Prima e unica regia del celebre James "faccia sporca" Cagney (che introduce il film dalla sua sedia da “director” attribuendosi la scoperta dei due protagonisti, invero poi attori dalla non fulgidissima carriera), è come prevedibile un noir. Costruito a partire da un romanzo di Graham Greene, apre con un doppio omicidio in ufficio: a uccidere è Kyle (Ivers), un sicario, che nella scena seguente vediamo seduto al tavolo d'un locale pronto a ritirare la sua spettanza. L'uomo che lo paga (Aubuchon) sembra non fare una piega, ma subito dopo avvisa la polizia di esser stato derubato e di avere...Leggi tutto i numeri di serie delle banconote sottrattegli. Vorrebbe insomma rientrare subdolamente del capitale, ma Kyle capisce tutto e medita vendetta. In treno per Los Angeles, dove va per scovare e uccidere il “ciccione” voltafaccia, viene però intravisto proprio da questi, che sta viaggiando in prima classe e avvisa il controllore di fermare il treno per procedere all'arresto. Kyle subodora la trappola e riesce a fuggire grazie a una bella cantante che prende “in ostaggio” (Johnson), così da ricominciare di lì a poco la sua caccia; ma il ciccione (goloso di cioccolatini) scambia la cantante per la fidanzata del killer e una volta individuatala la rapisce. Una storia complessa e ben portata avanti nella prima parte, con una coppia di protagonisti discretamente affiatata: Ivers è in verità piuttosto anonimo e segue senza incidere granché il ruolo assegnatogli, mentre Georgann Johnson, molto brava a rendere il lodevole sangue freddo della sua Gloria, è una felice sorpresa: brillante, (relativamente) spiazzante nelle risposte, è l'unico valore aggiunto del cast, per il resto al semplice servizio di una storia strutturata correttamente e in definitiva godibile; un'avventura criminosa in cui è lo strano rapporto tra il sicario e la cantante, insieme per caso, ritrovatisi in un secondo momento ancor più casualmente, a sfaccettare i personaggi (altrimenti poco interessanti a cominciare dalla forzata affezione di Kyle per i gatti, in lacrime quando si trova a sopprimerne uno per necessità). Dicreta suspense in qualche occasione (la telefonata sotto minaccia), una solida messa in scena sulle tracce dei noir d'altri tempi. Peccato che il film si sieda nell'ultima parte, quando l'intreccio si fa statico e dovrebbe subentrare l'azione. Le pause aumentano, l'entrata in scena più decisa del poliziotto (Bishop) fidanzato di lei non migliora le cose e quindi chi ancora si ritrova al centro dell'attenzione meritoriamente è la Johnson, prima di un finale divertito che svela con una certa ironia la natura scioccamente pidocchiosa del “boss dei boss”. Cagney, fors'anche considerati i risultati non esaltanti (il film sembra più vecchio degli anni che ha), tornerà presto alla sua più proficua professione d'attore, che nel frattempo stava comunque lentamente volgendo al capolinea.
L'unico film diretto da Cagney è, manco a dirlo, un noir dalle marcate venature poliziesche, caratterizzato da un ritmo abbastanza vivace e da una costruzione narrativa nel complesso soddisfacente, anche se le carte migliori vengono giocate nella prima parte. Attori non eccessivamente carismatici, ma la coppia Ivers/Johnson riesce a rendere senza scivolare troppo nel banale il forzato legame tra il killer braccato dai suoi mandanti e dalla polizia e la donna presa in ostaggio. Finale che riserva un pizzico di azione che non guasta.
Nonostante il regista sia un tantino presuntuoso nel lodare i suoi due attori protagonisti, non gli si può certo dare torto; il sicario ha qualità estetiche raffinate: scarno, lineamenti regolari, sguardo magnetico, ma tutt'altro che signorile; anzi, il suo ardimento è impressionante e c'è poco da analizzare, mentre la cantante malcapitata prenderà decisioni nettamente contrarie alla sua indole e lo farà sia consciamente, per salvare ciò che conta per lei, che inconsciamente, quasi a rendere giustizia a chi è stato allevato in maniera indegna.
MEMORABILE: L'uscita spericolata dal tombino; Il rudimentale apparecchio di registrazione.
Un sicario, dopo aver svolto il lavoro per cui è stato pagato, si rende conto che i mandanti lo vorrebbero incastrare e pensa a come vendicarsi. Noir di quelli concisi e dal ritmo vivace, senza un attimo di pausa, con una tensione che si taglia col coltello e interpreti che, per quanto sconosciuti, interpretano al meglio i rispettivi ruoli: Robert Ivers scimmiotta Widmark calandosi efficacemente nei panni di gelido villain; molto brava Georgann Johnson (doppiata maestosamente dalla Simoneschi). Una piccola gemma da riassaporare. Notevole!
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Essendo basato sul romanzo "Una pistola in vendita" ("A Gun for Hire", 1936) di Graham Greene, come Il fuorilegge (1942), dovrebbe essere considerato una versione se non sbaglio; ci andrebbe la V quindi.
DiscussioneZender • 18/01/24 08:00 Capo scrivano - 47778 interventi
Se metti il segno di versione, però, devi anche scrivere appunto nelle note Basato sul romanzo "Una pistola in vendita" ("A Gun for Hire", 1936) di Graham Greene, come "Il fuorilegge" (1942).