Una trentina di ragazzi detenuti nel carcere di Nisida mette in scena al San Carlo "Scugnizzi". Ognuno di loro ha problematiche che il bravo Leo Gullotta tenta di risolvere. Belle le canzoni. Il teatro si sovrappone alla vita reale. Forse un po' troppo angonsciante, ma Loy è bravo ad evidenziare i problemi dei giovani di Napoli.
Loy si cimenta nell'ennesimo film dove cannibalizza Napoli, ma stavolta è supportato da una sceneggiatura più seria delle altre, così da rimanere imbrigliato nella sua stessa trama. Siamo fortunati: "scugnizzi" viaggia quasi da solo, i danni sono minimi, le canzoni la fanno giustamente da padrona. L'unico attore vero è Leo Gullotta.
Nella continua commistione tra realtà e palcoscenico, Nanni Loy realizza un omaggio all'anima partenopea con un musical messo in scena al teatro San Carlo di Napoli a cui si sovrappongono le vicende dei personaggi nella loro vita reale. Il film parte probabilmente da un'ispirazione sincera ed è ben realizzato (con una buona colonna sonora) peccando forse di eccessivo "macchiettismo" con una sceneggiatura che si rifugia un po' troppo nei luoghi comuni.
Terribile pseudo-musical di ambientazione partenopea ricco di luoghi comuni (sulla napoletanità, ma non solo) e "condito" dalle brutte, a mio parere, canzoni scritte da Mattone. Loy continua a sfruttare Napoli e lo fa, come quasi sempre, in modo falso e ipocrita, cercando però di ammantare il tutto sotto un velo, pietoso, che sarebbe meglio stendere su questo film, delle "buone" intenzioni e dei buoni e patetici sentimenti. Si salvano dal disastro i giovani attori.
Ottimo affresco dipinto in maniera originale dagli sceneggiatori e da un'ottima regia dello stesso Nanni Loy. Per originale naturalmente si intende la rappresentazione di come ci viene illustrato il tutto, logico poi che il film sia pieno di luoghi comuni. Gli intermezzi musicali sono davvero apprezzabili e le singole storie dei ragazzi (scugnizzi) lasciano un velo di tristezza e malinconia. Eccellente l'interpretazione di Leo Gullotta e sopratutto dei ragazzi protagonisti delle varie parti.
MEMORABILE: Il comportamento di Fortunato Assente (Leo Gullotta) ai primi provini.
Un ispirato Loy torna a Napoli e riesce a trovare la giusta amalgama fra il sogno del palcoscenico e la cruda realtà della Napoli degli ultimi, mostrata senza falsi patetismi. Le storie si dipanano alternate alle canzoni (alcune molto belle) di Mattone con Gullotta, una volta tanto protagonista assoluto, che tira fuori una classe cristallina portandosi il film sulle spalle in maniera più che egregia. Qualche inevitabile banalizzazione non toglie valore a questo film sincero, capace anche di un'amara ironia che sfocia frequentemente nella critica sociale. Una visione gratificante.
MEMORABILE: Il corpo statuario di Claudia Muzii, mostrato in un insistito nudo integrale, di una bellezza genuina e non volgare.
Un impresario vuole portare sulla scena uno spettacolo sulle realtà di Napoli ingaggiando giovani talenti nel carcere di Nisida, con risultati davvero imprevedibili. La singolare città, così piena di contraddizioni, e il ben noto spirito partenopeo vengono ancora una volta mostrate nel loro colore più tipico, ma anche meno stupefacente. Non si può raccontare ciò che secoli di teatro hanno già fatto. Comunque un buon lavoro, con una sincera partecipazione corale ben diretta.
Nanni Loy HA DIRETTO ANCHE...
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CuriositàZender • 26/04/16 18:09 Capo scrivano - 48450 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film:
MusicheNeapolis • 16/05/16 22:14 Call center Davinotti - 3225 interventi
La canzone "Carcere 'e mare" cantata dal bambino ammalato, in realtà è cantata da Tiziana Donati in arte Tosca, come riportato anche nei titoli di coda,