senza in nessun caso raggiungere l'intensità richiesta.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 6/10/10 DAL BENEMERITO STEFANIA POI DAVINOTTATO IL GIORNO 9/10/23
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Stefania 6/10/10 03:11 - 1599 commenti

I gusti di Stefania

Degna di un romanzo di Simenon l'atmosfera di questa storia sordida, di grandi ferocie e di infime viltà, ambientata nel primo dopoguerra in un villaggio della costiera amalfitana. Coscienze indurite dalla guerra, ammutolite dall'omertà: il silenzio di un intero paese copre i terribili segreti di una famiglia succube di un padre-padrone. L'assenza di un punto di vista univoco e i salti temporali non sfumano la nitidezza crudele di una storia ottimamente narrata, e il giovane brigadiere Gatta scintilla per la sua umanità e per il suo coraggio nel dare corpo a quelle troppe, fugacissime ombre.
MEMORABILE: L'assistente al brigadiere Gatta: "Ma perché se la prende così a cuore?" "E' come una vendetta... contro l'indifferenza!"

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